Forza Juve

Quello che Blanc non dice...


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  Editoriale di P. CICCONOFRI del 29/07/2009 9.17.35 Quello che Blanc non dice...   fonte www.giulemanidallajuve.com  Sul numero di luglio di Hurrà Juventus, G.Gattino dedica spazio ad un’intervista da lui stesso realizzata a J.C. Blanc dove si magnifica il lavoro svolto negli ultimi tre anni. Mi sono divertita a rivedere l’intervista, aggiungendo via via delle domande che avrei voluto fare a Blanc.Introduzione di G.Gattino«Un viaggio quello di Blanc alla guida della Juventus, nel corso del quale la squadra ha percorso tutte le strade del calcio: dai sentieri di provincia (qualcuno ricorda Rimini o Crotone?) alle grandi autostrade europee (Londra, Madrid, San Pietroburgo), incrociando in questo viaggio i giudizi severi dei giornalisti e l’impazienza dei propri tifosi.» Signor Gattino sicuro che siano state percorse proprio tutte le strade? Forse Blanc, e con lui tutti quelli che lo hanno accompagnato in questo viaggio, hanno dimenticato che il “navigatore” era già impostato su un’unica destinazione: “vittoria”, e il percorso era chiaro e ben tracciato. A volte capita di dover scegliere quale strada percorrere per raggiungere la meta: quella più corta, la più breve, strade principali... Mi pare che a furia di cercare strade secondarie ad oggi, dopo tre anni, Blanc non sia ancora arrivato alla vittoria. Impazienza? No, solo una precisazione, perché la promozione in serie A e l’accesso in Champions League vengono presentate come vittorie, ma in realtà non lo sono. Ufficialmente la gestione Blanc ha -2 alla voce titoli.«Il percorso è lì, davanti agli occhi di tutti: un terzo e un secondo posto in Campionato, due qualificazioni in Champions League, uno stadio – unico in Italia – in fase di costruzione, un bilancio – unico tra le grandi società italiane – che prevedibilmente chiuderà in pareggio, e nel pieno rispetto nei piani approvati dal Consiglio di Amministrazione.» Si, abbiamo chiaro il percorso. Quello che non è chiaro è perché sia così necessario farsi vanto di situazioni che la Juventus non deve solo ed esclusivamente al lavoro di Blanc. Lo stadio? Mi sembra che Blanc abbia ereditato un progetto portato avanti dalla vecchia gestione. Il bilancio? Mi sembra che la Juventus abbia sempre garantito conti in ordine, anche senza ricorrere agli azionisti. Intervista a Blanc«Al di là del lato tecnico, sotto gli occhi di tutti, di Lui mi ha colpito il modo in cui ha lasciato il Werder Brema, l’affetto che ha voluto restituire ai tifosi che l’hanno sostenuto per anni. In particolare ho apprezzato il fatto che si sia impegnato fino all’ultima partita, malgrado avesse già firmato con noi…»Ma cosa la sorprende? Un professionista è tale proprio per l’impegno che mette anche in funzione della squadra, come appunto nel caso di Diego, e magari non soltanto per tagliare un traguardo personale.A questo proposito, viene spontanea una domanda proprio a lei: Dottor Blanc, nel 2006 perché ha scelto di non impegnarsi per la “squadra” Juventus? Perché non l’ha difesa? Pensa che non sarebbe stato apprezzato dai tifosi questo gesto dal nuovo AD?«…con il suo comportamento mi ha dato l’impressione di essere una persona leale…»Pensa che il suo approccio al mondo juventino possa essere definito “leale”? Ricordiamoci ciò che la Juventus ha perso…«A Pavel va tutta la nostra riconoscenza come campione e come uomo»Nonostante gli attestati di stima e le offerte per rientrare all’interno del mondo juventuno, Pavel sembra voler rifiutare questa possibilità. Proprio oggi, dalle pagine di Tuttosport, leggiamo ancora un “no, non entrerò a far parte dello staff di Ferrara” . Non le sembra strana questa decisione, soprattutto dopo aver rifiutato la possibilità di vestire la maglia dell’Inter proprio per il suo essere Juventino?«Proviamo a dirlo in modo chiaro, una volta per tutte: la nostra organizzazione è perfettamente adeguata a gestire una società di calcio di successo. Per essere più esplicito: in tre anni il Cda non ha mai rallentato o rimandato scelte decisive, anzi ha sempre permesso alla Juventus di lavorare con efficacia e tempestività nell’interesse degli azionisti e dei tifosi…»Scelte decisive. Proviamo ad elencarle e proviamo a valutare quali sono state le conseguenze, positive e negative.«In realtà tutte le scelte che abbiamo fatto in questi anni erano coerenti con il nostro progetto. »Qui ci siamo un po’ persi. Qual è questo progetto? Al suo insediamento ha parlato di un piano quinquennale: siamo ancora in questa fase o il progetto ha subìto una variante?