The Truman Show

Le felicità intraviste


L'altro giorno, ero alla stazione della metropolitana: mi sono accorto di lei soltanto quando è arrivato il treno, giusto il tempo di sperare che salissimo sullo stesso scompartimento.Mi sono avviato verso quattro sediolini vuoti, ostentando nonchalance, ma il cuore ha cominciato a battermi più forte, quando ho visto con la coda dell'occhio che era ancora dietro di me: mi sono seduto nella direzione di marcia e lei, dopo un attimo di esitazione nel quale ha preso in considerazione l'opportunità di occupare uno dei due posti rimasti liberi di fronte a me, mi si è seduta accanto.Fingendo di guardare qualcosa fuori del finestrino, l'ho contemplata a lungo: minuta, bruna, con i capelli mossi; una lunga ciocca le incorniciava l'orecchio, un'altra le scendeva ribelle sulla fronte. Ho ammirato il taglio degli occhi, le labbra, le dita perfette e ben curate. E, per un attimo, ho dovuto vincere la tentazione di prenderle una mano per baciargliela.Non so se ha sentito il mio sguardo su di sè, fatto sta che - per tutto il viaggio - è rimasta a fissare il finestrino, salvo quando ha risposto, seccata, al cellulare: "Ti ho detto che sto arrivando, dammi il tempo!".In quel momento, ho fatto finta di immergermi nel libro che avevo tra le mani ma, pensando a qualcosa di memorabile da dire, non sono riuscito a prestare alcuna attenzione alle parole scritte che mi scorrevano davanti agli occhi. Poi, per attirare la sua attenzione e sentire di nuovo il suono della sua voce, fingendo di non aver mai preso quel treno, le ho chiesto se andasse bene per la fermata alla quale dovevo scendere. Mi ha risposto di sì, quasi sovrappensiero, senza nemmeno girarsi dalla mia parte. E senza distogliere lo sguardo dal finestrino, neppure per un attimo.E allora ho capito. E ho desistito dall'infastidirla ulteriormente.Ma, lo confesso, non ho potuto fare a meno di fantasticare su come sarebbe stato, se soltanto mi avesse sorriso, se solo fossi riuscito a coinvolgerla...Quando il treno è arrivato alla mia stazione - mai così veloce! - mi sono alzato in silenzio e, senza dire una parola, sono sceso dallo scompartimento, come se nulla fosse. L'ho rivista dalla banchina, per l'ultima volta, attraverso il finestrino del corridoio: il suo sguardo, assorto, era ancora rivolto dall'altra parte. Dopodichè, ho cercato di rientrare di nuovo nella mia vita. "Io dedico questa canzonead ogni donna pensata come amorein un attimo di libertàa quella conosciuta appenanon c'era tempo e valeva la penadi perderci un secolo in più.A quella quasi da immaginaretanto di fretta l'hai vista passaredal balcone a un segreto più in làe ti piace ricordarne il sorrisoche non ti ha fatto e che tu le hai decisoin un vuoto di felicità.Alla compagna di viaggioi suoi occhi il più bel paesaggiofan sembrare più corto il camminoe magari sei l'unico a capirlae la fai scendere senza seguirlasenza averle sfiorato la mano.A quelle che sono già presee che vivendo delle ore delusecon un uomo ormai troppo cambiatoti hanno lasciato, inutile pazzia,vedere il fondo della malinconiadi un avvenire disperato.Immagini care per qualche istantesarete presto una folla distantescavalcate da un ricordo più vicinoper poco che la felicità ritorniè molto raro che ci si ricordidegli episodi del cammino.Ma se la vita smette di aiutartiè più difficile dimenticartidi quelle felicità intravistedei baci che non si è osato daredelle occasioni lasciate ad aspettaredegli occhi mai più rivisti.Allora nei momenti di solitudinequando il rimpianto diventa abitudine,una maniera di viversi insieme,si piangono le labbra assentidi tutte le belle passantiche non siamo riusciti a trattenere".Le passanti, Fabrizio De AndrèDomanda: ma capita solo a me di percepire, così nettamente e senza alcun valido motivo, che delle perfette estranee - incontrate per caso e destinate a non essere mai più riviste - possano essere quella persona che mi piacerebbe finalmente incontrare?