Creato da paolotopphysio il 04/01/2010

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Mosca 1980. Los Angeles 1984. Il network Top Physio muove i primi importanti passi agli inizi degli anni '80, in concomitanza con le Olimpiadi, durante le quali presta assistenza fisioterapica agli atleti italiani. Esperienze significative nel mondo dello sport professionistico, spaziando nelle diverse discipline e sviluppando metodiche che ad oggi consentono di assistere professionalmente i campioni dello Sport.

 

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FOCUS SULL'OSTEOPOROSI

Post n°30 pubblicato il 02 Luglio 2010 da paolotopphysio
 

L’osteoporosi è una condizione in cui lo scheletro è soggetto ad un maggiore rischio di fratture, in seguito alla diminuzione di massa ed alle modificazioni della microarchitettura delle ossa. Le forme più diffuse sono postmenopausale e senile. La diagnosi di osteoporosi si effettua misurando la densità minerale del tessuto osseo attraverso la DXA (dual X-ray absorptiometry ndr) del collo femorale. Un’ indagine DXA di screening è raccomandata per tutte le donne dopo i 65 anni, mentre nelle più giovani e nei maschi, l’esame è giustificato solo in presenza di fattori di rischio come menopausa precoce, immobilità, terapie mediche croniche con steroidi ecc. La prevenzione dell’osteoporosi riveste notevole importanza e si basa prevalentemente sulla correzione di fattori di rischio come l’inadeguato apporto di vitamina D e calcio, sospensione del fumo e attività fisica. Si raccomanda di svolgere un minimo di moto (camminare almeno 30 minuti al giorno), in modo da migliorare la massa ossea e ridurre così il rischio di caduta e frattura. Per quanto riguarda la terapia medica, l’utilizzo di farmaci non appare giustificato in assenza di osteoporosi. I farmaci attualmente più utilizzati sono gli inibitori di riassorbimento come i bifosfonati, gli etrogeni, il calcio e la calcitonina; gli stimolanti formazione come il paratormone e i farmaci ad azione eterogena (ranellato di stronzio, vitamina D ed anabolizzanti). Ogni caso deve essere attentamente valutato dal medico specialista, allo scopo di definire il percorso terapeutico da intraprendere.

 
 
 

FASCITE PLANTARE: DIAGNOSI, CURA E TRATTAMENTO

Post n°29 pubblicato il 22 Giugno 2010 da paolotopphysio
 

Una patologia micro-traumatica che colpisce fascia plantare e strutture perifasciali. Costituisce circa il 9-10% di tutte le patologie del piede ed è anche causa del dolore al calcagno. Le indicazioni del Dott. Alessandro Caprio per mettersi a riparo da eventuali ricadute: “Scarsa attenzione al decorso post-operatorio e ripresa affrettata dell’attività sportiva possono risultare controproducenti”.

 

Dott. Caprio, cosa si intende per “fascite plantare”?

“Il termine “fascite plantare” si riferisce ad un processo infiammatorio del cosiddetto “legamento arcuato”, una fascia fibrosa che coinvolge la zona mediale del calcagno, estendendosi anche ai legamenti delle dita dei piedi. La fascite plantare può manifestarsi a livello del calcagno (fascite plantare prossimale ndr) ed a livello del mesopiede (fascite plantare distale)”.

Quali le cause all’origine di questa patologia?

“ La fascite plantare può essere causata da modificazioni degenerative del legamento arcuato, connesse a microtraumi ripetuti. Quest’ultimi, gettano le basi per l’infiammazione ossea (periostite ndr) da trazione, micro lacerazioni ed anomalie biomeccaniche del piede”.

Quali altre patologie possono accompagnarvisi?

“Come accennato, possono verificarsi anomalie biomeccaniche del piede: calcagno varo o valgo, brevità del tendine d’Achille, dismetria degli arti, segni di artrite infiammatoria sistemica, piede valgo o cavo. Senza dimenticare fattori del calibro di fratture da stress del calcagno ed intrappolamento del nervo plantare”.

Che rapporto esiste tra fascite plantare e basket?

“Si tratta di una patologia con larga incidenza tra gli sportivi in genere. Il basket è sostanziato da particolari gestualità tecniche, movimenti, contatto fisico e salti; dinamiche che possono indurre ad una rottura dell’aponeurosi plantare o dei flessori brevi delle dita”.

Con quale sintomatologia si presenta?

“La fascite plantare si manifesta con graduale dolore all’interno del tallone, responsabile di una deambulazione alterata. In caso di rottura della fascia plantare ed in condizioni di sovraccarico, si avverte un dolore acuto, simile ad uno strappo. Non sono rintracciabili segni sintomatici come arrossamento cutaneo e tumefazione”.

Che genere di trattamento viene privilegiato?

