TheNesT

Marzo


Soffia una brezza tiepida attraverso l'aria fresca, quasi odorante di neve, che scende dalle montagne che oggi riesco a vedere in lontananza. Non meno di un centinaio di km, da qui fino alle cime innevate a cavallo del confine. Ma è una vista distratta, meravigliosamente distratta da mio figlio che gioca ad attraversare la penultima pozzanghera rimasta sul cemento, in cui si riflette il cielo, portandosi via una sottile scia con le ruote del monopattino. Sogna ad occhi aperti, forse di come gli aerei attraversano le nuvole e se ne portano appresso un pezzetto, come fossero nuvole di zucchero filato. Io lo guardo sfrecciare e cerco di non disturbarlo: una parola di incoraggiamento, a volte. Oppure un rimprovero a prestare più attenzione. Ma fatto con voce condiscendente, che infatti rimane inascoltata. Forse lo faccio più per me stesso, per non permettere ai miei di sogni ad occhi aperti di distrarmi da lui.Che cos'è, oggi? Una ricompensa ai tanti pensieri notturni che occupano abusivi la mia mente? Oppure una pausa, una tregua, nient'altro. Un giorno di marzo che si sveglia in primavera, un giorno in cui mi sento stanco, dolorante, e più vecchio di come ricordavo. Il mondo là sotto, in riva al lago, fa a malapena rumore. La città lontana, chiassosa e indiffirente, che mi manca. Le ore che mi separano dal mio quotidiano notturno che si assottigliano. Ed io che scrivo, mio figlio nel suo lettino che protesta, perché non vuole dormire. Già, perché dormire? C'è così tanta vita da vivere, che basta a malapena una vita intera.