trilogia mentale

LE "INASPETTATE" DIMISSIONI DI BENEDETTO XVI


Chiunque abbia visto Habemus Papam, straordinario film di Nanni Moretti, troverà nella sua trama un che di profetico con quanto accaduto oggi. Una pellicola in cui emerge forte il lato umano del cardinale prescelto per il soglio pontificio, con le sue debolezze e fragilità che "non sono un limite ma anche un pregio saper riconoscere" come disse lo stesso Moretti spiegando il significato del suo film.Sono le 11,46 dell' 11 febbraio 2013, quando l'Agenzia ANSA lancia il flash con il quale informa della decisone di Benedetto XVI di lasciare il pontificato. A pochi secondi di distanza le Agenzie Internazionali lo rilanciano e, in pochi minuti, lo sconcerto e la sorpresa che piombano sul Vaticano e l'Italia, invadono il mondo intero mentre scattano le verifiche d'obbligo.Il Papa lascia il pontificato dalle ore 20,00 del 28 febbraio lo ha annunciato personalmente in latino durante il Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto. "Sento il peso dell'incarico - ha detto Benedetto XVI -  lascio per il bene della Chiesa consapevole della gravità del mio atto dopo aver a lungo meditato su questa decisione.  Vi ringrazio di vero cuore per tutto l 'amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero e chiedo perdono per tutti i miei difetti."Queste poche parole, sconcertanti ma chiare, rimbalzano sui siti Internet dei principali giornali e tv del pianeta, dall'America all'Estremo Oriente e conquistano titoli cubitali e pagine intere. Il mondo del web, con Twitter principe dell'informazione, esplode subito con l'#hashtagPapa tra emozione, sorpresa e commenti a caldo fioccano anche le battute legate alle imminenti elezioni politiche italiane e l'annuncio della possibile neve su Roma.Un annuncio storico inatteso, "un fulmine a ciel sereno" commenta il Cardinale Sodano, una notizia tanto clamorosa quanto inaspettata eppure, un anno fa, Lucio Brunelli, giornalista del Tg2 e uno dei più autorevoli e attendibili vaticanisti aveva spiegato su Vita.it,  in un articolo titolato "Le dimissioni del Papa? Già scritte" perché l'ipotesi di lasciare il pontificato era perfettamente coerente con il profilo umano di questo Papa.Qui l'articolo in forma integrale:http://www.vita.it/mondo/religioni/papa-ratzinger-ecco-le-ragioni-delle-dimissioni.htmlLa conclusione dello scritto di Brunelli, profetica anch'essa (?),  è la seguente: "Tutto può succedere. L'unico scenario davvero poco realistico è quello di un Ratzinger pensionato che torna, da "cardinale anziano", a dirigere i giochi del prossimo conclave. Non rientra nelle regole della Chiesa, soprattutto non rientra nello stile di Benedetto XVI. Semmai un giorno compirà il grande gesto, statene certi, egli si renderà invisibile, auto segregato in un monastero di clausura."E difatti così sarà in quanto Benedetto XVI ha annunciato di voler proseguire la sua vita, dopo il ritiro a Castel Gandolfo dei prossimi giorni, in quella che era la sede del convento di clausura che Giovanni Paolo II aveva fortemente voluto all'interno delle mura del Vaticano.  Avremmo quindi due Papi in Vaticano di cui, uno, sicuramente e assolutamente non pronuncerà più una parola. La cosa ovviamente lascia alquanto incuriositi e stupiti.E' bene ricordare che la rinuncia al Pontificato è clamorosa ma non unica, il più celebre caso di rinuncia all'ufficio di romano Pontefice fu quello di Celestino V nel 1294, motivo per il quale è detto anche il "Papa del gran rifiuto", che portò alle elezioni di Bonifacio VIII. La storia è stata ingrata con Celestino, come lo è con tutti coloro che non la scrivono. Venne fatto passare, ma ancora oggi spesso è dipinto così, come un codardo e un incapace. Fu invece rivoluzionario e contro corrente e diede nuova forza e vitalità alla Chiesa di Roma. Quella scelta, discussa ancora oggi, forse, con l'abdicazione di Benedetto XVI, assumerà una prospettiva e un significato diversi.Curiosa coincidenza il fatto che, a far visita per la prima volta, nel 2009, al Pontefice del gran rifiuto fu proprio Ratzinger,  un gesto che oggi assume un significato nuovo. Era il 2009, a L'Aquila c'era appena stato il terribile terremoto che aveva raso al suolo la città. La visita papale del 28 aprile fa tappa anche all'interno della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, anch'essa in condizioni critiche. Quel giorno accade qualcosa che dai più viene considerato quasi inaccettabile. Papa Ratzinger entra nella Basilica, si pone di fronte alla teca con i resti di Celestino V e, togliendosi il suo pallio pontifico, lo depone sul cristallo. Un gesto di apertura nei confronti di un Papa controverso e bistrattato per la sua scelta di tirarsi indietro dai suoi doveri di pastore.Sebbene sia stato fatto Santo prima di Benedetto XVI la Chiesa ufficiale l'aveva tenuto nel dimenticatoio, oggi, a distanza di secoli (sono passati 719 anni), se ne torna a parlare e ci si chiede: "Che Ratzinger stesse pensando al passo di oggi già quel giorno a L'Aquila?".E', quest'ultima, una domanda senza risposta, certo è che quest'anno dall'uovo di Pasqua la Chiesa cattolica tirerà fuori un nuovo "Habemus Papam".