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Big Joe and Phantom 309

Post n°164 pubblicato il 05 Novembre 2011 da syd_curtis
 

 

E' in notti di pioggia come questa che mi torna in mente la sera in cui il vecchio Tom suonò da Emma's sulla quarantanovesima. Tra i brani che apprezzammo di più, una canzone di Red Sovine, del 1967, intitolata Phantom 309. Racconta la storia di un vagabondo e di un fantasma. Quella che segue è la mia disinvolta traduzione. Presto, una Bud gigante al tavolo 7!

 

Mi capitò di tornare sulla costa est,
alcuni anni fa, giusto per guadagnarmi qualche dollaro,
come tutti quanti, sapete come vanno queste cose.
Ma i tempi si fecero duri e mi beccai una buona dose di sfiga,
mi stancai di vagabondare,
e presto ripresi la via della mia vecchia città.
Feci qualche miglia con l'autostop,
nei primi due giorni,
e credetti di poter essere a casa nel giro di una settimana,
se la fortuna m'avesse tenuto botta.
Ma la terza notte restai a piedi,
accanto a un crocevia freddo e isolato,
e mentre la pioggia cominciava a cadere,
stanco, affamato, infreddolito,
vidi le luci di un vecchio autotreno
illuminare la collina.
Avreste dovuto vedere il mio sorriso,
quando sentii il rumore dei freni ad aria compressa.
Mi arrampicai verso la cabina di guida,
pregustando il tepore che ci avrei trovato.
Beh, al volante, al volante sedeva un uomo enorme,
credo pesasse almeno duecento chili
a giudicare dalla maniera in cui mi tese una mano da gigante
e disse con un ghigno
"Big Joe è il mio nome
e questa bestia si chiama Phantom 309."
Gli chiesi perché avesse chiamato il camion in quel modo,
ed egli si voltò verso di me e disse
"Perché non c'è autista, su questa linea o in altre,
che possa dire senza vergognarsi di aver visto
qualcos'altro che non siano i fanali di coda di Big Joe e del Phantom 309."
Così viaggiammo e parlammo per la maggior parte della notte,
gli raccontai le mie storie e Joe mi raccontò le sue,
e fumai quasi tutte le sue Viceroys,
mentre Joe guidava come un forsennato,
e, ragazzi, il cruscotto era illuminato come
un vecchio flipper Madame La Rue.
Sino a che, misteriosamente o quasi, scorgemmo le luci
di un'area di sosta per camionisti,
e Joe si voltò verso di me e disse
"Mi spiace, figliolo, ma temo che tu sia arrivato,
vedi, ora devo fare una deviazione,
proprio là avanti."
E che io sia dannato se non mi lanciò una monetina da dieci,
e disse a bassa voce
"Entra in quel bar figliolo e fatti una tazza di caffè
alla salute di Big Joe."
E così, mentre Big Joe e il suo autotreno
svanivano nella notte
e non si vedeva in giro anima viva,
mi incamminai verso il bar
e ordinai una tazza di caffè nero dicendo
"Big Joe offre questo giro."
Subito calò nel locale un silenzio mortale,
si sentivano cadere le gocce del rubinetto della cucina,
e il barista impallidì.
"Che succede, ho detto qualcosa di sbagliato", chiesi con un mezzo ghigno,
"No figliolo, succede spesso", rispose,
"vedi, ogni autista qui dentro conosce Big Joe.
Ma lasciami raccontare che successe giusto dieci anni fa
sì, dieci anni fa, proprio laggiù,
a quel crocevia freddo e isolato dove joe ti ha raccolto.
C'era un bus stracarico di bambini
che tornavano da scuola
e se ne stavano proprio nel mezzo della strada
quando Joe raggiunse la cima della collina.
Sarebbe stato un massacro se Joe non avesse sterzato
finendo la sua corsa in un fosso.
La gente di qui dice che diede la vita per quei bambini,
e proprio quel freddo e solitario incrocio
fu la fine della corsa per Big Joe e per il suo Phantom 309.
Ma è divertente, sai, perché ogni volta che
la luna porta la pioggia, dicono che Big Joe si fermi
e dia un passaggio a qualcuno, proprio come lo ha dato a te.
Senti figliolo, -mi disse-, prenditi un'altra tazza di caffè,
offre la casa.
E vorrei che portassi con te questa moneta da dieci,
tieniti stretto questa moneta da dieci
proprio come fosse un souvenir,
un souvenir di Big Joe e del suo Phantom 309.

 

 
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LaDonnaCamel
LaDonnaCamel il 06/11/11 alle 00:17 via WEB
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