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Giappone, il premier Abe ha la maggioranza ma non sufficiente a cambiare la Costituzione - La Repubblica.it

Post n°251 pubblicato il 26 Luglio 2020 da job.world
 

Tokyo, 21 luglio 2019 - La coalizione di centrodestra vince le elezioni per il rinnovo di circa metà dei seggi della Camera alta ma resta sotto la soglia dei due terzi necessaria ad abolire l'obbligatorietà del pacifismo prevista dalla Carta fondamentale.

TOKYO - La coalizione di governo guidata da Shinzo Abe vince le elezioni per il rinnovo di circa la metà dei seggi del Senato. Il premier giapponese ottiene di nuovo la maggioranza, ma il risultato è al di sotto delle aspettative e gli preclude la possibilità di far passare agevolmente la riforma della Costituzione pacifista, da sempre suo cavallo di battaglia.

I liberal-democratici, assieme al partito alleato di centrodestra, Komeito, ottengono almeno 66 seggi dei 124 seggi disponibili nella camera alta, contro i 43 dell'opposizione. L'alleanza conservatrice rimane quindi lontana dalla soglia dei due terzi dei voti necessari in entrambe le camere del Parlamento per la revisione della Carta fondamentale, mai modificata dal 1947. Un tema che secondo gli analisti è stato fin troppo al centro del dibattito elettorale e ha penalizzato la compagine governativa visto che la gran parte dei giapponesi lo considera marginale.

Il primo ministro giudica prioritaria la modifica dell'articolo 9: lo scopo è dare legittimità alle forze di Autodifesa, rendendole più funzionali agli attuali stravolgimenti geopolitici, di fronte alla Cina sempre più potente e alla minaccia nordcoreana. Rispondendo alle domande dei giornalisti dopo la pubblicazione dei primi exit poll, Abe ha glissato, notando che gli elettori avevano scelto la stabilità politica con il voto del suo partito. "Abbiamo ottenuto un nuovo mandato per continuare le nostre politiche e adesso speriamo che le altre forze parlamentari vogliano confrontarsi su un tema così vitale come quello della riforma della Costituzione".

Abe vorrebbe cancellare dalla Carta l'obbligatorietà del pacifismo e mettere nero su bianco l'esistenza delle forze armate, di cui assicura l'esclusiva funzione di autodifesa. Un cambiamento che andrebbe a infrangere un tabù che risale alla fine della Seconda guerra mondiale, conclusasi con l'atomica su Hiroshima e Nagasaki. A detta del premier e delle forze politiche nazionaliste, il divieto di qualsiasi partecipazione del Giappone a conflitti armati è ormai superato dalla storia. Va in ogni caso ricordato che qualsiasi modifica della Carta dovrà passare necessariamente anche per un referendum popolare.

Gli ultimi sondaggi dei media nipponici, tuttavia, mostrano come i temi che i cittadini ritengono più importanti siano la riforma delle pensioni e il controverso aumento dell'imposta sui consumi, quest'ultima voluta dal governo a partire da ottobre.

Nel corso della campagna elettorale l'esecutivo era stato criticato per aver respinto l'autenticità di una ricerca condotta da un'agenzia di servizi previdenziali (Fsa) sulle inadeguatezze dei pagamenti pensionistici per le persone in età avanzata. Con le aspettative di vita più alte al mondo e i tassi di natalità ai minimi storici il problema diventa sempre più serio, e il debito pubblico al 250% del pil non semplifica la soluzione nel breve termine. Altro grattacapo è quello dell'aumento dell'Iva dall'8 al 10% in ottobre, che il premier è deciso a implementare per una maggiore solvibilità dello stato sociale, ma che vede contrarie le opposizioni trainate dal Partito democratico costituzionale del Giappone, preoccupate per il tracollo dei consumi in un contesto di instabilità dell'economia a livello globale, a fronte delle dispute commerciali tra Cina e Stati Uniti, principali partner commerciali del Paese del Sol Levante.

 
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