Creato da: miraggiogranata il 21/08/2006
Il Toro....uno stile di vita.

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4 Maggio 1949
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Legge matematica.

I numeri hanno sempre più peso nella nostra società, noi stessi siamo numeri e non più persone, e se vite semplici come le nostre sono a loro legate, figuriamoci quelle più complesse di coloro che fan parte di mondi più complessi.

11 8 11 34 36 41 non è una giocata del superenalotto, è la logica conseguenza dell’esonero di Franco Lerda.

Il penultimo ormai, allenatore del Toro, arrivato quest’estate, per portare la squadra nella categoria di competenza, tramite un gioco divertente, offensivo, vincente.

11 vittorie ed altrettante sconfitte, 8 pareggi, 34 reti segnate e 36 subite, per un totale di 41 punti, sono invece il bilancio disastroso di 30 gare disastrose.

Lerda è l’allenatore che avrei voluto al Toro, a vita, una persona semplice, onesta e pulita, tifoso granata da sempre, ma che alla luce dei risultati, è stato obbligatorio sostituire.

Si parla ora dell’ennesimo fallimento di Cairo, e comprendo che, quando le cose non vanno sia logico incolpare chi è ai vertici, ma penso altresì che la parola “fallimento” debba ricordare molte cose a chi critica con odio preconcetto.

Chi di noi non avrebbe scommesso su questo allenatore che, nella scorsa stagione, ci ha inflitte 2 sconfitte su 2, chi, visto all’opera Colantuono, avrebbe pensato ad una sorte peggiore?

Lerda ha fatto male, come tutti i suoi predecessori hanno fatto male, perché, a mio parere, non hanno capito che essere il Torino, oggi, non conta nulla, che non si scende in campo già sull’uno a zero a favore, solo perché si indossa una maglia storica.

Ragionare, pensare, immaginare, in questi termini, porta un allenatore, a mettere in campo la squadra in maniera supponente, a giocare come in altre piazze mai, neppure si sarebbe sognato.

Difensori senza la giusta grinta, terzini che fanno le ali, che non marcano e non sanno marcare, attaccanti che non tornano a difendere, e un centrocampo formato da un troppo esiguo numero di uomini.

Il Toro non è il Brasile dei tempi eroici e, neppure i tifosi devono sognarlo così, è il disastro totale se questo, è il progetto di chi siede in panchina.

Lerda, doveva pensare in maniera opposta, costruire, o meglio, non distruggere l’intelaiatura già esistente, aggiungere qualche tassello operaio ad una squadra operaia.
Immaginate se a Pestrin e Barusso, fossero stati affiancati De Vezze e De Feudis, sarebbe bastato acquistare un uomo d’ordine e il centrocampo, non avrebbe avuti rivali.
Invece no, ciò che funzionava, andava annullato, cambiare tutto per dimostrare di essere i vati del nuovo, per inventare, per stupire, per fare cose alternative, senza capire che il calcio è sempre lo stesso e, sempre, risponde alle medesime regole.

Il calcio è la cosa più semplice ma, le cose semplici non vanno di moda, per cui non sono attuabili, anche se alla fine dei conti pagano sempre.

In serie B, si lotta, si corre, si fa uso della grinta, a maggior ragione dovrebbe farlo chi, come il Toro, fa di essa, la prerogativa imprescindibile.

Lerda ci ha stupito con la zona franca, per gli avversari, non con la zona semplice, naturalmente, faceva marcare a zona persino sui calci di punizione, e, infatti, ogni calcio piazzato avversario, significava una rete subita.

L’allenatore cuneese, non è riuscito a dare un gioco alla squadra, non si è mai visto un movimento armonico della stessa, mai, si è visto uno schema ed un disegno tattico.

E’ mia convinzione, che Lerda, avesse in mente di giocare in una certa maniera ma che sia stato “costretto" a giocare in un’altra, del tutto incompatibile col suo credo calcistico.
Dico costretto, e penso a Bianchi, il centravanti non è adatto al gioco palla a terra di Lerda, e quest’ultimo, lo avrebbe volentieri lasciato in panchina, ma come avete potuto vedere, nella partita col Pescara, metterlo in pratica ha dato luogo a fatti di dubbio gusto.

Un allenatore che non può fare autonomamente la formazione, perché il giocatore escluso si ribella, o perché la piazza non è d’accordo con la sua scelta, è un allenatore con le ore contate.
E’ inammissibile che succeda questo, a maggior ragione, se accade dopo l’unica vittoria ottenuta con due gol di scarto, non si può lavorare così, non si può che fallire, in una piazza così.

Cerchiamo di esser onesti e togliamoci la benda nera sugli occhi, diciamolo una volta per tutte, senza la paura di cantare fuori dal coro, Bianchi, sarà pure una bravissima persona, un ragazzo perbene, e tutto ciò che volete ma, è un calciatore mediocre.

E’ l’uomo in più se servito con palloni che gli arrivano telecomandati sulla testa, ma un uomo in meno in tutte le altre fasi di gioco.

Diventa un peso per la squadra, e lo è stato in molte partite, quest’anno, Lerda lo sapeva, ma non poteva, né estrometterlo, né fare un tipo di gioco a lui congeniale.

Che l’allenatore non avesse potuto farlo, o che non sapesse farlo, non mi è dato capirlo, ciò che è incontrovertibile è la realtà dei numeri che dicono di uno dei peggiori attacchi della serie cadetta.

Se non ci fossero pressioni esterne insostenibili, un’aria pregna di disfattismo, una stampa sempre pronta a criticare ed una parte di tifoseria becera ed incompetente in materia, non si spiegherebbero gli insuccessi di ogni allenatore si sia seduto sulla panchina granata.

Ora questa panchina, è per una dozzina di partita di Papadopulo, del quale nulla voglio dire, perché ormai ho persa pure la speranza, mi limito ad osservare, e quel che verrà, verrà.

 
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