Sono stato un po' assente, ultimamente. Non è ovviamente vero. Ho avuto solamente meno occasioni per sedermi e dedicarmi a uno dei miei passatempi preferiti: perdere tempo. Ognuno di noi ha i suoi, vizi. Beh, questo è il mio.Le forme che scelgo per esercitare questo mio talento (perché mi piace pensare di avere del talento, fosse anche solo nel perdere tempo) assumono varie forme: alla pari di molte delle vostre nonne, alcuni di questi passatempi hanno a che fare col sedersi comodamente e far lavorare le mani, svuotando contemporaneamente la testa da ogni pensiero complesso. A differenza delle vostre nonne, io non ricamo centrini: scrivo post. Ma il risultato è simile. Leggerete questo post con quel misto di ammirazione per il tempo dedicato, l'impegno profuso, e disgusto per il risultato raggiunto. Dopo di che lo metterete da parte in uno dei cassetti della credenza di legno compensato nel vostro salotto mentale, quello dove riponete le tovaglie, e cercherete di dimenticarvene.Non sentitevi in colpa: dimenticare è una delle funzioni più importanti della mente, e serve a riordinare le informazioni in modo da mettere a immediata disposizione solo quelle indispensabili alla sopravvivenza. In altre parole, quello che state leggendo NON sarà utile alla vostra sopravvivenza in caso di apocalisse nucleare, di un attacco di morti viventi oppure di un pranzo domenicale con i parenti stretti.Forse, almeno per quest'ultimo caso, devo ricredermi.Infatti sto per parlare di fumo. Nello specifico, di sigari: notoriamente uno dei modi più antichi di scacciare dai dintorni stress, zanzare e suocere. Ora, una postilla. Ho fatto tutta questa introduzione perchè voglio che sia chiaro che sto per parlare di un argomento di cui so poco o nulla, quindi siete tranquillamente autorizzati a non prendermi sul serio. Il fatto è che, tra i miei passatempi preferiti non figura il fumo. Io non sono un fumatore, anche se lo sono stato da una discretamente rispettabile giovane età, e per un buon lasso di tempo. Cose ormai lasciate alle spalle, ragione per cui indugio senza il minimo senso di colpa nell'acquisto e nel consumo occasionale dei sigari. (La logica di questo discorso probabilmente vi sfugge. Se è così, significa che non vi è mai capitato tra le mani quel capolavoro del film di Jim Jarmusch "Coffee and sigarettes": guardate tranquillamente questi dieci minuti, e capirete di cosa sto parlando. Mi ringrazierete più tardi.)Ecco il punto: qualche settimana fa mi sono ritrovato a fare una gita domenicale nei dintorni, che casualmente confinano con la svizzera. Una lunga storia di cui non vi sto a tediare. Quella della svizzera, dico. (Gèrard de Villiers ne diceva: "Gli svizzeri, dopo aver inventato l'orologio a cucù, si sono presi tre secoli di riposo." Chi sono io per contraddirlo?). Al nostro ritorno lungo la strada che costeggia il lago, all'ora in cui d'autunno il sole lascia il posto ad un buio a tratti inquietante ma non per questo meno affascinante, ci siamo fermati a Brissago. Brissago è, come molte delle cittadine sue sorelle sulle sponde del Lago Maggiore, una cittadina serena e apparentemente appagata, senza nulla da raccontare a parte piccole storie di contrabbandieri di sigarette ai tempi di "Addio alle armi". Alla nostra ripartenza, dopo un caffé e l'illuminante realizzazione che non avremmo fatto in tempo a cenare a casa, siamo risaliti in macchina, momento in cui mio suocero mi ha allungato, con la consumata indifferenza del uomo che conosce le conseguenze dei suoi gesti, questo:
Fumo
Sono stato un po' assente, ultimamente. Non è ovviamente vero. Ho avuto solamente meno occasioni per sedermi e dedicarmi a uno dei miei passatempi preferiti: perdere tempo. Ognuno di noi ha i suoi, vizi. Beh, questo è il mio.Le forme che scelgo per esercitare questo mio talento (perché mi piace pensare di avere del talento, fosse anche solo nel perdere tempo) assumono varie forme: alla pari di molte delle vostre nonne, alcuni di questi passatempi hanno a che fare col sedersi comodamente e far lavorare le mani, svuotando contemporaneamente la testa da ogni pensiero complesso. A differenza delle vostre nonne, io non ricamo centrini: scrivo post. Ma il risultato è simile. Leggerete questo post con quel misto di ammirazione per il tempo dedicato, l'impegno profuso, e disgusto per il risultato raggiunto. Dopo di che lo metterete da parte in uno dei cassetti della credenza di legno compensato nel vostro salotto mentale, quello dove riponete le tovaglie, e cercherete di dimenticarvene.Non sentitevi in colpa: dimenticare è una delle funzioni più importanti della mente, e serve a riordinare le informazioni in modo da mettere a immediata disposizione solo quelle indispensabili alla sopravvivenza. In altre parole, quello che state leggendo NON sarà utile alla vostra sopravvivenza in caso di apocalisse nucleare, di un attacco di morti viventi oppure di un pranzo domenicale con i parenti stretti.Forse, almeno per quest'ultimo caso, devo ricredermi.Infatti sto per parlare di fumo. Nello specifico, di sigari: notoriamente uno dei modi più antichi di scacciare dai dintorni stress, zanzare e suocere. Ora, una postilla. Ho fatto tutta questa introduzione perchè voglio che sia chiaro che sto per parlare di un argomento di cui so poco o nulla, quindi siete tranquillamente autorizzati a non prendermi sul serio. Il fatto è che, tra i miei passatempi preferiti non figura il fumo. Io non sono un fumatore, anche se lo sono stato da una discretamente rispettabile giovane età, e per un buon lasso di tempo. Cose ormai lasciate alle spalle, ragione per cui indugio senza il minimo senso di colpa nell'acquisto e nel consumo occasionale dei sigari. (La logica di questo discorso probabilmente vi sfugge. Se è così, significa che non vi è mai capitato tra le mani quel capolavoro del film di Jim Jarmusch "Coffee and sigarettes": guardate tranquillamente questi dieci minuti, e capirete di cosa sto parlando. Mi ringrazierete più tardi.)Ecco il punto: qualche settimana fa mi sono ritrovato a fare una gita domenicale nei dintorni, che casualmente confinano con la svizzera. Una lunga storia di cui non vi sto a tediare. Quella della svizzera, dico. (Gèrard de Villiers ne diceva: "Gli svizzeri, dopo aver inventato l'orologio a cucù, si sono presi tre secoli di riposo." Chi sono io per contraddirlo?). Al nostro ritorno lungo la strada che costeggia il lago, all'ora in cui d'autunno il sole lascia il posto ad un buio a tratti inquietante ma non per questo meno affascinante, ci siamo fermati a Brissago. Brissago è, come molte delle cittadine sue sorelle sulle sponde del Lago Maggiore, una cittadina serena e apparentemente appagata, senza nulla da raccontare a parte piccole storie di contrabbandieri di sigarette ai tempi di "Addio alle armi". Alla nostra ripartenza, dopo un caffé e l'illuminante realizzazione che non avremmo fatto in tempo a cenare a casa, siamo risaliti in macchina, momento in cui mio suocero mi ha allungato, con la consumata indifferenza del uomo che conosce le conseguenze dei suoi gesti, questo: