Solo contro tutti

Giorgio Ferrini


Domani avrebbe 67 anni Giorgio, a parer mio il più grande capitano della Storia del Torino.                         Si lo so, tutti penseranno che abbia dimenticato Valentino Mazzola, il capitano del Toro più forte di sempre ma non è così.                             Mazzola è stato certo grandissimo ma era facilitato dai tempi, era un'altra epoca quella, dove tutto era più semplice e più genuino.                                Il calcio professionistico stava muovendo i suoi primi passi, l'Italia era reduce dalla guerra, si girava in bicicletta e non c'erano tante balle nella testa della gente, e  neanche in quella dei giocatori.                                       Era più facile creare un cameratismo, un' amalgama nello spogliatoio, un gruppo unito tanto in campo quanto fuori, tra tanti ragazzi alla buona era più semplice diventarne il capo carismatico.                                  Per Giorgio non fu così lui diventò il capitano del Toro per sedici anni, solo perché era Giorgio Ferrini.                           Quando penso al Toro, al Toro che vorrei io penso a Lui.                          Lui è il simbolo di tutti i valori ai quali siamo affezionati e per i quali siamo tifosi di questa Squadra.                   Lui è il condottiero che vorremmo in campo oggi e sempre, Lui è quello che manca negli spogliatoi come giocatore, come allenatore o come dirigente.                                        Giorgio era il logico erede di Valentino, il discendente diretto dei mitici di Superga, l'uomo che seppe imparare cosa vuol dire essere del Toro e che seppe insegnarlo ad una generazione di giovani granata.                    Fu un esempio per attaccamento, la sua scheda parla di 566 presenze in campo  ma non dice di quello che fu soprattutto fuori, una voce da ascoltare, una guida da seguire, un padre che sgridava e che sapeva coccolare.                             I compagni di squadra più giovani lo temevano se non rigavano dritto, ma sapevano che in campo erano sotto la sua protezione, chi si azzardava a toccarli duramente in maniera gratuita, con Giorgio non la faceva franca di certo.                                                  Quando allo stadio gridiamo "Vogliamo undici leoni!", in realtà intendiamo undici Ferrini!                                      E se fossimo stati più fortunati, se il destino come sempre, non fosse stato tanto gramo da portarcelo via alla vigilia dello scudetto del 76, del suo scudetto!, oggi sotto la sua guida ed il suo esempio,quegli undici leoni in campo li avremmo sempre.                                             Giorgio era la grinta del Toro, era l'anima, il cuore e i polmoni del Toro, era la lotta, la fatica, il sudore dell'umile e del grande, era colui che non si dava mai per vinto, era quello che non mollava mai.                                      Si è piegato solo alla sorte, perché non ha giocato lealmente con lui, come gli eroi di mille battaglie, ha lottato fino all'ultimo, come ha sempre fatto e come sempre dovrebbe fare un capitano e a maggior ragione un Capitano del Toro.