Creato da: marco69fg il 25/12/2008
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I soldi asciugano molte lacrime ma non assicurano la felicità

Post n°9 pubblicato il 05 Febbraio 2009 da marco69fg

La canicola ferragostana era al suo culmine. Dopo un frugale pasto, pronto a ritemprarmi allungando le mie stanche membra nel lettuccio, controllai la posta elettronica il giorno di ferragosto, per l'appunto, esattamente 500 anni dopo la fine del Concilio di Trento. Mi arrivò un messaggio da parte di un tipo che si complimentava con me per il camaleonte che avevo sul braccio. La foto che avevo messo sul sito mi ritraeva, in effetti, in Madagascar con il suddetto rettile che passeggiava su uno dei miei arti superiori. L'approccio fu pertanto curioso anche perchè in un sito per determinate persone che amano determinate cose, anche indipendentemente dal sesso, ci si poteva aspettare tutt'altro che questo. Lo scambio di messaggi continuò per tutto il pomeriggio finchè si decise di scambiarsi gli indirizzi MSN. Le informazioni personali portarono così alla scoperta che Richie -tale era il suo nome -o, per lo meno, quello per cui il simpatico lettore lo deve conoscere- era nato il giorno dopo il mio: stesso mese e stesso anno. A questo si aggiunga che il tipo di cui sopra era uno strafigo: almeno per i miei canoni di bellezza. Il secondo passo fu quello di incontrarsi, dopo ormai essersi visti in cam, la domenica successiva nella vanvitelliana città campana: alle 07.00 -orario dell'Europa Centrale- presi il bus di linea che dal Tavoliere andava all'ombra del Vesuvio dove Richie mi attendeva fremendo fremente. Se era bello in cam, dal vivo...beh lasciamo stare: era stupendo. Aggiungiamo -concedetemi ogni tanto un plurale maiestatis- che l'accento campano aumentava, vieppiù, l'appeal del bel ragazzo. Si andò in giro per mercatini e fu una mattinata alquanto divertente. Ad un certo punto, in auto, mantenni la promessa fattagli qualche giorno prima: gli presi il viso e lo baciai. Fu un bacio tenero e veloce. La cosa finì lì. Mentre si andava in auto alla ricerca di un ristorante, iniziai a notare un certo nervosismo e un notevole rallentamento della velocità di crociera specie quando ci si avvicinava a piazzole di sosta. Dopo averne superate alcune, Richie si fermo ad una, non spegne il motore, si gira verso di me...e mi bacia....wow. Bacio tenero e veloce. Solo in quel momento mi resi conto, con l'auto che quasi tentennava a camminare, che le piazzole di sosta eran ostate sfogliate come una margherita a primavera: quanto sforzo Richie dovè evidentemente fare su se stesso per quel bacio. Ci fu, poi, il ristorante. Successivamente si fece un altro giretto dirigendoci verso la città dove mi attendeva il bus che mi avrebbe riaccompagnato al mio ovile. Ci fermammo nuovamente e, stavolta, i baci furono assolutamente voluti, decisi e appassionati. Chiesi a Richie se si rendeva conto cosa quei baci, quelle carezze e quegli sguardi stessero ormai a significare. Se sapeva a cosa si andava incontro: era l'inizio della nostra relazione.

