Pensieri & Parole

L'ottimismo è il profumo della vita...


Un altro grande vecchio ci ha lasciato...Tonino Guerra è morto ieri in quella sua terra di romagna che ha tanto amato e che lo aveva benedetto dandogli quella sagacità ed estro artistico che è caratteristica inconfondibile di tanti sui figli.Viene da lontano l’estro di Tonino, da quegli anni 40 di cui aveva sperimentato l’amarezza con un lungo periodo di internamento in Germania, a cui forse però deve l’iniziazione della sua carriera artistica. Figlio di Romagna prigioniero nella Germania nazista, vera icona dell’oscurantismo della fantasia come della ragione, ha sperimentato proprio in quei duri giorni di prigionia quel suo sviscerato amore per i componimenti dialettali...amore che ha partorito gli “Scarabócc”, forse la sua opera dialettale più famosa (almeno quella che io amo di più…) con cui si è fatto conoscere negli ambienti letterari dell’immediato dopoguerra e che lo ha legato indissolubilmente, come immagine evocativa, a quella cultura popolare di cui sarà portabandiera per tutta la vita.E’ stato un artista eclettico Tonino : poeta, pittore, prolifico creatore di quei percorsi artistici che lui chiamava “i luoghi dell’anima”, dove arte e natura si fondono in un intrigante e magico connubio… ed è stato anche un affermato sceneggiatore. Forse non tutti sanno che ha lavorato con alcuni tra i più grandi registri della sua epoca, ricordo fra tutti Antonioni e Fellini (con cui fece li grande “Amarcord”…). Al suo estro creativo ci sono le sceneggiature di quasi 100 film, dai più famosi a quelli ormai dimenticati…Eppure, paradossalmente, un artista del suo livello ha conosciuto la ribalta del grande pubblico solo grazie all’apparizione nella pubblicità di una nota catena di supermercati, per la quale ha creato un tormentone, quello sull’ottimismo, che è diventato in breve il suo elemento identificativo. In ogni modo, la sua ascrizione alla mia personale galleria dei ricordi lo deve a tutte le emozioni che mi ha donato attraverso l’intera sua “produzione", a partire dai grandi film che ha sceneggiato, passando per quella sua narrativa semplice ma capace di ridare colore al mondo, descrivendolo con gli occhi di chi, quel mondo, lo ha vissuto davvero in prima persona… fino ad arrivare a quella sua straordinaria capacità di elevare il dialetto al rango di lingua vera e propria, affrancandolo da ogni sudditanza e riverenza rispetto alla lingua ufficiale. Il dialetto di Tonino va assunto come espressione della potenzialità di trasmettere interamente e senza la costrizione nella etichettatura della lingua "colta" tutte quelle emozioni reali che troppo spesso perdono forza e sostanza nella resa con le parole... rimanendo, grazie al dialetto, più a misura d’uomo rispetto ad una lingua italiana, troppo spesso usata (beh, questo forse più in passato) per creare barriere tra i vari ceti ed elevare alcune persone sulle altre…E di Tonino prendo spesso a prestito le frasi, quelle più celebri come questa che voglio ricordare ora : “non è vero che uno più uno fa sempre due, una goccia più una goccia fa una goccia più grande”.. . Non voglio richiuderla tra le sbarre della mia personale interpretazione… preferisco lasciare ad ognuno la libertà di goderne appieno interpretandola a proprio piacimento. Mi permetto solo di aggiungere che questa frase la dice lunga sul suo modo di vedere la vita, fuori dagli schemi, completamente immerso in quella saggezza popolare di cui lui è stato uno dei massimi esponenti.E non me ne vogliate, se mi permetto di chiudere questo suo ricordo con quel suo “canto ventiquattro” tratto da “La valle del Kamasutra”, una delle sue ultime opere, dove emerge prepotente la sua personalità giocosa e vivace. Tonino aveva quel senso della vita che gli permetteva di trattare in modo semplice e poetico anche gli argomenti più complessi o scabrosi, questo senza mai cadere nella trappola della licenziosità e della cafonaggine, proprio come nel componimento che segue, dove l’uso del dialetto gli permette di descrivere, con tratti ora poetici ora leggeri un “argomento” così… delicato, riuscendo a renderne intatto il valore e aggungende semmai spessore e, appunto, poesia...Cantèda vintiquàtarLa figa l'è una telaragna un pidriùl ad sàidae' sgarzùl ad tótt i fiéur; la figa l'è una pórta ch'la dà chissà duvòo una muràiach'u t tòcca buté zò.U i è dal fighi alìgri dal fighi mati s-cènti dal fighi lèrghi e strètti, fighi de cazz ciacaròuni ch' al tartàia e quèlli ch'al sbadàia e a n dói una paróla gnénca s'ta li amàzz.La figa l'è una muntagna biènca ad zócaruna forèsta in dò ch'e' pasa i lóp, l'è la caróza ch'la tóira i caval; la figa l'è una baléna svóita pina ad aria nira e ad lózzli,l'è la bascòza dl'usèlla su cóffia da nota,un fòuran ch'e' bréusa iniquèl.La figa quand ch'e' tòcca l'è la faza de' Signour, la su bòcca.L’è da la figa ch’l’è avnéu furè mònd sa i èlbar. Al nóvli, e' mère i óman éun a la vóltae at tòtt al razi.Da la figa l’è avnù fura énca la figa.Os-ia la figa!Ciao Tonino…