The Fairy Round

Tempo e panchine


Giovedì sera tornavo in treno da Piacenza in tarda serata.E la luna aveva la forma di una culla.E io pensavo.A quanto manca il tempo di farci cullare…. Dal filo dei nostri pensieri, dai sogni, dalle parole di qualcuno a cui vogliamo bene, da una buona musica, da un paesaggio, dalla luna che sembra una culla e che accompagna un treno che si sposta nel buio.E ci pensavo anche settimana scorsa.Mercoledì scorso – San Valentino.Verso l’ora di cena mi spostavo in metropolitana. E mi guardavo in giro.Gente un po’ di tutte le età – di corsa – con in mano fiori di vario genere, che francamente sembravano essere capitati lì (nelle loro mani) per caso. Queste povere rose sbatacchiate qua e là come i piumini antipolvere…Ho provato a guardare gli occhi di queste persone fiorite.Occhi spenti, occhi persi, e mani nervose. Mani che corrono.Non mentirò dicendo che se mi regalano dei fiori mi spiace e mi offendo.Però…A volte credo che abbia più significato un sorriso fatto con gli occhi – un sorriso che ti sa dire: “sono qui –ora –con te – e sono esattamente nel posto dove vorrei essere con la persona con cui vorrei essere”.Una festa degli innamorati nella mia ottica (forse balzana) avrebbe forse più senso se permettesse di riscoprire il valore del tempo passato insieme.E allora ogni momento che si passa insieme con quella persona diventa san Valentino.Un fiore in meno. Dieci minuti in più a passeggiare nel parco parlando della propria giornata, di quella persona buffa che incontro sempre, di quello che mi ha fatto arrabbiare, di come sarebbe bello realizzare un sogno e (esempio a caso) tornare a vivere in toscana.
 E non occorre certo essere in coppia per coccolarsi con tempo.Ricordo quest’estate. Un pomeriggio di agosto in un paesino sull’appenino toscano. Un temporale improvviso e una panchina.Ero andata da sola a fare un giretto di esplorazione ed ero stata sorpresa da un temporale improvviso. Mi ero rifugiata su una panchina sotto il porticato di una chiesetta antica coperta da un enorme albero. Insieme a un signore locale del tutto sconosciuto ma molto simpatico.Abbiamo iniziato a parlare di tutto.Del lavoro. Della storia. Della vita. Per poi tornare al tempo e ai fumetti di Paperino. Le Giovani Marmotte. I crostini come li faceva la nonna. L’uomo. L’amore. La vita. I cani.A un certo punto si è messo a suonare il mio cellulare.“Ma dove sei finita?”“Nulla, mi sono riparata dal temporale”“Ma ha smesso di piovere più di mezz’ora fa”.
Questo mi manca in questo periodo.Una panchina sulla vita.Una luna a forma di culla.Per fermarmi. Guardare la vita.Sbrogliare un po’ di cose.E poi sorridere lanciando nel cielo i fili colorati dei sogni.B.