Transmission

Dente - Almanacco del giorno prima


 
Francesismi: Al sottoscritto, perdonatemi il francesismo, Dente ha sempre fatto cagare e francamente non ho mai capito la considerazione da oratore aulico che tutta la critica unanime gli ha attribuito con i lavori precedenti, ma siccome non amo fare le crociate devo ammettere che questo disco mi ha spiazzato per la sua ispirazione. Diciamolo subito, “L’almanacco del giorno prima” è pieno zeppo di belle canzoni, che sono poi quelle che ci aspettiamo da un cantastorie, brani come Fatti Viva, Coniugati Passeggiare o Casa Mia sono malinconicamente ironici, tanto da trattare la debilitante materia delle separazioni con un sorriso sulle labbra, come una battuta tra amici pur incamerando la classica fitta allo stomaco. (da Troublezine)Ironia, ah, questa sconosciuta: L’Almanacco del Giorno Prima è senz’altro un buon disco, ben costruito, molto ben arrangiato, molto radiofonico se vogliamo, migliore di molta altra musica che si sente abitualmente in radio, ma a mio avviso non aggiunge niente rispetto alle produzioni passate di Dente, anzi, si priva di quella autenticità che contraddistingueva i testi e di quella straziante ironia che si riduce ad una ricerca forzata di giochi di parole che però non mi fanno più sorridere. Lascio ad animi più nobili del mio il compito di emozionarsi di fronte a parole come chi non muore si ripete, chi non vuole non si vede più. Io ci vedo solo la citazione di un proverbio e nulla di più. Aspetterò i live per poter sorridere ancora, sperando che Dente non abbia deciso di ammazzare la sua ironia anche sul palco. (da Rockambula)Opinioni non richieste: Mi piace pensare che Almanacco si riallacci al samba di Rette Parallele, in chiusura di Io tra di noi, suo album precedente, e riparta da lì. E' un Dente esotico, mai così estivo, pur conservando nelle pieghe dei testi parole tutt'altro che liete. La chitarrina acustica lasciata in un angolo, arrangiamenti curati, attenzione ai dettagli e molte belle canzoni (per altro, negli album di Dente non sono mai mancate, eh) che funzionano a dovere, anche quando necessitano di almeno due, tre ascolti. Gioiellino: Fatti Viva, con la sua malinconia retrò, clavicembablo e tastiere vintage: potrebbe stare in un album dei Calibro 35, colonna sonora di uno sceneggiato tv degli anni Settanta (e non è un caso che dietro la registrazione del disco ci sia, tra gli altri, Enrico Gabrielli). Anche i testi raccolgono il filo del disco precedente e lo allungano, continuano a dipanarlo. Già in quella sede l'ironia s'era stemperata, si mescolava a un'amarezza pacata, d'accento, che a ben vedere è sempre stata il tratto stilistico dell'autore, ora solo più affinato e calibrato. Del resto, l'abuso di ironia è malattia endemica di tanta produzione italiana dell'ultimo decennio, letteratura in primis. Quindi ben venga questa diluizione: restano i concerti per le scemenze. Con Dente sono di parte, lo ammetto. Ogni suo disco è un piccolo evento, richiama ricordi legati alle sue canzoni passate, sin da quel vecchio concerto del 2007 al Magnolia, in cui apriva per il povero Jason Molina. Da allora ne ha fatta di strada, incluso il contratto con la major RCA, le comparsate in RAI e il suo farsi musicista a tutto tondo. Insomma, un gran bel disco: avanti così.