“Purtroppo, questa patologia non garantisce una guarigione spontanea. Nell’immediato, il trattamento prescritto prevede l’applicazione locale del ghiaccio, affiancato da talloniera in silicone, in modo da mitigare gli urti. In questo contesto, diventa fondamentale il ruolo dello stretching: va ripetuto quotidianamente poiché in grado di raggiungere risultati eccellenti nell’80% dei casi. Allo stretching può coniugarsi la terapia fisica (tecar in modalità resistiva, massaggi, ultrasuoni, laser), l’uso di plantari, infiltrazioni locali di anti-infiammatori ed esame del passo (baropodometria ndr). La terapia conservativa contempla anche la tecnica delle infiltrazioni con Fattori di Crescita (PRP)”.

In quali casi viene disposto un trattamento di tipo chirurgico?

“Laddove la terapia conservativa non riesce ad assicurare una buona guarigione, si rende necessario l’intervento chirurgico, basato sul c.d release della fascia plantare, ovvero tagli che consentono rilascio ed allungamento della fascia plantare. L’intervento avviene in anestesia locale e può essere praticato in duplice maniera: per via endoscopica ed a cielo aperto”.

L’apporto della chirurgia garantisce la piena guarigione oppure possono sorgere complicanze?

“Molto spesso questa patologia comporta delle ricadute, dettate da scarsa attenzione al decorso post-operatorio. Anche una ripresa affrettata dell’attività sportiva, senza alcun rispetto per i tempi necessari al recupero, può risultare decisamente controproducente. In caso di ricadute, l’unica soluzione percorribile è sottoporsi ad un nuovo intervento di liberazione della fascia plantare”.

www.topphysio.it

 
 
 

EVENTI TRAUMATICI: DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA

Post n°28 pubblicato il 24 Maggio 2010 da paolotopphysio

La distorsione della caviglia è uno dei fenomeni maggiormente riscontrabili in ambito sportivo. Ai fini della guarigione viene osservato il protocollo PRICE.
Il diktat del Dott. Alessandro Caprio: “È essenziale un accurato esame clinico per evitare diagnosi errate, in modo da non trascurare eventuali lesioni associate”.


La distorsione della caviglia, nota come “storta”, costituisce uno degli eventi traumatici maggiormente frequenti tra gli sportivi. Si tratta di un’alterazione permanente che interessa l’articolazione. Nella maggior parte dei casi, la torsione è esterna. Nel basket, disciplina fondata su salti, corsa e cambi di direzione, questa patologia ha una notevole incidenza, mettendo a repentaglio movimenti e prosieguo dell’attività sportiva.


Dott.Caprio, ci descriva il meccanismo alla base della distorsione.
“Dal punto di vista tecnico, la distorsione consiste nella trasmissione di una forza all’arto, in grado di eccedere i limiti di resistenza delle strutture capsulo –legamentose. Nell’85% dei casi, la distorsione avviene in inversione (supinazione ndr), con il piede che si piega verso l’esterno, con conseguente lesione per i legamenti esterni della caviglia. Tra questi, il legamento peroneo astragalico è quello statisticamente più colpito”.
Quali gli aspetti sintomatici?
“Dopo una lesione, il legamento va incontro spontaneamente ad una sequenza di fasi riparative, contrassegnate da sanguinamento, comparsa dell’ematoma, proliferazione di fibroplasti e deposizione di collagene”.
Nel basket l’incidenza di questa patologia è assai alta. Per quale motivo?
“Gli eventi traumatici che riguardano la flesso-estensione sono molto ricorrenti tra gli sportivi. Nel caso dei giocatori di basket, le cause vanno rintracciate nelle dinamiche interne alla disciplina stessa, incentrata su corsa, salti e cambi di direzione. Occorre rimarcare come una distorsione mal curata possa essere causa di abbandono della pratica sportiva”.
Che genere di esami vengono effettuati in sede diagnostica?
“È essenziale un accurato esame clinico per evitare diagnosi errate, in modo da non trascurare eventuali lesioni associate. Tutto ciò consente di eseguire esami strumentali mirati”.
Che tipo di trattamento osservare?
“In caso di distorsione della caviglia, ci si affida al protocollo PRICE, acronimo inglese così sintetizzabile: Protection, Rest, Icing, Compression, Elevation. In questo senso, la mobilizzazione precoce può favorire il corretto orientamento delle fibre e pronta guarigione”.
Indicazione chirurgica. Quando si rende necessario operare?
“Generalmente, in presenza di atleti professionisti o soggetti giovani, si tende a prediligere la riparazione diretta e dunque, il ricorso ad intervento chirurgico, in modo da accelerare il processo di guarigione e ridurre drasticamente la percentuale di recidive. Inoltre, il trattamento chirurgico è particolarmente indicato quando la caviglia risulta instabile ed alle lesioni capsulo-legamentose si accompagnano lesioni cartilaginee”.
Quale tecnica viene privilegiata?
“Di sovente, la chirurgia si avvale del trattamento artroscopico, particolarmente utile laddove vi siano danni cartilaginei, presenza di corpi mobili ed impingement ossei e dei tessuti molli. Ad ogni modo, il successo del trattamento chirurgico non può prescindere da valutazione diagnostica e clinica, capace di stabilire l’esatta entità della lassità presa in esame”.