Devo puntualizzare alcune cose: Richie Rich è nome inventato -come ormai sapete, cari lettori- ma lo stesso nasconde, non troppo, l'essenza della verità : è ricco come Creso. La famiglia è  di antica nobiltà affatto decaduta i cui investimenti finanziari, i possedimenti, la cultura e gli studi fatti -nessuno vive di rendita  e tutti i fratelli lavorano- non hanno che contribuito ad aumentarne, se possibile, il benessere. Gli stessi regali che Richie fa sono paragonabili alla ricchezza posseduta: per quanto mi riguarda ho avuto un paio di pantaloni il cui prezzo superava i 500 euro; egli stesso, poi pentitosi in quanto mai indossati e di cui si accusa di aver butatto i soldi dell'acquisto, ne comprò un paio di pitone da oltre 5000 euro. Vuol sì così colà dove si puote ciò che si vuole e non più dimandar. La nostra relazione continua anche se, per motivi pratici, ci si può solo vedere solo il fine settimana. Senza dubbio questo ha contribuito, purtroppo, a minare la stessa. Il giorno della ricorrenza dei morti di novanta anni dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale in Italia, ci fu la conclusione. Fu un dramma senza precedenti per me. Fu la prima volta che piansi per un uomo. Fu, senza alcuna ombra di dubbio, il mio primo grande amore: quello che non dimenticherò mai e che per sempre conserverò e custodirò nel mio cuore.

Continuiamo, a tutt'oggi, a sentirci e a dimostrarci affetto tanto per la persona -la reciproca stima è assolutamente intatta- quanto per la seppur breve esperienza sentimentale comune.

Breve appendice: il titolo di questo capitolo si riferisce, in realtà, proprio a tale chiosa finale. Richie, dopo di me, conobbe Mao, un ragazzo più giovane di lui e per il quale, letteralmente, perse il ben dell'intelletto ma, forse per la differenza di età, gli interessi, i progetti e, probabilmente, per tante altre ragioni, tra alti e bassi la relazione instaurata è durata circa un annetto fino alla fine, purtroppo per Richie, dolorosa. In questo caso, il bel Casertano per cui io avevo perso la testa, rimase solo, come me, e innamorato. I soldi asciugano molte lacrime ma non danno necessariamente la felicità.

 
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L'attività passiva di un genio

Post n°8 pubblicato il 31 Gennaio 2009 da marco69fg

Terminata, a malincuore, la relazione con il focoso teutonico -checchè se ne dica dei Nordici- fui contattato dal  Dottor Barnard. Bella persona, di gradevole aspetto, un po' delicatuccio, qualche accenno di effeminatezza. Trentenne, un genio, laureato in medicina con specializzazione in ingegneria ossea: tanto attivo con la mente lavorativa quanto passivo con quella affettiva. Ci si frequentò per circa un mese quando mi comunicò che sarebbe dovuto andare a Houston, per una ricerca alla NASA.


Voglio ben mettere in evidenza che, a parte, naturalmente, il nome, quel che ho detto riguardo l'attività del Dottor Barnard è assolutamente la verità.

Il nostro rapporto non è mai stato di grande trasporto: mi aspettavo qualcosa di più da una simile persona ma, come spesso accade, nell'ambito "letterario", inteso come "lettereccio", il caro dottore era assolutamente succube. Quando intendo "succube", voglio far comprendere che uno yorkshire avrebbe potuto tranquillamente avere la meglio su di lui.

Di solito, quando ci si pensa a letto con qualcuno, si può fantasticare su molte cose ma, in questo caso, per me era impossibile. Il dottore era uno zerbino ai miei ordini e desideri: la sua passività sessuale si era impadronita della personalità pertanto io, nelle sue parti intime, non potevo toccarlo in quanto io "solo attivo potevo essere", perfino nel non toccarlo. Mi ero, ormai, trasformato in eterosessuale: povero me che depravazione! ahahahah, senza poi considerare che la terminologia da utilizzare doveva praticamente essere dedotta dal Devoto-Oli senza alcuna deriva verso termini più o meno volgari per quanto fossero pure lì menzionati: si parlava quindi di pene, ano, testicoli e così via e guai a menzionare altro. Ebbene, mai era capitato in vita mia: mi addormentavo durante l'amplesso o la scopata -adesso posso dirlo senza tema di essere sgridato. La sua trasferta americana contribuì enormemente a creare quel distacco che, in coincidenza con la conoscenza del protagonista del prossimo capitolo, sfociò nella naturale sua conclusione.

