Creato da lab79 il 05/02/2010

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a place called home

 

Messaggi di Aprile 2014

Camminerò

Post n°293 pubblicato il 19 Aprile 2014 da lab79
 
Tag: vacanze

Fra qualche giorno, per non più di qualche giorno, lascerò perdere la tastiera e me ne andrò a fare due passi, sotto la pioggia sottile che inizia proprio ora. "Hiatus", l'ho chiamato una volta, in cui a quanto pare ero in vena di spiritosaggini. E mi piace pensare che sarà più o meno questo: un vuoto leggero da vivere, senza impegni né appuntamenti, che non siano di puro piacere. Ozio, insomma. Ozio di cui mi vanto grande praticante ("Maestro D'Ozio", è quel che vorrei scrivessero di me, una volta che non ci sarò più). 

Inezie a parte, come per tutte le mie vacanze, anche di questa tenterò di farne un viaggio. Una piccola avventura, quel minimo di improvvisazione che mi faccia intravedere qualcosa del mondo, qualcosa che non riuscirei mai a vedere da turista. Un profumo nell'aria, un sapore che sia una sorpresa, una sottile malinconia al pensiero di dover tornare a casa, un pensiero stupido ma genuino: il pensiero di rimanere lì, se non per sempre, almeno per più di qualche giorno. 

Poi, già lo so, la razionalità avrà il sopravvento, e mi riporterà a casa. 

Raccoglierò le foto che avrò fatto in una cartella, darò loro un nome banale, e le dimenticherò. Succede così ogni volta, no? Chi di voi ricorda le vacanze fatte solo qualche anno fa? E se le ricordate, sapreste distinguerle da quelle fatte negli anni passati? 

E' per questo che scrivo un diario di viaggio. Un quaderno dalla copertina insulsa in cui scrivere giorno per giorno i chilometri fatti, le località raggiunte, e un paio di righe in cui buttare i pensieri fatti, lì per lì. Una sciochezza da adolescenti, forse. Un semplice manufatto dei giorni più belli della mia vita.

Quelli vissuti camminando.

 

In un giorno di pioggia - Modena City Ramblers (Riportando tutto a casa, 1994)

 
 
 

Buon giorno

Post n°292 pubblicato il 12 Aprile 2014 da lab79
 

Ho riscaldato appena il motore, inserito la marcia e messo in moto. Giusto qualche chilometro in più rispetto al solito, per ritornare a casa nel traffico tranquillo delle sette di mattina. Ho scelto un parcheggio, e una volta sceso dall'auto, ho respirato l'aria frizzante del lago, come fosse nuova. Avrei potuto dirmi solo al mondo, ma non avrei fatto che mentire a me stesso. L'edicolante sistemava i giornali sul bancone, un pensionato trascinava distrattamente il cane in giro per le aiuole. Sul marciapiede opposto, un gruppo di ragazze si riscaldava alla prima luce del sole, camminando in direzione della stazione. Non avrei mai potuto dirmi solo.

Ben svegliato, mondo.

Alcuni secondi dopo sarei stato davanti all'ultimo caffé della notte, a scegliere i dolci migliori con cui riportare mia moglie e mio figlio indietro dai loro sogni, così lontani dai miei. I miei sensi coccolati dai profumi caldi di una primavera che si sveglia: lo zucchero che diventa caramello sulla superficie delle brioches, le ragazze sedute al tavolo che profumano di sonno interrotto e libri di matematica, l'anziana signora che rigira il cappuccino con fare distratto, intanto che fissa il sole che sorge sull'altro lato del lago, e sorride. 

Richiudo la giacca sul petto e di corsa leggera sulle strisce pedonali, per raggiungere l'auto, poi. Ma prima di salire, un'esitazione da niente, appena il tempo di un pensiero. 

Ben svegliato, mondo. 

Io me ne vado a dormire.

 

Morning song - Jewel (Pieces of you, 1995)

 

 

 
 
 

Meritarsi la notte

Post n°291 pubblicato il 07 Aprile 2014 da lab79
 

 

Alla fine, com'era ovvio che accadesse, ho dormito. E in tutti questi giorni ho ripetuto lo stesso atto sotto la luce del sole, accumulando riserve di un sonno senza sogni con cui affrontare la notte.

Almeno, quello che avanza del giorno non ha più l'aria traslucida e logora di quando ad ogni sussulto interrompevo il mio sonno. Almeno le ore che portano al tramonto sono un po' più dolci. Pacifiche, se volete.

Intanto la primavera diventa vera, l'inverno si è eclissato ormai al di là delle montagne, ci rivedremo quando sarà finito settembre. Anche le larve degli incubi che covavo tra le lenzuola sembrano insignificanti, e le cose del mondo un po' più vere. Mio figlio balbetta quelle che sembrano le sue prime parole, ed io non vedo l'ora di andare via, lontano per qualche giorno, in un posto dove le mie delusioni non sappiano trovarmi. Certo, sarà solo qualche giorno, l'illusione del sentirsi liberi. D'altronde, nel nostro mondo è questo tutto quello che ci possiamo permettere. Ed è già così tanto, all'alba di promesse di cambiamenti che significheranno incertezze, da ora in poi. 

Io intanto riporto a terra le barcarole su cui si sono imbarcati i miei sogni qualche mattina fa, quando il mio sonno in tempesta ha allentato i nodi alle cime con cui si aggrappavano agli ormeggi del mio mondo reale. Ora ridacchiano allegri come quando io, ancora ragazzo, tornavo dalle gite scolastiche. Di un'allegria senza pensieri, che domani verrà soltanto domani ed oggi, oggi non è mica ancora finito. 

Di oggi ce n'è ancora in abbondanza.

Nightswimming - R.E.M (Automatic for the people, 1992)

 

 
 
 

Insonnia

Post n°290 pubblicato il 01 Aprile 2014 da lab79
 

Non dormo più.

Il cuscino attutisce tra le piume il tonfo del mio cuore che bussa, e il ronzìo profondo che ormai ha preso il posto del silenzio occupa in forze le piazze della mia coscienza. E sento tutto, e a tutto presto ascolto. Barricati i miei occhi dietro una mascherina, e le mie orecchie sigillate dai tappi di gomma; il suono di ogni cosa diventa enorme, e ritorna l'incubo antico dell'infanzia in cui un silenzio molle e freddo rotola non visto tra le pieghe del mio cervello, impedendomi di respirare.

Io, così, non dormo più.

Ed evito di rigirarmi nel letto, perché non sopporto più il rumore della mia pelle che stride quando si strofina contro le lenzuola, e tremo sotto le coperte che vorrei fatte di sabbia bagnata, che mi seppellisca un'onda dopo l'altra finché non diventerò un guscio vuoto, soltanto un rifugio per i paguri.

Ma i miei sogni se ne vanno alla deriva, galleggiando leggeri sulla superficie increspata del mio sonno interrotto, finché non li perdo di vista. Oltre l'orizzonte.

E intanto tremo in preda alla febbre gelida dell'insonnia che mi asciuga i muscoli e mi inzuppa le ossa, e che rende freddo e molle quello che custodisco nel cuore, nauseante come carne morta.

I need some sleep - Eels 

 

 

 
 
 

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