Transmission

Young Fathers . Dead


 Pollice alto: L'atmosfera (nel disco) non è sempre rigorosamente cupa; i tre sanno perfettamente quando lasciar filtrare attraverso le fessure melodie attraenti. Questi intermezzi preservano il disco dall'essere rumoroso senza un motivo, e consentono ai momenti più veementi un tono più forte di quanto non sarebbe altrimenti. Non è ancora una piena maturazione del loro sound [...]; tuttavia, se 'Dead' fosse stato lasciato a stagionare abbastanza per perfezionarsi, non sarebbe l'ascolto accattivante che in realtà è. (This is fake DIY)Opinioni di cui si può far senza: Non ho una gran quantità di ascolti nel genere, ma arrischio un'opinioncella: gran bel disco di hip hop (e non solo). Rispetto ad altre produzioni di questo tipo, anzitutto s'apprezza, e molto, la breve durata delle tracce, tre minuti tutt'al più, come dev'essere, poco più di mezz'ora complessiva in luogo della consueta logorrea. Brevità=Intensità. Le parti ritmiche sono cazzutissime e spaccano di brutto. Nel pezzo iniziale, No way, un bizzarro drone sotto forma di cornamusa pare rendere omaggio alla terra in cui vivono i tre ragazzi di Edimburgo (benché due di loro siano di origine africana). Perché sì, Dead non proviene dalle paludi di NYC, ma dai bassifondi della città scozzese. Album che non perde mai il tiro, resta alto e interessante, chiude con un curioso canto corale tutto soulful: nel mezzo, quella sorta di hip hop disturbato, frammisto a raffiche di rumori e interferenze sonore d'ogni genere. Ottimo.