TheNesT

Di un racconto


  Wake up in New York - Craig Armstrong feat. Evan Dando Tutto è cominciato con una canzone. La luna rossa sorgeva all'alba della mezzanotte, in fondo al cielo dietro la collina morenica. Proprio come oggi. La prima motivazione è stata un invito a partecipare ad un concorso, quindi il senso della sfida. L'ultima, il piacere di scrivere per scrivere, cercando di razionalizzare le mie intuizioni e di dar loro forma e sostanza. Per quanto questo sia possibile attraverso la scrittura. Dietro le architetture che possono stare dietro un racconto o un romanzo, ci sono le varie versioni della propria visione del mondo. Non ne abbiamo mai una sola, e se l'abbiamo, non è mai definitiva. Riuscire a renderla comprensibile a chi legge è prerogativa di chi il mestiere della scrittura lo conosce a fondo. Per noialtri, dilettanti, che ci barcameniamo nel goffo tentativo di scimmiottare i migliori, non ci resta molto altro che dubbi, incertezze di piccolo cabotaggio sulla trama, sui personaggi, persino sul significato di quello che abbiamo scritto. Da questo punto di vista, condividere un racconto è molto più utile che partecipare a un concorso, dove si stà al giudizio inspiegato di una giuria, piuttosto che esposti alle critiche di tutti e tra le quali si possono trovare più facilmente pareri o critiche che ci torneranno utili la prossima volta.Certo, per sottostare a tali giudizi bisogna abituare la propria vanità all'idea di farsi giudicare, e non sempre è facile. In verità, non lo è quasi mai.Quanto ho scritto è cominciato, come dicevo, con una canzone. Questa canzone. Avevo immaginato qualcosa che si potesse leggere nel tempo di una canzone, e che in qualche modo parlasse "insieme" alla canzone. Quindi per prima, atmosfera e luogo. L'ambientazione dell'undici settembre, invece, sono stato tentato più volte di sostituirla: mi sembrava troppo grande per poterne scrivere senza banalizzarla. Volevo che il tema del racconto girasse più intorno all'inconsapevolezza delle conseguenze delle nostre azioni, sia personali (ecco perchè volevo ritrarre due amanti il più possibile aridi) che etiche. (Il riferimento al lavoro di lui, in cui si parla di false certificazioni di bilancio, è legato ai motivi scatenanti la crisi che viviamo adesso). Poi, però, come dicevo in un commento precedente, l'idea della "fine del mondo" come deus ex machina è riaffiorata alla mente, come conseguenza delle azioni dei personaggi, e come momento risolutore del racconto. Anche per questo avevo considerato un finale ancora più crudele: uno in cui nessuno dei due comprendeva appieno il significato della catastrofe, si separavano indifferenti l'uno dall'altra, e si salvavano entrambi, magari sacrificando ancora la vita di qualche altro innocente. Un altro, invece, in cui lei cercava una redenzione sacrificandosi di propria volontà, mentre lui si salvava certo che la sua salvezza fosse il premio per il proprio status, portandosi dietro le carte, e in quelle carte il seme che in qualche modo avrebbe dato inizio all'immane crisi che viviamo tuttora. Era un buon finale, ma non riuscivo a comprimerlo per farlo stare nei limiti di battute consentite. (Confrontarmi con un limite di lunghezza, nonostante io non sia particolarmente prolifico con le parole, è stata una difficoltà particolarmente educativa da affrontare!) Alla fine, è prevalsa un po' di pietà per almeno uno dei personaggi. Abbastanza per donarle un po' di umanità, ma non per salvarla. Dalla fine del mondo, in fondo, non si può salvare nessuno.