beskersi

Il Treno


                             Anni 40, inverno, al bosco il lavoro è naturalmente sospeso. Mio Padre mi condusse a Firenze in treno per fare visita a mio fratello, presso il collegio dove studiava. In treno c’ero stato ma per brevissimi percorsi. Quello, invece, fu un viaggio lunghissimo.         Seduto presso il finestrino, dopo il superamento di molte gallerie, potevo vedere cose che mai avevo viste, non avevo occhi abbastanza, tutto dovevo memorizzare per raccontarlo poi ai miei amici.Stazioni grandissime dove innumerevoli binari correvano paralleli verso l’ignoto, nomi delle stazioni a caratteri cubitali, treni che si incrociavano velocissimi(per quei tempi), con fragore assordante, persone che lungo i binari della stazione vendevano leccornie, ripeto non avevo occhi abbastanza.          Ma l’arrivo alla stazione di Firenze fu davvero un evento: il tetto era quasi tutto di vetro! molte luci,in pieno giorno, erano accese!, un intenso viavai di persone che mi faceva girare la testa. Ero anche un po’ preoccupato, pensavo a come avrebbe fatto il mio babbo a trovare la strada giusta per arrivare a destinazione, quanto ci sarebbe stato da camminare; mio Padre interruppe i miei pensieri dicendomi ”ora prendiamo il tram”, e che cosa era?   Eravamo fermi sul marciapiede quando arrivò una carrozza sferragliante, salimmo  mi sedetti su una panca di legno mentre mio  padre era in piedi aggrappato a dei supporti: Gli dissi di sedersi accanto a me, forse anche per sentirmi più al sicuro, ma lui rispose che non poteva farlo. Rimasi interdetto, vidi che quella persona a cui avevamo pagato il biglietto aveva un grosso stemma dorato sul berretto; forse è quell’uomo lì che non vuole, pensai.          Raggiungemmo il collegio, incontrammo mio fratello in una grande stanza dal pavimento lucidissimo, e dove potevo vedere la mia ombra riflessa, poi mio fratello mi portò vicino ad un pianoforte e suonò qualche melodia, tutto meraviglioso.          Al ritorno passammo dalla località Fortezze dove presso una vasca, che ancora oggi è lì, immutata, un signore pescava. Vidi tantissimi grossi pesci tra i quali molti erano rossi. Presso la vasca ad un chiosco il mio Babbo mi comprò una banana; Mai vista, la mangiai anche se non fui troppo entusiasta, ma dissi “buona babbo” chissà quanto gli era costata.          Avevo tutto memorizzato!, non vedevo il momento di poter raccontare il tutto  ai miei amici. Ciò avvenne il giorno successivo, dopo avermi attentamente ascoltato, qualcuno esclamo:”ora perché è stato a Firenze vuol farci credere che ci sono tetti di vetro e pesci rossi!”; ingrati!?.