trilogia mentale

"SLUT WALK": "LA MARCIA DELLE PROSTITUTE"


QUANDO UN VESTITO NON GIUSTIFICA LO STUPRONon è passato molto tempo da quando una sera a cena con amici si affrontò l'argomento della violenza sessuale sulle donne ed in quell'occasione ci fu una persona di sesso maschile che, con molta convinzione, asserì  che in certi casi le donne sono corresponsabili della violenza subita adducendo questa sua affermazione al fatto che di sovente sono vestite in modo troppo succinto attirando in tal modo l'attenzione di qualche uomo che a digiuno da tempo ed in preda ad un irrefrenabile appetito sessuale, cedendo ad un istinto puramente animale, usa violenza alla malcapitata di turno che però se l'è cercata perché se magari fosse stata un po' più coperta nulla le sarebbe accaduto...
A pensarla così anche l'agente canadese Michael Sanguinetti  che durante una conferenza su prevenzione e sicurezza tenutasi lo scorso 24 gennaio alla York University di Toronto, teatro negli ultimi tempi di un'escalation di stupri, rivolgendosi alle studentesse ha pronunciato le testuali parole a seguire: "Qui si sta menando il can per l'aia. Mi è stato detto di non dirlo, ma io lo farò lo stesso: le donne dovrebbero evitare di vestirsi come puttane per non diventare vittime".Nel civile Canada, la frase ha indignato per il contenuto, e perché a pronunciarla è stato un uomo in divisa, uno che le donne stuprate dovrebbe difenderle e non giudicarle. Il capo della polizia di Toronto ha definito il pensiero del suo sottoposto "arcaico" ed ha preteso le pubbliche scuse che non sono bastate tant'è vero che le donne della città hanno deciso di fare di più. In cinque hanno fondato la "Slut Walk" letteralmente "La marcia delle prostitute" e, dalla prima camminata sotto le finestre del commissariato, attraverso la rete, da Facebook a Twitter, la risposta di migliaia di donne che datesi appuntamento in marzo a Toronto hanno dato il via alla prima marcia contro un pregiudizio che condizionerebbe  anche i sistemi giudiziari.Da qui la diffusione a livello internazionale. Uomini e donne, cortei di persone, molte delle quali reduci da violenze sessuali, che in Oriente come in Occidente protestano contro una  società che le criminalizza proprio per gli abusi subiti, si preparano a marciare a Chicago, Filadelfia, Los Angeles,Dallas, San Diego, Asheville, Buenos Aires,  Sydney, Reno, Austin, Stoccolma e molte altre tappe vi si aggiungeranno.Le prossime dopo quella ultima di Boston svoltasi il 7 maggio, sono: oggi 15 maggio  a Vancouver, Londra ed Amsterdam il 4 di giugno mentre il 19 giugno toccherà alla città di Seattle.La battaglia è quotidiana e corre, ancora una volta, in rete dove il movimento è attivissimo a partire dal sito web Slut Walk creato proprio per sensibilizzare sull'argomento. Le marce infatti si concludono sempre con seminari e consulenze mirate proprio a non criminalizzare le vittime di violenze. E sebbene l'episodio scatenante, sembra a questo punto passato in secondo piano, ha creato l'occasione, e l'indignazione necessaria, per prendere di petto il tema.Lo slogan della contestazione è chiaro:- Lo stupro non è colpa delle donne che "se lo sono andate a cercare".   E noi cosa faremo? Il movimento Slut Walk prenderà piede anche in Italia?...