The Fairy Round

Get Rhythm


Questo fine settimana ho scritto (tra le altre mille cose che ho fatto o ho cercato di fare) un articolo sul ritmo.Trovo la cosa in sé buffa.Io… che ho l’animo rapsodico…. Che ho sempre le mie idee personali sul ritmo…. Non che alla fine non mi adegui agli altri… ma ogni tanto quella svirgolata rapsodica ce la devo mettere dentro se no non sono contenta.Ma amo le sfide.Dovevo trovare un argomento per un rubrica che dopo un anno e mezzo cominciava ad apparirmi un po’ scontata e ripetitiva.Nel frattempo avevo i capelli dritti perché non riuscivo a rendere bene un passaggio del pezzo di Abel che sto studiando in questo periodo. “Dovrei lavorare un po’ sul ritmo” mi sono detta.Ed ecco trovato l’argomento per la rubrica.Devo dire che l’articolo in sé (che poi, naturalmente, non è certo scritto da “musicista” ma da psico-musicista, altrimenti avrei rischiato pomodori e quant’altro) non è venuto neanche male.Ma soprattutto è stata un’ottima base di partenza per interessanti riflessioni.La vita ha senza dubbio un suo ritmo. Costante. Con variazioni – a volte. Spesso imprevedibile.Io sono una che si lancia nel ritmo, animo rapsodico e tutto. Però, ogni tanto, mi piace tirarmi fuori per un giro e riflettere. O anche solo osservare con l’occhio un po’ curioso, e magari con il fiatone di chi ha corso troppo dietro agli aquiloni.Perché spesso va tutto bene. Non ci si pone neanche il problema del ritmo perché lo si segue, è dentro di noi, è parte di noi. Ma altre volte…. Francamente io mi sento come la nota dissonante della foto qui sotto.
A un’occhiata veloce sembra tutto quasi a posto.Ma poi ho la netta impressione che tutti siano girati da una parte e io dall’altra.Senza ben sapere chi ha ragione.E con l’impressione che gli altri sappiano qualcosa che noi non sappiamo o, viceversa, di sapere qualcosa che gli altri non sanno.E la cosa mi fa sorridere. A volte un sorriso divertito, quasi una risatina. Altre volte un sorriso un po’ amaro.Forse il mio animo rapsodico musicale non fa che riflettere un animo rapsodico nella vita.L’altra sera sono stata sveglia fino alle 4 di notte a riflettere (sorridendo) su una conversazione avuta con una persona… interessante, arricchente. Ma complessa.Una persona in parte molto simile a me. In parte molto diversa.Una persona che ha voluto mettermi davanti uno specchio. Un suo specchio che così a pelle mi appariva non proprio onesto nel suo riflettere.E lì ho cambiato ritmo.Mi sono detta:“Ma che importa?!”.Forse è questa la chiave di volta.Se capiamo che noi in realtà non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno. Che il vero specchio lo abbiamo noi, negli occhi con cui ci guardiamo dentro – è questo il ritmo che ci deve guidare.Gli altri ci vedranno sempre (nel bene e nel male) come vorranno loro.Vorranno giocare con noi. Con le loro regole. O con regole condivise (magari discusse ma condivise) insieme. Come un dialogo sonoro che si costruisce nota dopo nota nell’identità comune.Non ci capiranno perché vogliono sentire le loro musica.O ci capiranno solo con uno sguardo – perché saranno armonicamente complici.E allora sarà bellissimo.Magari non ci saranno parole per spiegarlo.Perché bisognerà solo viverlo.Lasciare che viva, che risuoni, che sia ritmo. Il nostro ritmo.E chi se ne frega da che parte guarderemo.Tanto staremo sorridendo.
B.