TheNesT

Minimo


Lentamente mi sono ritirato. Sempre meno parole, sempre meno spazi occupati. Sempre meno messaggi inviati, e di conseguenza ricevuti. E le telefonate si sono diradate, e infine scomparse. E i volti delle persone cambiano, un poco per volta ogni volta che le rivedo. E le lettere: quando è stata l'ultima volta che ne ho scritta una? Anche i ricordi si sono ritirati, scoloriti e infeltriti, come vecchi vestiti di pessima qualità. Forse non sono altro: giorni usati una volta e subito messi da parte, perché poco preziosi.  Ora scrivo e tra una parola e un'altra i miei pensieri si allontanano da me, per ritornare carichi di incombenze quotidiane poco dopo.(E in qualche modo mi piace l'idea di essermi ritirato anche dal cuore degli altri, piano piano fino a diventare un ricordo vago, uno di quelli che torna alla mente quando ormai è troppo tardi. E allora abbasso la voce o taccio del tutto, e alla domanda "Come stai?" ormai rispondo soltanto con un sorriso, e con un sorriso mi rispondono prima di tornare ai loro pensieri.)Così i pochi minuti che dedico a me stesso si rimpiccioliscono, e diventano aridi. Come seccano le piante quando sono costrette in un vaso troppo piccolo, come si stacca la vernice dai muri quando gli anni diventano troppi, come ingialliscono le foto appese alla parete del salotto. Come diventano inutili i mesi staccati dal calendario, come diventano vuote le bottiglie prima di essere gettate via.E una sensazione (ancora meno di un sentimento) si scioglie e scivola sotto il cuore, come la luce del sole capita che per sbagli si intrufoli nella mia stanza, quando la mattina dormo. Ma non ho la forza, tantomeno il desiderio, di darle un nome.