 
 
 

SPORTCLUB: LESIONI TENDINEE E FATTORI DI CRESCITA

L'intervista alla Dott.ssa Maria Teresa Pereira, pubblicata sulle pagine del Magazine Sportclub (Maggio 2010)

http://issuu.com/sportclub/docs/sportclubmagazine2010

 
 
 

IL TRAUMA CORRE SUL PARQUET: LESIONI MUSCOLARI ACUTE

Giocatori di basket fermati da lesioni muscolari acute. Cause, patologie, quadro sintomatico, diagnosi e rieducazione funzionale. Il Dott.Lucchetti in ottica prevenzione: "Il consiglio è quello di evitare condizioni di gioco estreme, curando la specificità della fase di preparazione atletica".

In uno sport come il basket, e più generalmente nell'attività sportiva, capita di incappare in un evento accidentale comunemente denominato "strappo muscolare". Dietro questo termine, si celano diversi fenomeni lesivi, differenziati sulla base del meccanismo di lesione posto in essere. Pertanto, avremo lesioni dettate da trauma diretto (contusione muscolare) e da trauma indiretto (allungamento passivo del muscolo), particolarmente frequente nelle dinamiche di corsa e salto. Contratture, elongazioni,distrazioni e rotture: la categoria delle lesioni acute comprende un vasto numero di patologie. La gravità della lesione, spazia dal I° al III° livello, a seconda della quantità di fibre lese durante il trauma. Ovviamente, una diagnosi precisa non può prescindere dall'ecografia e, in seconda battuta, dall'ausilio RM.

Dott.Lucchetti, nel caso dello sportivo, quali sono le cause alla base del meccanismo di lesione?
"Nello sportivo, la lesione muscolare può essere indotta da un eccessivo allenamento, con conseguente sovraccarico del muscolo. L'intenzione di base è quella di incrementare la qualità della performance, con il rischio di oltrepassare soglie di tolleranza accettabili. Il risultato prevedibile è l'infortunio".
Come vengono differenziati i diversi tipi di lesione?
"Vengono distinte lesioni per trauma diretto ed indiretto. Nel primo caso, siamo in presenza di una contusione muscolare, con grande incidenza nelle discipline sportive ad alto tasso di contatto fisico (basket, calcio e rugby). Il danno deriva dall'urto violento ad opera di un agente esterno. Nel secondo caso, invece, il trauma dipende dall'improvviso allungamento passivo del muscolo. Un fenomeno che si riscontra in quelle dinamiche caratterizzate da corse e salti"
Come viene compresa e diagnosticata la gravità di una lesione?
"La gravità di una lesione muscolare dipende dalla quantità di fibre lese durante il trauma. In questo senso, è possibile distinguere lesioni di I°livello (con interessamento di poche miofibrille), fino ad arrivare a lesioni di III°grado, con interessamento subtotale del ventre muscolare. Una corretta diagnosi, passa inevitabilmente dall'ecografia e dagli approfondimenti tramite RM".
Con quale quadro sintomatico?
"La sintomatologia di una lesione muscolare è legata all'entità della stessa. In genere, si riscontra dolore acuto che mette l'atleta nell'impossibilità di compiere il gesto atletico e lo costringe all'interruzione della pratica sportiva. Spesso, questo trauma, si accompagna ad uno stravaso ematico, visibile in superficie soltanto in un secondo momento".
Traumi diretti. Un cenno in chiave prevenzione.
"A dire il vero, non è possibile prevenire traumi diretti. Ad ogni modo, la conoscenza dei fattori di rischio, legati ad affaticamento muscolare, traumi pregressi ed alterata propriocezione, costituisce un notevole vantaggio. Il consiglio è quello di evitare condizioni di gioco estreme, curando la specificità della fase di preparazione atletica".
Proiezione sul campo. L'atleta si accascia al suolo dopo un duro impatto. Come intervenire nell'immediato?
"La prima misura da adottare in campo è naturalmente la sospensione dell'attività, a cui segue l'applicazione del ghiaccio sulla regione interessata e fasciatura compressiva per ridurre lo stravaso ematico. A distanza di 12 ore dall'evento traumatico, si procede ad esame ecografico, al fine di definire il trattamento adeguato"
Quali sono i tempi di recupero stimati?
"Innanzitutto, l'atleta deve osservare un periodo di riposo di circa 7 giorni, al termine del quale, intraprende un trattamento fisioterapico e di rieducazione funzionale che, salvo imprevisti, lo riporterà in campo nel giro di 7-10 giorni. Più complessa, invece, la gestione delle lesioni di II°grado: il tempo globale di recupero si attesta tra i 45 ed i 60 giorni".

 
 
 

TUTTI I VANTAGGI DELLA FISIOTERAPIA DOMICILIARE

Il servizio di Fisioterapia Domiciliare di Top Physio rappresenta una soluzione confortevole ed economica, che risolve al paziente problemi legati al traffico ed alla mobilità, eliminando eventualmente anche i costi del parcheggio. Se siete già in possesso di prescrizione medica, potete iniziare la terapia nel giro di 24 ore. In caso contrario, sarà fissata una visita con un nostro medico specialista presso il vostro domicilio.

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