 
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Deutscland uber alles: Frank Haessler

Post n°7 pubblicato il 25 Gennaio 2009 da marco69fg


25 gennaio

Deutschland uber alles: Frank Haessler

A maggio di 216 anni dopo lo scoppio della Rivoluzione francese, su un sito internazionale ormai non più esistente, in una "stanza" di persone che hanno certe passioncelle -leggasi feticismi- incontrai Frank. Nato in Germania nella neckeriana città tra la Foresta Nera e l'Assia, cresciuto sull'Elba e, di conseguenza, abituato ad una vita gay sia diurna che notturna particolarmente vivace, si trasferisce, in funzione del lavoro -accompagnatore turistico di gruppi tedeschi- in un piccolo paesino della provincia di Trento, sul Lago di Garda.

Dalle foto, dalle parole, dalle idee, Frank rispecchia in tutto e per tutto il mio ideale di uomo. Mi avventuro, perciò, ad un incontro preliminare con lui che, vivendo da solo, poteva senza problemi ospitare anche in funzione di una sua omosessualità mai nascosta ad alcuno.

Bastano davvero pochi istanti che scoppia la passione. wow. Tra lamenti e ruggiti leonini sono ben poche le cose che in quei giorni riusciamo a fare fuori del letto. Anche quando si usciva per passeggiate o servizi, si faceva in fretta per poi tornare subito a casa a fare altro. Voglio specificare che il termine "altro" non si riferiva ad attività casalinghe quali lo spolverare o il ramazzare a terra. Sì, magari lo si faceva anche ma, in tal caso, non avrei usato il termine "ramazzare".

Con sommo dolore, i giorni di vacanza erano finiti


 
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L'importanza di chiamarsi (non) Stronzo

Post n°6 pubblicato il 20 Gennaio 2009 da marco69fg


Questa breve digressione tra un capitolo ed un altro serve a precisare un po' il mio carattere. Per carità, di difetti ne ho a iosa e su e-bay a venderli farei affari d'oro ma ho anche, bontà di Madre Natura, qualche pregio.


Qui il dibattito tra favorevoli e contrari potrà tranquillamente iniziare sul fatto che una persona debba o non debba, anzi, possa o non possa essere "stronza".

Iniziamo a descrivere gli "stronzi". Dicasi "stronzi" quelli a cui non interessa poi tanto in quali condizioni lasciano il tapino, magari, anzi solitamente, ancora innamorato. Sono quelli che non solo "fanno il danno" ma poi pretendono, come nulla fosse, di rimanere amici, di finire, insomma, la questione a "tarallucci e vino". Sono quelli che "per amor di sincerità" prima ti investono con un TIR, poi ti dicono che dovevano farlo per forza e per il nostro bene perchè ormai non ci amavano più. Questo, però, lo fanno guardando dallo specchietto retrovisore dopo averti investito. E se noti che si sono fermati, mentre tu sulla strada ti stai leccando le ferite, non è per poi curarti ma solo perchè stanno raccogliendo il prossimo autostoppista.

