Travelling Miles

Scorcio Mantovano


Appena arrivata. Ho un’ora solo per me e la citta’. Non ho dubbi: il Lago. Decido di portarmi dietro chitarra e portatile, e mi avvio. Attraverso piazza d’Arco (quante attese fuori dall’appartamento, quante grida, quanti giochi, quanti pettegolezzi, quanti scorni, quanti momenti, quante persone...) “Scusi Signorina, non ha la macchina, vero?” Sorrido: “No, mi spiace!” Proseguo in via Fernelli. Il portone con la targa “Nuova Scuola di Musica” che non e’ piu’ tale da anni, ma nessuno si e’ preso la briga di toglierla... anni di tran tran avanti indietro, di suoni, di prove, di volti, di insieme…Piazza Canossa, con la piccola edicola - qualcuno esce dalla chiesa, il Cafe’ e’ ancora li’, c’e’ un banchetto per la frutta, quante volte la “Ferrari” del Maestro (un ferrovecchio di bicicletta che nessuno gli avrebbe rubato :) ) parcheggiata qui...Entro in stato di flusso. Cammino e mi lascio attraversare da immagini, suoni, profumi passati e presenti, in un confronto che avviene in maniera talmente immediata che le due linee temporali paiono persino sovrapporsi, confondersi, generando una dimensione nuova, unica, particolare, soggettiva, esclusivamente mia... Quello che percepisco io, in questo momento, nessun altro puo’ percepirlo...Con andatura tranquilla, stato d’animo sereno, assorbito, attraverso la citta’...Via Verdi. L’ex Gulliver, la libreria, c’e’ ancora anche lei; il Piedigrotta: c’e’ ancora; il fornaio impregna ancora l’aria del mattino con il pane appena fatto; il via vai di gente a piedi e in bicicletta; “Salve Profe, come sta!” – e’ vero, qui ci sono i profe, non i prof! :DPiazza Erbe...Sant’andrea, il bar dello champagne quell’ultimo giorno al contempo triste e brioso, san Lorenzo... Mio Dio, quante volte sono passate di qua... quanti scenari, quanti frammenti dalla mia memoria entrano a far parte del mio montaggio estermporaneo...Incontro fugacemente lo sguardo di un passante, un signore sulla quarantina che passeggia con un marsupio stretto in vita; guardandomi esclama: “Quale incantevole visione! Buon concerto!”.Neppure questo mi scuote; sono troppo assorbita per schiantarmi di nuovo nella dimensione presente e troppo serena per irritarmi nel ricevere apprezzamenti non richiesti. Voglio prenderla bene. Ringrazio persino, e proseguo.La gelateria, Caravatti e le sue brioche del mattino, i portici di corso umberto, il cinema che non esiste piu’, “Follie”, il conservatorio, il Brol... – “Scusa!”Mi giro. Ancora lo stesso tipo tipo. “Scusa, volevo donarti questa – e mi allunga una splendida cartolina di Mantova, al tramonto, di sera, attorniata dai Laghi - Con la tua presenza, tu che attraversi cosi’ luminosa la citta’, con il tuo strumento, valorizzi il fascino di Mantova... volevo ringraziarti per questo!” dice tutto d'un fiato, in un italiano fluido ma con un non meglio identificabile accento straniero.Raffinato, l’abbordatore. Estrefatta, ma affascinata da questa bizzaria gentile, non grezza e volgare, ringrazio il mio ‘estimatore’.“Anche la tua andatura e’ armoniosa, equilibrata...!” ...Ossignore... e’ la reincarnazione di Dante e mi ha scambiata per la sua Beatrice?... ma l’ironia pertiene ad uno stato troppo pungente, troppo reattivo, in questo momento, per farsi strada nel cumulo soffuso di immagini e pensieri che mi affollano la mente. Non sono abbastanza pronta di riflessi per mettermi a ridere. Sembra che stia descrivendo un’opera d’arte. Come se un artista avesse appena individuato quel quid, in uno scorcio, che lo rende degno di essere immortalato. Mi sento lusingata e stordita: possibile che la mia serenita’ sia cosi’ tangibile, la mia dimensione cosi’ reale, da essere persino percepibile da altri?“Ma il tuo strumento, e’ un violoncello?”....Beh, ma ti ci stai mettendo di impegno per turbarmelo, questo stato grazia, o cosa?!“Ehm no, e’ una CHITARRA...”“Ah....allora aveva ragione mia sorella.Stai andando a un concerto?"Minchia ma CHE FILM che si e’ fatto sto tipo nella testa!! Ma pensa che stiano girando un film degli anni 50?!Spiego che mi porto dietro la chitarra perche’ e’ il mio strumento e vi sono affezionata, ma non sono concertista (notare che la custodia e’ di quelle stra mega campestri, morbida e con tascone, mica quella bella rigida e scura che si addice ad uno strumento da concerto......)“Ah, che bello! Quindi ti porti sempre dietro il tuo strumento! Bello Bello! mi immagino che ti capiti anche di andarci in bicicletta, con la chitarra in spalla"Da come ne parla temo che stia visualizzando un'immagino molto piu' soave di quella che prende largo nella mia mente; scoppio a ridere, ricordando le acrobatiche pedalate con il "lirone" in spalla, che ai tempi scatenava non poche esilaranti battute tra amici e conoscenti.Ce la contiamo su per qualche minuto, G. si presenta, mi lascia il suo indirizzo, prova a chiedermi il mio ma gentilmente declino e lui non se la prende minimanete, mi racconta che e’ qui ospite della sorella, che scrive libri e articoli, che ama le citta' d'arte e 'combatte contro il cemento che sta distruggendo i meravigliosi panorami italiani' (un pensiero per la zia Ody ;) )  scopriamo di essere tutti e due dalle parti di Pavia e lui ne approfitta per rimontare all’attacco e dire che allora assolutamente ci si deve proprio incontrare, prova a tirarmi dietro con loro, prima per pranzo, poi il battello – perche’ mantova va vista da li’, cosi’ si’ che e’ davvero valorizzata! – poi per cena, etc etc.Non e’ invadente, solo estrosamente insistente. Ci facciamo due chiacchiere su pavia, su mantova, poi mi ringrazia, mi fa ancora un complimento e se ne va.Rimango di nuovo sola, con la mia cartolina e il mio bigliettino scritto a mano, di fronte al Broletto. Li contemplo un po’ assente, ancora vagamente stordita. Sorrido, metto tutto nel marsupio e proseguo verso il Lago.