VORREI SPARIRE ALLO STESSO MODO"Grace" non è solo l’album di Jeffrey Buckley "Grace" è Jeff Buckley. È candore, è purezza, è tragedia. È prendere generi all’apparenza inconciliabili, e unirli mediante quel sottile invisibile filo che li lega tutti: la sacralità della musica. Perché a Buckley non basta sciorinare quattro canzoni tanto per far vedere che è un musicofilo eclettico, lui fa di più, lui tesse il vestito, crea la scultura con i pezzi più disparati, e poi la rende viva, le dà un’anima. Un caso singolare di talento cristallino e contemporaneamente di compiuta intelligenza artistica. Questo è Jeff Buckley, ragazzo di 27 anni, combattuto da mille sentimenti, anche contraddittori fra di loro, ma che alla fine, non si sa come, non si sa quando, riesce a conciliarli tutti, e a trovare un equilibrio. E l’equilibrio in Jeff Buckley significa vivere un giorno in più. L’equilibrio in Jeff Buckley significa, la morte è lì che ti guarda, non aver paura di lei."Grace" è l’album di una persona che aspetta di morire. Jeff Buckley non la cerca coscientemente in cambio del mito. Non vuole suicidarsi perché tanto la vita è uno schifo. Non "spera di morire prima di diventare vecchio", perché alla fine "è sempre meglio bruciarsi che spegnersi a poco a poco". Non crede neanche all’equazione "sesso, droga e rock’n roll", della serie, è vero che mi autodistruggo, ma almeno me ne vengo bene. Jeff Buckley va oltre. Jeff Buckley è un uomo fuori dal mondo, un ragazzo vissuto nella solitudine e nell’introversione per tutta la vita. Altri come lui si sarebbero lasciati morire nella propria solitudine ma Jeff, nonostante tutto, ha una voglia dannata di vivere, vuole ricercare il senso, sente che deve trovare quel qualcosa per cui vale la pena vivere. E alla fine del suo percorso trova la risposta alle sue inquietudini: la donna. È lei l’unica ancora di salvezza che tiene gli uomini inchiodati alla vita. E se per Dante la donna era un qualcosa che nella sua perfezione angelica purificava dal peccato e quindi consentiva agli uomini di ascendere al cielo, per Buckley la donna è angelo sì, ma terreno, che lotta e prega affinché gli uomini rimangano con lei, qui sulla Terra, in mezzo a quest’inferno che è la vita ("Wait in the fire"). Ma sarà tutto inutile, ed è qui che sta la tragedia. Anche se non la cerchi, la morte verrà lo stesso a reclamarti, volente o nolente, finirà tutto. E’ il destino dell’ultimo rocker, non brama la morte, ma sente che arriverà presto a prenderlo, perché il destino così ha deciso. Unica cosa che non gli è concessa di sapere: il quando.Il 29 maggio 1997 Jeff si stava recando all'aeroporto di Memphis per andare a prendere i membri della band; è in anticipo ed è l'ora del tramonto di un pomeriggio tranquillo. In compagnia di un amico si ferma presso le acque del fiume Wolf River, un affluente del Mississippi. Si immerge nelle acque del fiume vestito e con le scarpe. Il suo amico lo vede allontanarsi dalla riva sempre di più. Muore così Jeff Buckley.PLAY
Post N° 155
VORREI SPARIRE ALLO STESSO MODO"Grace" non è solo l’album di Jeffrey Buckley "Grace" è Jeff Buckley. È candore, è purezza, è tragedia. È prendere generi all’apparenza inconciliabili, e unirli mediante quel sottile invisibile filo che li lega tutti: la sacralità della musica. Perché a Buckley non basta sciorinare quattro canzoni tanto per far vedere che è un musicofilo eclettico, lui fa di più, lui tesse il vestito, crea la scultura con i pezzi più disparati, e poi la rende viva, le dà un’anima. Un caso singolare di talento cristallino e contemporaneamente di compiuta intelligenza artistica. Questo è Jeff Buckley, ragazzo di 27 anni, combattuto da mille sentimenti, anche contraddittori fra di loro, ma che alla fine, non si sa come, non si sa quando, riesce a conciliarli tutti, e a trovare un equilibrio. E l’equilibrio in Jeff Buckley significa vivere un giorno in più. L’equilibrio in Jeff Buckley significa, la morte è lì che ti guarda, non aver paura di lei."Grace" è l’album di una persona che aspetta di morire. Jeff Buckley non la cerca coscientemente in cambio del mito. Non vuole suicidarsi perché tanto la vita è uno schifo. Non "spera di morire prima di diventare vecchio", perché alla fine "è sempre meglio bruciarsi che spegnersi a poco a poco". Non crede neanche all’equazione "sesso, droga e rock’n roll", della serie, è vero che mi autodistruggo, ma almeno me ne vengo bene. Jeff Buckley va oltre. Jeff Buckley è un uomo fuori dal mondo, un ragazzo vissuto nella solitudine e nell’introversione per tutta la vita. Altri come lui si sarebbero lasciati morire nella propria solitudine ma Jeff, nonostante tutto, ha una voglia dannata di vivere, vuole ricercare il senso, sente che deve trovare quel qualcosa per cui vale la pena vivere. E alla fine del suo percorso trova la risposta alle sue inquietudini: la donna. È lei l’unica ancora di salvezza che tiene gli uomini inchiodati alla vita. E se per Dante la donna era un qualcosa che nella sua perfezione angelica purificava dal peccato e quindi consentiva agli uomini di ascendere al cielo, per Buckley la donna è angelo sì, ma terreno, che lotta e prega affinché gli uomini rimangano con lei, qui sulla Terra, in mezzo a quest’inferno che è la vita ("Wait in the fire"). Ma sarà tutto inutile, ed è qui che sta la tragedia. Anche se non la cerchi, la morte verrà lo stesso a reclamarti, volente o nolente, finirà tutto. E’ il destino dell’ultimo rocker, non brama la morte, ma sente che arriverà presto a prenderlo, perché il destino così ha deciso. Unica cosa che non gli è concessa di sapere: il quando.Il 29 maggio 1997 Jeff si stava recando all'aeroporto di Memphis per andare a prendere i membri della band; è in anticipo ed è l'ora del tramonto di un pomeriggio tranquillo. In compagnia di un amico si ferma presso le acque del fiume Wolf River, un affluente del Mississippi. Si immerge nelle acque del fiume vestito e con le scarpe. Il suo amico lo vede allontanarsi dalla riva sempre di più. Muore così Jeff Buckley.PLAY