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Ragni (racconto di un'estate di qualche anno fa)


Ragni. L'assordante rumore dei ragni che tessono, ciechi, nella notte. Crit, crit, crit. L'aria irrespirabile, tanto è densa del mio odore, tanto è pregna del mio sudore. Le lenzuola bianche che, ecco, d'improvviso mi paiono sporche, e così ruvide che il rumore di me stesso che mi ci avvolgo basta a tenermi sveglio. Sono oltre le tre. E i ragni, sopratutto i ragni che non smettono di lavorare, tessono ciechi giacigli per sogni che si impigliano nella notte prima di arrivare nel mio letto. La polvere bianca lungo i bordi dei muri, che tiene lontane le formiche. Gli insetti, ed io, restiamo accucciati nel seminterrato del mondo. Ciechi ai suoi sogni, sordi ai suoi lamenti. Con le nostre anime limpide, e lucide, come la chitina di cui sono fatti i nostri esoscheletri, in attesa che arrivi il nostro turno per consumare il mondo, e spolparne le ossa. Fame. Abbiamo fame. E non abbiamo più sonno. I nostri occhi non hanno più palpebre, e tessiamo instancabili ciechi giacigli per sogni che non arriveranno più nei vostri letti.(07/07/2009)