Veniamo, ora, ai non-stronzi. Sono quelli che si fanno in mille, che si "azzerbinano" quasi al loro compagno, che lo amano senza se e senza ma, sono quelli che soffrono. Mi annovero tra questi ma mi piacerebbe spesso essere un insensibile o quantomeno uno "freddo" capace di farsi scorrere addosso l'acqua senza neanche rimanere umido. Mi spiace, altrettanto spesso, di avere un cuore, di preoccuparmi, di voler bene perfino quando vedi la persona che ancora -purtroppo oserei dire- ami con un altro e proteggerla, senza che lui lo sappia, da infamie, pericoli e minacce. Se non avessi fatto questo -e se ancora non lo facessi- probabilmente -e lo dico con fondate certezze- ci sarebbe stato un suicidio per disperazione. Sinceramente non so per quanto tempo questo potrà ancora andare avanti: anche io non sono d'acciaio ma ficnhè potro, di nascosto, lo proteggerò. Credo, purtroppo, di non essere stronzo come vorrei: sono il tipico Gemelli ascendente Gemelli. Se lo fossi non avrei perdonato Pino Silvestre, non lo avrei invitato insieme agli amici Ludovico il Moro e Diego Diamante a venire con noi in giro per pub e discoteche. Invece l'ho fatto e ho perfino visto che tra Pino e Ludovico ci stava una forte attrazione ma altrettanto li avevo messi in guardia dal tentare minimamente di mettersi assieme: i loro caratteri sono diametralmente opposti. Ma, come spesso accade, la Natura selvaggia ed animalesca ha preso il sopravvento: la loro relazione è durata tre giorni tre, settantadue ore ed è terminata con una reazione gastrointestinale per la quale Pino si è terrorizzato di aver preso chissà quale malattia -manco il raffreddore si trasmette con simile velocità- e Ludovico a difendersi quasi che non aveva fatto nulla ma che era stato un "arancino di riso" il probabile colpevole. Conclusione una amicizia rotta nel peggiore dei modi. Quando si incontrano, ancora adesso a distanza di vari anni, al massimo si dicono "ciao" per quanto Pino, al suo solito, cheiede sempre informazioni agli altri per sapere di Ludovico e se parla di lui -tipica manìa di persecuzione di cui ho sopra accennato.


