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Tre buone ragioni per comprare il Mucchio di Novembre


La prima ragione è la copertina dedicata a Tex, cui segue all'interno un lungo articolo omaggio al personaggio creato da Gian Luigi Bonelli (Padre) e al suo editore, recentemente scomparso, Sergio Bonelli (Figlio). Se siete cresciuti, come il sottoscritto, con gli albi del ranger texano, non potrete che apprezzare.La seconda ragione è una bella intervista di Carlo Bordone ai Walkabouts. Lo ammetto subito e candidamente: conosco poco e male il gruppo di Seattle. Eppure l'articolo di Bordone, una delle firme migliori del Mucchio (la mia preferita) è appassionante, divertente e far venir voglia di approfondire. Le cose sono subito chiare: "Inutile far finta di niente. I Walkabouts, per il sottoscritto, non sono una band come le altre. Non sarà il massimo della professionalità dichiararlo in apertura di articolo, ma pazienza". E' anche (e soprattutto) per la passione trasparente di chi lo fa, che vale la pena di leggere il Mucchio. L'intervista è piena di cose interessanti, ricordi della scena grunge di inizio Novanta e accenni a quella che è la realtà musicale di Seattle in questi ultimi tempi, parecchio effervescente. Intervista che si chiude con la domanda di Bordone (cos'è che ha fatto andare avanti per trent'anni gente come voi?) e la risposta della band, da incidere a lettere d'oro nel posto che sapete: "semplice: siamo troppo stupidi per capire quando è il caso di smettere. A parte le battute, alla base di tutto c'è l'eterna insoddisfazione, una delle più grandi molle artistiche che esistano. E' la voglia di raggiungere quel suono che ti gira in testa, che sai di non aver mai posseduto, ma che prima o poi afferrerai".La terza ragione è il ricordo, a firma Liborio Conca e Claudia Durastanti, di David Foster Wallace, di cui è stato tradotto da pochi giorni per Einaudi il romanzo postumo, Il Re pallido. In aggiunta, alcune settimane fa, Minimum Fax ha mandato in stampa una intervista fiume con Wallace a opera di David Lipsky, risalente al 1996: Come diventare se stessi, il titolo del volume. Tra le altre cose, nel pezzo di Durastanti viene ricordata una recente intervista del Guardian con Karen Green, la moglie di DFW, intervista che potete trovare qui e che vi consiglio con tutto il cuore di leggere. Verrebbe voglia di tradurla tutta quanta, accidenti.Ragazzi, tutto questo, come altre volte in passato, solo per l'affetto e la riconoscenza che mi legano a una rivista che mi accompagna sin dall'adolescenza e che ha contribuito come niente altro a formare il mio gusto musicale.