«Abbiamo sempre affidato la squadra ad allenatori in grado di valorizzare i giovani: è stato così con Deschamps prima e con Ranieri poi. »Rapporti non idilliaci comunque. Con Ranieri c’è un contenzioso in corso e Deschamps ha preferito andarsene, rimanendo fuori dal calcio per due anni. Poi, quella frase del francese – “troveranno uno che si adegua” –, con la quale ha salutato i tifosi juventini, è sempre lì…Pare di capire che Ranieri si fosse invece "adeguato" anche a raggiungere un piazzamento UEFA da allenatore della Juventus. Insomma, sig. Blanc, Ranieri si era adeguato al piano quinquennale e non ha accettato un cambiamento di rotta? Inoltre, non tutti i giovani hanno visto questa valorizzazione: Criscito e Palladino sono al Genoa, Giovinco, forse il più rappresentativo e talentuoso e molto amato dalla tifoseria, non sembra abbia molto gradito l'operato di Ranieri…«Abbiamo voluto sfruttare al meglio le capacità professionali già presenti nella nostra struttura, perché siamo convinti che consentire alle persone di crescere e al tempo stesso di continuare a lavorare con i propri colleghi e collaboratori aiuti a lavorare meglio…»Questa dichiarazione contrasta un po’ con altre decisioni. Molte persone, già presenti all’interno della gestione sportiva della Juventus del 2006 sono state invece allontanate. Forse perché troppo vicine alla precedente struttura?«Non devono chiedersi che cosa la Juventus può fare per loro, ma quello che loro possono fare per la Juventus.» Tanto per restare sull'invito di Kennedy, cosa ha fatto la Juventus per Lei e cosa invece Lei ha fatto per la Juventus?«In Italia colpi come quelli di Diego non se ne sono visti…»In prospettiva, ottimo investimento. Vedremo se sul campo confermerà le aspettative. Lei crede davvero che questo acquisto possa fare dimenticare le operazioni degli ultimi anni, non tutte propriamente felici, che ancora oggi pesano nella gestione della squadra? «Il ritorno di Cannavaro è stata un’operazione mediatica, che porta con sé la possibilità di valorizzare un giovane di grandi prospettive come Lorenzo Ariaudo, che siamo molto felici di far crescere.» Operazione mediatica non da tutti capita e accettata. Una parte della tifoseria organizzata ha contestato la decisione della società e la scelta del giocatore. Pensa che per Cannavaro, sia nel 2006 che nel 2009, sia stata imboccata l’unica strada percorribile?«…a parità di valore – tecnico ed economico – preferisco un giocatore italiano perché sono convinto, e non da oggi, che l’Italianità sia nel DNA della Juventus. Questa squadra, con la sua storia e con il suo futuro, è un patrimonio dell’Italia, uno dei suoi simboli più amati, una delle espressioni di maggior successo del Paese.» Storia e futuro, quindi unica Juventus. Perché avete permesso di cancellare due anni di storia di quella che lei definisce “una delle espressioni di maggior successo del Paese”? Il patrimonio dell’Italia non andava preservato?«…il calcio è ancora un mondo senza regole… apprezzo il libero mercato ma a patto che le regole siano chiare e condivise da tutti… Il mondo del calcio, a livello europeo, non applica le stesse regole: dal trattamento fiscale al livello di indebitamento, ogni paese fa storia a se. L’Uefa deve stabilire delle regole e farle rispettare. Altrimenti il risultato è uno squilibrio sul mercato che falsa la inevitabilmente la competizione.» La Uefa ne parla da diverso tempo, soprattutto Platinì ne ha fatto un personale cavallo di battaglia. Ma come aiutare e sostenere l’iniziativa? Ad un certo punto occorrono fatti concreti più che una logica teoria.«Se giocassimo tutti con le stesse regole, il campionato sarebbe più divertente, perché sarebbe più competitivo.» Questa affermazione presuppone che qualcuno non stia giocando nel rispetto delle stesse regole. Non sarebbe il caso di farlo presente e spingere affinché ci sia una vera uguaglianza?«E’ chiaro però, che per avere i bilanci in ordine la Serie A potrebbe trovarsi nelle condizioni di rinunciare a qualche campione.» Parla del Milan e dell’Inter? E se queste operazioni non bastassero per avere bilanci in ordine, accetterebbe comunque ancora di gareggiare, pur non partendo tutti dalla stessa posizione?«La competitività di un campionato si raggiunge con investimenti sulle infrastrutture e sul settore giovanile. In Italia è mancato questo lavoro ed è normale che ora si faccia fatica, ma se il calcio italiano si mette a lavorare bene i risultati non tarderanno. Forse è da mettere in conto un periodo di transizione, in cui la distanza da altri paesi potrebbe aumentare… La Juventus ha cominciato tre anni fa questo percorso e quando il nostro stadio sarà ultimato saremo pronti ad affrontare nuove sfide prima degli altri. Basti pensare che quest’anno con l’acquisto di Diego e l’avviamento dei lavori per lo stadio, chiuderemo il bilancio in pareggio. »In casa Juve, infrastrutture ed investimenti nel settore giovanile sono stati sempre fiori all’occhiello. Tre anni fa ha portato avanti un percorso già avviato, sia per lo stadio, il cui progetto fa capo alla vecchia gestione, che per il settore giovanile. Quest'ultimo da molto tempo si conferma su un ottimo livello, così da permettere di finanziare il mercato e di creare l’ossatura per la prima squadra. Perché ci dimentichiamo sempre di specificarlo?La situazione è chiara e l’augurio è quello di riavere presto una Juventus vincente, ma di tutti.Si parla spesso di rispetto. Ciò che vorremmo è il rispetto per i tifosi e per la storia della loro squadra, non soltanto con l’utilizzo di belle parole o frasi ad effetto, ma attraverso fatti concreti.