TheNesT

Caffé?


Guarda fuori dalla finestra, con il bicchiere in mano e quasi senza espressione. Io la ignoro, con professionale indifferenza però la osservo, intanto che batto le dita sulla tastiera con la consueta frenesia di chi deve finire presto. La tv è spenta, non è ancora notte fonda ma le luci basse e il silenzio suggeriscono di incamminarsi verso il segreto della propria stanza. Non lo fa. Lascia sciogliere i cubetti di ghiaccio dentro il bicchiere, quasi più un orpello della sua solitudine, che non un complemento a quel che beve. Beve a malapena, quasi non volesse sporcarsi le labbra. Poi poggia il bicchiere sul tavolo di vetro, un rumore lieve che in tanto silenzio però pare un frastuono, e palesemente quasi se ne vergogna. Non volta mai lo sguardo nella mia direzione, ma mi ascolta. Io in silenzio continuo a scrivere, intensifico il numero di battute quando volgo lo sguardo di soppiato verso di lei, e rallento quando invece lo sposto altrove. Lei sa. In un gioco di rimando tra due solitudini allenate rallentiamo il tempo, quasi nell'illusione di poterlo attraversare nella direzione che più ci aggrada. Non succede nient'altro: non so chi sia, oltre a quello che dicono i suoi documenti, e lei sa ancora meno di me. Non conosciamo le nostre voci, né il colore dei nostri occhi.Mi alzo di scatto dalla sedia e non sembra aspettarselo. Si ricompone sulla poltrona, anche se non ha molto da ricomporsi. Sedeva a gambe accavallate, e così resta. Soltanto la schiena forse un po' più dritta, ora. Io mi dirigo verso il bancone del bar, ma poi appena la supero faccio perno sul piede destro mentre il sinistro scivola dietro, ritrovandomi di fronte a lei. Mi rendo conto che deve essere sembrata una mossa studiata, ma sono abitudini che si prendono da tanto camminare sul marmo liscio dell'ampia stanza. Le concedo giusto il tempo di volgere lo sguardo verso di me.-"Caffé?"Lei annuisce con un sorriso lieve, stanco.Certe notti dovrebbero finire sempre con un caffé.