Tra parentesi

Post N° 105


Non riusciva a dormire. C’era qualcosa che lo faceva pensare…il caldo, che si era fatto sempre più intenso negli ultimi giorni e l’acqua dello stagno cominciava a diventare torbida e fangosa; il cucciolo, che stava crescendo e nell’ultima caccia non si era mosso al momento giusto, se non fosse diventato più veloce non avrebbe potuto procurarsi del cibo: doveva imparare. Ma non era quello il suo pensiero. Si girò e la vide che dormiva, nell’ombra…Che diavolo aveva quella bestia? Che stava facendo lui lì accanto a lei? Proprio perché la caccia era andata male avrebbe dovuto cogliere quell’occasione, bastava così poco. Le si avvicinò, con passo lento, senza far rumore il suo muso si accostò al suo collo…Poteva sentire il suo respiro caldo su di lei, e quel roco rantolio che proveniva dalla sua gola. Stava immobile, ferma, pensò che era l’unica cosa da fare in quel momento. Con gli occhi chiusi, impaurita si chiedeva quale sarebbe stato il suo destino nei prossimi minuti. Il rantolio si faceva più intenso, come un ruggito soffocato, e il respiro del leone le scorreva sulla schiena e sul collo e lei si sentiva sempre più agitata, sempre più in pericolo. Voleva farlo allora? Aveva dunque cambiato idea? Perché….o forse perché no….? La osservava, guardava quegli occhi grandi chiusi, con ciglia lunghissime, e si chiedeva che cosa sognasse in quel momento. Quando si era svegliata e lo aveva visto osservare il cielo aveva pensato che forse qualcosa era cambiato, ma non aveva voluto parlargli, poi il suo muoversi repentino l’aveva spaventata e fingersi addormentata era l’unica cosa che poteva fare, non ce l’avrebbe fatta a correre via, a scappare, non ora, non di nuovo. Continuava ad osservarla, quel curioso fragile animale che con forza aveva trovato il coraggio di stare in piedi accanto a lui senza avere paura. Lo rendeva inquieto, ma forse lui era sempre inquieto e l’apparente tranquillità di quella gazzella lo faceva star bene. Non sapeva cosa doveva fare, sembrava che l’osservasse, anzi che osservasse il suo respiro, che respirasse con lei. Alzarsi e scappare…restare e guardare negli occhi il leone per dirgli "Ora!". Ma intanto li teneva chiusi, stretti stretti e ascoltava il battito del suo cuore che si faceva sempre più veloce.Si chiedeva perché il cuore gli battesse così forte, perché quell’emozione di fronte a una preda …una facile preda. Gli bastava un secondo per affondare i suoi denti in quel collo sottile.  Le nuvole scoprirono la luna che si fece di un bianco luminoso e un rumore lo fece voltare. Domani forse….la notte era quasi finita. Tornò accanto allo stagno e si distese nuovamente sull’erba. Domani sarebbe stata più forte e pensò che avrebbe potuto correre via forse….domani.