The Fairy Round

Chieti, tra psicologia e contrabbassi


In ritardo come al solito… ecco un resoconto della trasferta chietina (che non è stata cretina però….).Intanto: Chieti è in Abruzzo e non in toscana come ¾ delle persone a cui ho parlato della trasferta credevano.Lo so lo so… io che ho nozioni geografiche estremamente vaghe e fumose dovrei solo stare zitta. Ammetto pubblicamente che in pratica so per certo solo l’ubicazione dei posti dove sono effettivamente stata… Questo nonostante all’università io abbia perfino dato un esame di geografia, prendendo 30…. Ma… era tutto focalizzato sull’Antartide! So latitudine e longitudine delle basi artiche, ma poi potrei uscirmene con considerazioni del tipo:”ALBA?! Ah sì famosa per i suoi pescatori!”. ViaggioPer arrivarci…. Visto che abbiamo appurato che le Fatine volano solo metaforicamente mi sono beccata 6 ore di treno all’andata e 6 al ritorno.Fortuna che i viaggi in treno non mi dispiacciono. Si lavora bene e si passano anche spesso due parole.Ho anche messo a punto un gioco divertente (ma quanto sono cattiva nel fondo del cuore?!). Sull’eurostar metà dei viaggiatori hanno l’aria degli uomini in carriera e accendono il computer portatile 3 secondi dopo la partenza del treno, assumendo un’aria seria, responsabile, e un tantino preoccupata – per dare l’idea del lavoro importante e faticoso con  cui si stanno confrontando.In realtà (provate a farci caso se vi capita) la maggior parte gioca con i solitari di windows. Ma si vergognano da morire della cosa. Quindi, se passate con aria altrettanto seria accanto al loro posto e facendo finta di nulla lanciate uno sguardo sul loro monitor potrete mettere in atto un simpatico studio sui tempi di reazione calcolando la prontezza con cui riducono la finestra del gioco.Se poi ripetete la cosa per più volte potrete anche esaminare quanto in fretta si nevrotizzano. Quelli con bassa autostima alzeranno anche gli occhi con aria colpevole. Qui occorre alzare di qualche millimetro le sopracciglia per aumentare il livello di colpevolizzazione degli stessi.Divertentissimo. (attenti a non ridere però).Il bello è stato che una delle mie vittime deve aver pensato “Mo’ ti frego io”. E ha cercato di fare lo stesso giochetto con me (anche io avevo il portatile).Ma siccome io stavo preparando le slides per una bella lezione sulla comunicazione tra i gruppi, quando ha sbirciato il mio monitor ho potuto ripagarlo con un sorriso che urlava chiaramente “TIE’”. MA visto che ha capito il gioco, si è unito allo stesso cercando di fregarmi, e ha anche ridacchiato davanti alla mia smaccante vittoria (!!), gli darei un bel 10 e l’autorizzazione a giocare anche a pacman se gli capita!!!Chieti: prime impressioniAppena arrivata non avendo idea di dove cavolo potesse essere l’albergo ho preso un taxi.E ho trovato un taxista simpaticissimo (che alla fine mi ha anche dato il suo numero di cellulare).Mi ha guardata per un po’ e poi ha saggiamente decretato che ero venuta per lavoro (ma va?!) e che questo lavoro riguardava l’ospedale.Chissà come mai?!Gli ho spiegato che invece riguardava la psicologia…. E la cosa l’ha reso oltremodo felice. Infatti mi ha spiegato che lui è fermamente convinto che la gente abbia permanete bisogno di noi… Ma che siccome evidentemente non siamo abbastanza (oppure la gente non si fida di noi?! O non è consapevole?!) invece che venire a parlare con noi parlano con loro (tassisti).Ha concluso che in pratica siamo colleghi ed è quindi passato a fornirni una sua teoria personale sull’umana natura.Devo dire che ne ho sentire di peggio. Evidentemente il signor tassista di Chieti sa davvero non solo ascoltare ma anche ragionare su quello che ascolta. Cosa non comune….Arrivo in albergo. Carino… Con un bellissimo pianoforte nella hall.Lo guardo affascinata e il ragazzo alla reception commenta con aria seria e preoccupata: “Non vorrà suonarlo vero?!”Ok ok… sgamata dopo 3 secondi… Ma ce l’avrò avuto scritto in faccia?!ContrabbassoUna cosa che proprio non mi piace delle trasferte lavorative solitarie solo le cene. Mangiare da sola in una città sconosciuta mi mette un po’ di tristezza.Questa volta però sono stata fortunata…. Un mio amico contrabbassista è venuto da Roma e siamo andati a cena a Pescara.Dopo la prima mezz’oretta di conversazione entusiasta lancio uno sguardo ai vicini di tavolo e vedo facce SCONVOLTE.In effetti…. Non è facile trovare persone con cui parlare di tecnicismi musicali senza causare tentativi disperati di fuga. Un contrabbassista e una gambista (= suonatrice di viola da gamba) ne hanno di tecnicismi da discutere allegramente. E uno che suona classica e jazz ne ha da litigare (amichevolmente) con una che fa musica antica.Così ho provato ad immaginare gente che non sapendo nulla di tutto ciò sentiva frasi del tipo (vino ed entusiasmo contribuivano all’innalzamento del tono della voce tra l’altro).“Guarda qualche mese fa mi è caduta l’anima!!!!!!! Non ti dico il panico”“Ah ma io mi sono attrezzato e ora ho gli strumenti per tirarla su da me”Oppure sentirci disquisire sui prezzi delle corde, sulle corde di budello e di nylon…. Su come si tiene l’arco… Su come trasportare gli strumenti quando si viaggia in aereo…E poi a discutere su autori, generi, compositori…. Per arrivare (superata la metà della bottiglia di vino) alla pura filosofia della musica.Per non ridere ho evitato di guardare troppo i vicini di tavolo.Ma ho dato un’altra sbirciatina quando al termine della cena (insieme a un dolce al cioccolato con crema alla vaniglia che era la fine del mondo) siamo approdati alla psicologia. Il sollievo era evidente. Per me pensavano “Fortuna che si sono resi conto di aver bisogno di qualche cura!”.LavoroLa parte lavorativa è quella su cui ho meno da dire.A parte il fatto che io ci siamo trovate immerse in un ambiente estremamente politico…. Impostazione un po’ lontana dalla nostra prospettiva.Siamo arrivate (io e la collega che era con me) a scambiarci bigliettini come a scuola con messaggi del tipo:”Ma tu pensi di parlare quanto loro?” [perché c’era la diffusa tendenza a parlare per parlare…. Seconda un’implicita equazione “più parlo più sono importante”] con scontata risposta: “Ma neanche morta”.Abbiamo provato tutto per fuggire a un orario dignitoso dall’incontro (ho perfino meditato di calarmi dalla finestra….) – ma alla fine il nostro senso del dovere, e il fatto che comunque il nostro progetto (seppur molto psicologico e poco politico era stato ben accolto) era stato veramente ben accolto ci hanno fatto rimanere più a lungo di quanto previsto.Perso così il treno prenotato…. Ho dovuto prendere il successivo…Arrivando a Milano ad orari indecenti.E come non ringraziare allora Karapsi e la sua dolce metà che sono (udite udite) venuti a prendermi in stazione e depositata sana e salva a casa….E’ stata una sensazione bellissima!!!! GRAZIE!!!!!E su queste note grate e commosse concludo il resoconto.. e torno al lavoro...
B.