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Normalità cercasi


 Mai come in questo periodo abbiamo sperato, anzi agognato, la tanto disprezzata: normalità. Una normalità a volte fatta di gesti semplici, di abitudini scontate, di respiri profondi che, oggi, facciamo fatica a coniugare con la paura di essere vittime del contagio. Abbiamo avuto mesi per riflettere, capire, meditare ma stentiamo ancora una volta a riconoscere la nostra fragilità nascondendoci dietro le colpe di altri o parole che sono spesso piene di insano egoismo. Abbiamo capito (forse) che navighiamo a vista tutti “ammassati” sulla stessa barca e, poveri o ricchi, dobbiamo fare i conti con un nemico invisibile che colpisce senza distinzioni e vive dentro e con noi. Abbiamo perso il senso della socialità costretti al confinamento e a lasciare in soffitta abbracci, sorrisi, strette di mano. Sono rimasti gli sguardi, tristi, che bucano quelle museruole di stoffa e raccontano la solitudine di cui tutti siamo fatti e che fino a qualche tempo fa avevamo celato dietro il muro di una ipocrita aggregazione sociale. Infine, ci siamo abituati ai freddi numeri, a quei bollettini di guerra che ogni giorno ci ricordano che qualcuno non è più tra noi. Li osserviamo con sempre più distacco e meno consapevolezza di essere ciò che siamo: uomini e donne, fatti, una volta, anche di pietà e di compassione per l'altro. Il mio augurio per questa Santa Pasqua è quello di ritrovare in noi stessi la capacità di guardare gli altri e le cose del mondo con gli occhi di chi ha ancora voglia di risorgere dalle macerie della solitudine e trovare, con la speranza al suo fianco, una strada migliore da percorrere verso una auspicata maggiore umanità!   Buona Pasqua   Pietro