TheNesT

No need to argue


Piove. Ha piovuto per tutto il pomeriggio, e un vento impetuoso ne ha spinto le gocce contro i vetri delle finestre, dietro le quali ho tenuto chiuso me stesso. Ho guardato con astio le ore che passavano, il sonno che non arrivava, la mia accidia che mi logorava. Le ore sono passate, il cielo si è fatto ancora più buio, e la rabbia serena che da adulto ho imparato a far camminare al passo, col guinzaglio corto, ha lasciato posto alla malinconia velenosa che da adolescente riuscì ad appannare ogni gioia col ricordo perenne della pioggia. Ma anche questa è passata. La sera è diventata notte, sulla strada bagnata non circola più nessuno, e il silenzio, stemperato appena dal ronzio dell'elettricità, si è impossessato del mondo. Ora non c'è più nessuno.Ora siedo dinanzi al mondo, e decido di cullare il mio cuore all'aria umida della notte, almeno per qualche minuto. Una ninnananna che sa di cose perdute, tanto per ricordare a me stesso che la giovinezza è finita, e che i giorni che sono, e che verranno, saranno finalmente concreti, compiuti. Proprio in virtù di quanto ho perso, proprio per merito di quanto ho sbagliato.  Canticchio una vecchia canzone sorprendendomi di ricordarla ancora e si, lo ammetto, la sento quasi mia, indulgo nelle frasi che già allora sapevo avrei ricordato ora, e sorrido al pensiero di aver dato loro tanta importanza. In fondo lo sapevo, che le avrei perse. Ora sorseggio un caffè nel cuore della notte, scrivo parole che non hanno più alcuna importanza, per il puro gusto di sentire il suono delle mie dita sulla tastiera, o più semplicemente per togliere la polvere dalle giunture del cervello, in attesa del giorno in cui avrò qualcosa di più importante da dire. Semplicemente.