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Madrugada


Madrugada non dorme, ma nemmeno è sveglia. Madrugada non è la notte, ma nemmeno l'alba. Madrugada non saluta, non dice addio al giorno prima, nè benvenuto a quello che verrà. Madrugada attende, Madrugada aspetta. Madrugada è una canzone che a malapena inizia, non ha ritornelli, a malapena strofe, gira su se stessa in un giro di basso, e finisce prima di potersi dire compiuta. Madrugada è il margine sottile che divide un giorno da un altro, la frontiera aperta tra questa terra e questo cielo. Lo squarcio aperto nella tela del tempo, dove si incontrano i fantasmi dei sogni già sognati, e quelli dei sogni ancora da sognare: ballano una danza oscura tra le ombre seducenti e la musica, sfiorandole appena. Madrugada non ha il sole, non ha le stelle. Madrugada ha solo sua figlia Venere, prediletta stella luciferina se scompare la sera, amata stella divina se scompare la mattina. Venere stella che compare su entrambi i cieli, l'inizio e la fine di Madrugada, l'inizio e la fine del mondo. Venere innocente che non è nemmeno una stella. *Madrugada: in spagnolo e portoghese è il momento della notte prima dell'alba, e di solito si usa per le ore della notte che vanno da mezzanotte alle sei. Per estensione è sinonimo di albeggiare. "Step into this room and dance for me" by Madrugada (The Nightly Disease, 2001)