Questo fine settimana ho scritto (tra le altre mille cose che ho fatto o ho cercato di fare) un articolo sul ritmo.Trovo la cosa in sé buffa.Io… che ho l’animo rapsodico…. Che ho sempre le mie idee personali sul ritmo…. Non che alla fine non mi adegui agli altri… ma ogni tanto quella svirgolata rapsodica ce la devo mettere dentro se no non sono contenta.Ma amo le sfide.Dovevo trovare un argomento per un rubrica che dopo un anno e mezzo cominciava ad apparirmi un po’ scontata e ripetitiva.Nel frattempo avevo i capelli dritti perché non riuscivo a rendere bene un passaggio del pezzo di Abel che sto studiando in questo periodo. “Dovrei lavorare un po’ sul ritmo” mi sono detta.Ed ecco trovato l’argomento per la rubrica.Devo dire che l’articolo in sé (che poi, naturalmente, non è certo scritto da “musicista” ma da psico-musicista, altrimenti avrei rischiato pomodori e quant’altro) non è venuto neanche male.Ma soprattutto è stata un’ottima base di partenza per interessanti riflessioni.La vita ha senza dubbio un suo ritmo. Costante. Con variazioni – a volte. Spesso imprevedibile.Io sono una che si lancia nel ritmo, animo rapsodico e tutto. Però, ogni tanto, mi piace tirarmi fuori per un giro e riflettere. O anche solo osservare con l’occhio un po’ curioso, e magari con il fiatone di chi ha corso troppo dietro agli aquiloni.Perché spesso va tutto bene. Non ci si pone neanche il problema del ritmo perché lo si segue, è dentro di noi, è parte di noi. Ma altre volte…. Francamente io mi sento come la nota dissonante della foto qui sotto.
Get Rhythm
Questo fine settimana ho scritto (tra le altre mille cose che ho fatto o ho cercato di fare) un articolo sul ritmo.Trovo la cosa in sé buffa.Io… che ho l’animo rapsodico…. Che ho sempre le mie idee personali sul ritmo…. Non che alla fine non mi adegui agli altri… ma ogni tanto quella svirgolata rapsodica ce la devo mettere dentro se no non sono contenta.Ma amo le sfide.Dovevo trovare un argomento per un rubrica che dopo un anno e mezzo cominciava ad apparirmi un po’ scontata e ripetitiva.Nel frattempo avevo i capelli dritti perché non riuscivo a rendere bene un passaggio del pezzo di Abel che sto studiando in questo periodo. “Dovrei lavorare un po’ sul ritmo” mi sono detta.Ed ecco trovato l’argomento per la rubrica.Devo dire che l’articolo in sé (che poi, naturalmente, non è certo scritto da “musicista” ma da psico-musicista, altrimenti avrei rischiato pomodori e quant’altro) non è venuto neanche male.Ma soprattutto è stata un’ottima base di partenza per interessanti riflessioni.La vita ha senza dubbio un suo ritmo. Costante. Con variazioni – a volte. Spesso imprevedibile.Io sono una che si lancia nel ritmo, animo rapsodico e tutto. Però, ogni tanto, mi piace tirarmi fuori per un giro e riflettere. O anche solo osservare con l’occhio un po’ curioso, e magari con il fiatone di chi ha corso troppo dietro agli aquiloni.Perché spesso va tutto bene. Non ci si pone neanche il problema del ritmo perché lo si segue, è dentro di noi, è parte di noi. Ma altre volte…. Francamente io mi sento come la nota dissonante della foto qui sotto.