Tolkien

IL SIGNORE DEGLI ANELLI: PETER JACKSON E' PAZZO


Un cosa è sicura. Peter Jackson è pazzo. Deve essere l’effetto dell’insularità neozelandese: chi mai potrebbe pensare di trasporre le mille e passa pagine del Signore degli Anelli, con i mille e passa personaggi che le popolano, in tre diversi film che si generano l’uno dall’altro, con il rischio di lasciare inferocita una torma di fans assai più ribalda e duratura di quella che idolatra Harry Potter? C’è del metodo purtuttavia in questa pazzia. Un’altra cosa è infatti sicura. Peter Jackson ha avuto il merito di nobilitare la propria orrorifica fantasia senza mai uscire troppo dai suoi astrusi binari. Più Tim Burton, in questo, che Sam Raimi, del quale tutti lo nominavano esotico contraltare sin dall’epoca di Bad Taste. Quel frullare di membra ormai cadaveriche, eppure tanto vitali, quell’aggirarsi furioso di zombies e di allegri fantasmi, che accomuna Bad Taste al successivo Splatter, fa di Jackson un regista dal piglio antico di artigiano, che allo stato orgasmico del parossismo motorio l’horror più sanguinolento. Nella danza dei cervelli che esplodono si rivede qualcosa del genio di Harryhausen. Finché, come avveniva nell’età d’oro del cinema, il genere "presta" Jackson ad un tipo di cinema del tutto diverso. Lo strenuo "labor limae" produce le forme ripulite di Creature del cielo (là dove imparammo ad odiare Kate Winslet), pellicola stilisticamente impeccabile ancorché percorsa dal solito, inquietante spirito visionario. Un Jackson lo si riconosce a prima vista. Anche ripulito dal sangue. Anche risucchiato da Hollywood, e impegnato a coniugare Ghostbusters e Casper per ottenere Michael J. Fox e l’allusivo Sospesi nel tempo. Ora Jackson orchestra un carrozzone di vaste proporzioni, che nel nome di Tolkien coniuga proprio i due elementi più cari all’autore, l’orrore e la fantasia. Quale romanzo può dirsi più fantasmagorico, panottico, omnicomprensivo, ed insieme percorso da sottili affluenti di paura e sense of humor del Signore degli Anelli. Luogo libresco ove confliggono sentimenti e paure ancestrali, e un campionario di esseri variamente umani che farebbe felice qualsiasi fattore di effetti speciali. Ecco perché la pazzia di Jackson ha un metodo. Moltiplicato per tre capitoli.