beskersi

LA GUERRA


                                  Poche erano le radio e pochi i giornali in quei tempi, e quindi noi bambini sentivamo parlare di guerra soltanto dagli adulti, di Germania, Inghilterra, America, Russia, erano notizie che non intralciavano i nostri giochi quindi non ci creavamo problemi. Poi incominciarono a “ronzare” aerei anche sul nostro piccolo paese. Flotte di “Fortezze volanti”, così le chiamavano gli adulti, passavano lentamente sui nostri cieli, “vanno a bombardare la Germania” aggiungevano. Al primo "sordo rombo" di aerei le nostre madri ci afferravano per mano impaurite e ci conducevano al riparo dentro la vicina galleria della ferrovia. Poi qualche bomba cadde anche vicino al nostro Paese presso un ponte preso a bersaglio. In altra occasione una furibonda battaglia aerea si svolse proprio sopra i nostri celi. Una “Fortezza volante” fu colpita dagli avversari e con un rombo terrorizzante, inizio a precipitare verso terra avvolta da fumo e fiamme. Ali e altri pezzi vari svolazzando scendevano lentamente verso il suolo, poi apparvero alcuni palloncini luccicanti, era una splendida giornata di sole, e anch’essi scendevano lentamente, “Sono paracadutisti” azzardò qualcuno, il tutto continuò a scendere oscillando lentamente come foglie portate dal vento. Il tronco principale dell’aereo si schiantò contro una montagna poco lontano con qualche militare, probabilmente morto, ancora a bordo e noi ragazzi fummo i primi ad accorrere sul luogo; uno spettacolo allucinante ci sorprese, “brandelli di ogni genere!” erano sparsi tutto intorno. Incominciammo a prendere coscienza, che la guerra era terrore e rinunce.       Intanto anche presso il Pese si acquartierarono soldati nazisti impegnati nella fortificazione della linea Gotica. Erano truppe “attempate” addette ai lavori e non al combattimento, così che instaurarono un rapporto amichevole con noi paesani. Ricordo che un giorno con mio Padre scendevamo dalle montagne circostanti con un corbello pieno di funghi, alcuni soldati ci seguirono fino a casa e chiesero a mia Madre se poteva cucinargliene: mia Madre gli fece capire di non avere olio a disposizione, al che un soldato disse “aspetta Mamma”, tornò trionfante con due fiaschi di olio di oliva. Mangiarono funghi fritti fino a tarda sera, quindi mia Madre gli dimostrò che era avanzato un bel fiasco di olio, ma essi dissero che poteva tenerlo come ricompensa per il lavoro svolto, una fortuna per l’epoca. In altra occasione un soldato cuciniere che ben conoscevo e che sempre destinava alla popolazione avanzi di carne macellata per le truppe, mi offrì un pezzo di coscio di vitello che però io non fui capace di trasportare; Forse padre di famiglia, mi diede un amichevole “Scappellotto” afferrò il pezzo di carne e lo portò fino a casa mia. Purtroppo la guerra ebbe sviluppi drammatici anche per noi; quattro soldati nazisti furono uccisi in più occasioni. In paese arrivarono reparti addestrate alla guerriglia e compirono un eccidio di civili inermi, seguendo le direttive di chi aveva arbitrariamente emanato disposizioni in merito e cioè che per ogni soldato ucciso, fossero passati per le armi dieci civili. Quarantaquattro furono le vittime ovvero tutti gli uomini capi famiglia del Paese, compreso il vecchio parroco. Tutti innocenti, infatti, furono prelevati dai vicini campi, intenti alla mietitura del grano; tra di essi anche mio Padre: era il 17 luglio 1944.