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Negli abissi


Le barriere coralline in tutto il mondo sono minacciate da alcune attività dell'uomo come la pesca a strascico, dall'inquinamento e dai cambiamenti climatici, ma anche da alcuni errori scientifici, almeno secondo uno studio pubblicato su Nature.Pesci tropicali, spugne e coralli tra qualche decennio potrebbero diventare qualcosa di cui si trova traccia solo sui libri di scuola: alcune attività umane come la pesca e l'industria con il conseguente inquinamento delle acque, stanno infatti minacciando seriamente le barriere coralline, soprattutto quelle che si trovano nell'Oceano Atlantico. Queste ultime secondo stime recenti subiscono un degrado dell'80% in più rispetto agli ultimi 30 anni. Gli scienziati biologi hanno fatto delle  analisi del DNA fatte su alcuni coralli presenti solo nell'Atlantico hanno dimostrato che un terzo delle specie atlantiche non è legato a quelle del Pacifico, come si pensava in passato. Circa 34 milioni di anni fa le due famiglie si sarebbero divise. Questa scoperta potrebbe cambiare radicalmente la classificazione morfologica dei coralli e con essa anche l'attuale sistema di conservazione e protezione. I coralli dell'Atlantico avrebbero infatti una maggiore biodiversità rispetto a quanto ritenuto finora.I cambiamenti climatici porteranno a "breve", nel giro di un secolo, al collasso definitivo della Grande Barriera corallina che si trova sulla costa orientale e che già nel 2050 sarà andata distrutta per il 95%. Per la ricostituzione dei 2000 chilometri di barriera australiana, dove attualmente abitano 1500 specie di pesci, ci vorranno dai 200 ai 500 anni.Non c'è pace negli abissi. Mentre anche i coralli che abitano gli abissi più profondi sono minacciati dalla pesca con reti "a strascico" che rovina i fondali marini spesso popolati da coralli che hanno più di 2000 anni, contro questa pratica aggressiva si sono schierati scienziati marini di tutto il mondo.L'uomo rovina anche la flora marina!