Transmission

Caribou - Swim (2010)


Aprite la finestra in uno a caso di questi orrendi giorni invernali zuppi di pioggia e di nebbia e mettete lo stereo a palla su Sun, il secondo pezzo dell'album di Caribou _ ritmo ipnotico dai mille riverberi, testo, ahem, minimale (praticamente il titolo ripetuto ininterrottamente) _ e qualcosa, ne sono più che certo, accadrà (non fossero altro che le urla risentite del vicino). Male che vada, vi sarete fatti un viaggetto techno-psichedelico. Swim conquista pezzo per pezzo, soprattutto nelle parti dove la base poliritmica prende il sopravvento (formidabile trittico centrale con Bowls, Leave House e Hannibal), e seduce come una polverina iridescente gettata sulla vostra/nostra testa dal balcone. Dietro lo pseudonimo Caribou si cela Daniel Victor Snaith, trentenne di origini canadesi con la passione per la matematica e la musica elettronica, e residente da tempo a Londra. Caribou è una delle sue due manifestazioni fenomeniche, la seconda essendo Manitoba, abbandonata intorno al 2004, il tempo necessario a produrre un paio di album acclamati dai patiti di elettro stranezze. Swim non si esaurisce nei quaranta canonici minuti di musica, ma merita ascolti che permettano di approfondirne le complicate trame sonore. Ha, tra le altre cose, delle intro azzeccatissime che colpiscono ai polpacci (si veda in particolare il già citato trittico centrale) e si chiude su uno dei pezzi migliori, Jamelia, che ospita la voce di Luke Lalonde dei Born Ruffians.Merita, anche se non siete dei patiti del genere, come del resto il sottoscritto.(Poche settimane fa ne è uscita pure una versione remix, che è ascoltabile in streaming direttamente qui )Gradimento: 7SitoWikiMetacriticOndarockIndie for bunniesIndie-rock