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L'omino sentenzioso


Sono giorni che cerco d'iniziare "Il cimitero di Praga", di Umberto Eco. Tra le tante mie debolezze, ho anche quella di avere Eco tra i miei scrittori preferiti. Non sparatemi: nessuno è perfetto. Detto ciò, resta mio vanto quello di essere tra quelli che l'Istat definisce "Lettori forti", cioè coloro che leggono almeno 12 libri in un anno. (Che, resti detto tra noi, 12 sono di una pochezza disarmante. Ed è anche di poco inferiore alla mia media. Tanto per chiarire che lettore forte davvero, non lo sono mica.) Ed è stato facendo questa considerazione una domenica mattina a colazione, alla fine di una notte abbastanza tranquilla da poterla buttar via leggendo l'archivio online dell'Istat (vedete quanti pochi hobby ho!
 ), che mi sono reso conto di un aspetto di me di cui inorridisco: Sono diventato L'Omino Sentenzioso. Si, la mia Nemesi, il tragico mio nemico. Credo che tutti ne abbiate avuto esperienza. L'Omino Sentenzioso è il pensionato che siede davanti ai lavori pubblici: "Ai miei tempi si faceva meglio!". La vecchietta che vi passa davanti quando fate la fila alla posta, sferrandovi un colpo di bastone sugli stinchi perchè non vi prendiate il suo posto, giovinastri che non siete altro, che lei il suo posto se l'è sudato, e guai a voi se glielo toccate. L'Omino Sentenzioso è il vecchietto che alla stazione si lamenta perchè una volta i treni arrivavano in orario. E' il politico di turno che ti fa il suo blablabla sul mezzogiorno, convinto che lì si stia su marte. L'Omino Sentenzioso siamo noi, ogni volta che affermiamo: "Sono tutti raccomandati". L'Omino Sentenzioso, tragicamente, sono io.Era da tempo che non mi confessavo così dolorosamente. Mi sono scoperto acido, permaloso, puntiglioso, sgradevole e qualunquista. Mi sono ascoltato per tutta la durata della colazione, sottoponendo mia moglie (povera lei!) alla tortura del me stesso peggiore degli ultimi tempi. Mi sono interrotto soltanto quando un salvifico biscotto ha sacrificato la sua esistenza gettandosi in briciole lungo le mie vie respiratorie, nel tentativo di estirpare dal mondo la metastasi delle mie banalità. Umiliato e stanco, poi, ho chiesto scusa del triste spettacolo, e mi sono ritirato tra le lenzuola a meditare della pochezza che è rimasta di me. Caparezza: Il secondo secondo me[Approfitto dell'occasione per fare la solita marchetta, e segnalarvi che ci sono nuovi post su Questo blog non è un albergo! Visitatelo numerosi! (e suvvia, un commentino, grazie!) ]