TheNesT

Che lapide non abbia


Questa non è una tragedia. Questo non è caso. Questo è dolore, ma dolore di tutti i giorni. E' soltanto il mondo che ha bussato al vetro del nostro acquario, un po' più forte. Ridestati dal nostro sonno abbiamo incrociato gli occhi di chi ai propri sogni rinuncia, lasciandoli andare un po' per volta, insieme al proprio respiro. Gli occhi di chi, diventando carcassa per i pesci, dona i propri sogni al mare: che li culli lui almeno un poco, per chi non ha più braccia per farlo. Poi arriveranno i pesci, a cancellare ogni resto. Poi arriveranno i gabbiani, a divorare quel che resta. E se un singulto di tristezza vi riporta al pensiero che in fondo anche loro erano uomini, ricacciatelo dentro. Che tanto erano uomini di un'altra razza. Miravano alle nostre case, bramavano le nostre cose. Venivano per depredarci di quel che abbiamo, a mendicare quel che avanziamo, a placare la loro sete con l'acqua che a fatica sprechiamo. Noi non li volevamo.Adesso il mare si è chiuso, lentamente le voci svaniscono, la vista si offusca. Ritorna il sonno, il ronzio confortante della tv. Resta ancora una lacrima, scappata chissà come alla nostra attenzione, ma ormai è secca sulla pelle, come naufraga sul bagnasciuga. Non abbiamo più da temere.Ed intanto da qualche parte risuona una canzone, ma piano, come il fruscio della pioggia una notte d'autunno. Ed io, abbandonata ogni preghiera, sussurro l'epitafio dell'umanità intera. "Questa é la ballata di chi si é preso il mareche lapide non abbia, ne ossa sulla sabbiané polvere ritorni, ma bruci sui pennoninei fuochi sacri, nei fuochi alatidella Santissima dei naufragati..."  S.s. Dei Naufragati - Vinicio Capossela, Ovunque proteggi, 2006