 
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Correva l'anno

Post n°5 pubblicato il 11 Gennaio 2009 da marco69fg

L'aroma di Pino Silvestre
Ci si avvicinava di gran carriera alle gioiose festività del Natale cristiano. Le temperature erano decisamente al di sotto della media stagionale con frequenti acquazzoni, nuvolosità sparse e nebbie in Val Padana. Quell'anno  -tanto per intenderci erano passate 87 primavere dalla disfatta badogliesca caporettiana,- proprio in funzione delle basse percezioni epidermiche ai rigidi rigori del vento siberiano che inopinatamente soffiava, credo sinceramente, senza rendersene conto, anche sulla Capitanata invece che nelle jacute lande, decisi di acquistare un nuovo computer. Voi, dipietramente, mi chiederete: "Che c'azzecca?". Altrettanto io preciserei: "Per il freddo!". Perchè mettersi ad arronzare su Via Galliani o inviare fermo-posta letterine alla "C'è posta per te" per trovare l'anima gemella quando il signor Bell mi ha messo a disposizione, seppur a pagamento, uno strumento che mi permetta di evitare raffreddature?
Con la mia scarsa conoscenza dell'internetto mondo frocio, inizio ad iscrivermi, profilarmi, loggarmi, loadare foto e chi più ne ha più ne metta.
In quanto carne fresca, pur con i miei quasi 35 anni a decorrere dallo sbarco di Armstrong, iniziai ad attirare le mosche sul miele. Inciso: leggasi "mosche" gli affamati di sesso, di morbose curiosità e quant'altro; "miele" in quanto me stesso medesimo sottoscritto, povero "curioso" del mondo gay, semivergine di tutto.
Tal Luigi03, nickname di tutto rispetto ed assolutamente anonimo e inoffensivo all'apparenza, fedele come i Carabinieri dal momento che ad anni di distanza fieramente viene utilizzato, mi contatta. "Cazzo!" -con decenza parlando- mi dico "manco sono arrivato che subito faccio colpo...!". Il mio ego si rinvigorisce. L'estasi amorosa in realtà dura pochissimo considerato che il buon Luigi03, dopo essersi dipinto come morigerato adoratore delle beltà maschili, chiede al sottoscritto di indossare (sic) per lui perizoma e tanga -non insieme ovviamente. Per quanto il mio deretano sia assolutamente degno della lingerie summenzionata, confortato vieppiù dalla mancanza di peli superficiali e da una gradevolissima leggiadria tipica delle pelli dei neonati tale da dargli l'appellativo di "pelle di pesca", non mi sembrava il caso di provvedere all'incauto acquisto della biancheria richiesta. Pertanto, sdegnato, ma mantenendo il mio british aplomb, declinai l'invito suggerendo al buon uomo di soddisfare le sue curiosità presso altri lidi più accondiscendenti; ergo, lo mandai "a fanc..".
Tra alti -pochi- e bassi -molti- venni contattato da tale Pino Silvestre. Il nome era tutto un rinfrescante programma da Arbre magique per abitacolo FIAT. Si decise per un appuntamento anche perchè il ragazzo, pur essendo notevolmente più giovane di circa 13 primavere del sottoscritto, sembrava affidabile ed era inutile tirarla per le lunghe. Ci si incontrò una mattina a ridosso dell'Epifania  sessant'anni dopo la bomba di Hiroshima in stazione a Foggia. Arrivai un po' prima del mio solito in stazione -dato il mio pendolarismo lavorativo- proprio in funzione dell'incontro. Il fanciullo mi confessò che il suo vero nome era Leone e mi ritenni fortunato: Pino non mi piaceva proprio -chiedo scusa agli eventuali lettori di nome Giuseppe, Beppe, Peppe a Papa Peppino Ratzinger et similia. Fui abbastanza entusiasta dell'incontro da promettergli, per il nostro successivo rendez vous, un bacio. Diciamo che da quel momento le cose hanno poi seguito il noro normale decorso di una coppia che si conosce e decide di "mettersi insieme".
Una breve premessa: ho sempre odiato gli incontri clandestini in auto. Non discuto che le necessità spesso spingano a soluzioni di "incontri appartati" in automobili, monovolume, jeep, autoarticolati, Ape Piaggio e qualsiasi altro mezzo con tre o più ruote ma, fortunatamente, tanto la mia fantasia quanto le mie condizioni familiari hanno consentito di portare i miei fidanzati a casa. Non vivo solo ma i miei genitori sono sempre stati comprensivi. Certamente ho evitato di raccontare che gli incontri erano il normale seguito di un contatto on-line e le scuse -qui la mia fantasia docet- sono sempre state assolutamente credibili.
Torniamo a Pino Silvestre. Con la nobile scusa di dare ripetizioni di Inglese, il mio boyfriend, tutti i sabato pomeriggio veniva a casa: dieci minuti di Inglese e poi da una Lingua all'altra...scusate la volgarità. Ho dei genitori distratti o comprensivi: pensate come volete. La relazione va avanti per tre mesetti..anche quattro. Ci permettiamo anche un lungo weekend a Roma -per inciso mio regalo per compleanno e per primo esame universitario della mia dolce metà. Il problema di quest'ultimo, però, aveva un senso di inferiorità non tanto reale quanto psicologica: non avendo grandi disponibilità finanziarie -come se poi io fossi la filiale della banca d'Italia- Pino tendeva ad essere con le persone in un certo senso aggressivo: non tanto con me quanto con gli altri Il timore di sentirsi inadeguato sia economicamente sia culturalmente sia dal punto di vista dell'aspetto fisico -per quanto non fosse un "brutto": che dovrei dire io allora?- lo portavano ad una difesa nel parlare che spesso sfociava in veri e propri attacchi verbali che rasentavano l'offesa. La relazione terminò subito dopo la Pasqua cattolica dello stesso anno che, in quel determinato caso, cadeva attorno alla data del mio Santo. Il tomo, senza eccessivamente crearsi problemi, mi disse che aveva perso interesse in me. Grazie. Molto gentile. La superficialità dei suoi ventidue anni fu ora palese: chiamato a ricamare di fino, il taglialegna mostrò le sue umili origini. Nulla toglieva, però, che egli volesse conservare l'amicizia, che si uscisse assieme e, se il caso, magari lo riaccompagnassi a casa la sera -egli senz'auto nè patente a venti chilometri da Foggia...cerrrrtooo che accettavo. Beh, l'anello al naso ancora non lo avevo. Con l'Innominato misi, però, ahimè, troppo spesso anche quello. Purtroppo sono un non-Stronzo.

 
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