Tranche de vie

We are all berliners! (J.F.Kennedy)


Se Monaco e Heidelberg hanno rappresentato il diversivo dal trauma aristotelico per Ludovico, Berlino lo rappresentò per me rispetto alla fine della relazione con Richie. A dire il vero, il viaggio a Praga -prima tappa- e Berlino era già stato programmato tempo prima le luttuose vicende sentimentali dei due pellegrini il cui destino era stato così violentemente violento, mi permetto una cacofonia allitterativa che, però, accentua ancor di più lo stato d'animo con cui si partiva. Per Ludovico si trattava, inoltre, del primo viaggio in aereo e tante furono le raccomandazioni di tenergli stretta la manina per la paura. Da buon amico lo feci ma con poco impegno in verità: mi addormentai, come mio solito, dopo pochi minuti dal decollo.Visitammo la Praga turistica non facendoci mancare nulla. Una guida non avrebbe potuto fare e dare di più. Oltretutto già conoscevo la città. La sera fu, invece, una scoperta anche per me. Andammo in un gay-pub -Drake's- con annessa darkroom. Esperienza assolutamente indimenticabile: non tanto per me -più avvezzo a simili luoghi- quanto per Ludovico. In realtà, il vero divertimento consisteva per me nell'osservare il mio compagno di sventure. Come un micino curioso si aggirava nella darkroom quasi annusando -senza doppi sensi: in questo caso mi riferivo alla metafora felina- tutto e tutti. Fortunatamente o sfortunatamente, dipende dai punti di vista- non vi era gran folla dal momento che, proprio quella sera, vi era un incontro di calcio della squadra nazionale ceca: ergo froci in giro ve ne erano ben pochi. Vi risparmio i dettagli di un paio di incontri al Drake's avuti (anche se qualcuno, forse, si lamenterà della mancanza di tali particolari ma tant'è): io con tale George e Ludovico con un Inglese ultrasessantenne. In realtà, su quest'ultimo rendez-vous -nulla ci sarebbe di male circa la differenza di età- qualcosa devo dire. Fu comico il fatto che, pur parlando poco l'Inglese, Ludovico si spaccio per britannico ma, sfortunatamente per lui, come su accennato, l'altro lo era davvero e si mostrò alquanto divertito e stupito e curioso di sapere quale ancestrale e dimenticato idioma perduto il mio compagno di merende parlava.. Tra le altre serate spicca quella al Pinocchio's. A dire il vero qui fu calma piatta ma la racconto per un semplice particolare. Ogni tanto ballavano dei bonazzi che secondo me non avrebbero affatto sfigurato nei film della Bel-Ami ma, per il resto, gli stessi baldi e muscolosi giovani facevano gli escort a incartapecoriti emuli della mummia di Tutankhamon. Nulla da eccepire, per carità, contro gli attempati signori ma la stonatura visiva e fisica era quantomai evidente. Sibelius e Stockhausen erano nulla, all'orecchio non avvezzo alle dodecafonìe, al confronto anche se certamente questi ultimi due non stonavano. A questo aggiungiamo, poi, che gli stessi lords facevano quasi fatica a tenere su le gambe tanto decrepiti erano: figuriamoci "il resto" e figuriamoci pure se riuscivano a far sollevare "il resto" altrui.Berlino è sempre stata per me un punto interrogativo. Il giudizio su quella città da parte di amici si era sempre diviso tra positivo e negativo. Decisi di occuparmene personalmente.Per quanto abbia detto che le mie "fuitine" sui, anzi mei, generis salutarie servivano a farmi distrarre dai disastri cardiaci, questo non implicava affatto che stessi in hotel da mane a vespro in funzione di un uso, anzi di uno sfruttamento vero e proprio notturno e continuo del mio apparato riproduttivo. Certamente non voglio nascondermi dietro ad un dito -possibilmente quello medio ahaha- dicendo che gli organi uro-genitali non fossero sottoposti ad una tayloriana catena di montaggio -permettetemi di dire che mai metafora fu in modo più efficace usata- ma è altrettanto vero che la mattina alle 09.00 suonava la sveglia per la colazione per poi visitare la città. La reggia di Sanssouci a Potsdam, la torre della Televisione, a piedi dalla Brandeburger Tor alla Alexander Platz percorrendo tutti gli oltre due chilometri della Unter-den-Linden senza dimenticare musei, parchi e chi più ne ha più ne metta. Insomma, per dirla tutta: ero un Berlinese: vivevo la città di giorno e di notte. E se il giorno era stancante, la notte non lo era da meno. Spero non mi chiederete perchè: sapete: non sono bravo a disegnare ma basta andare nei bagni di qualsiasi stazione ferroviaria o in un Autogrill autostradale: lì potrete farvi un'idea che possa, forse, ma non ne sarei così sicuro, aiutarvi a comprendere a cosa mi riferivo. Insomma, parafrasando l'arcinota frase di J.F.Kennedy, iniziai a sentirmi Berlinese.