Per equilibristi

La fruttarola 2


 Ieri sera ho avuto la fruttarola a cena, non ho ovviamente cucinato ma in compenso ho speso un patrimonio in rosticceria. Ero partito con le migliori intenzioni ma poi ho abbandonato i culinari propositi pensando al casino che comportava cucinare per uno come me che lo sa fare a malapena. Lei è arrivata bella e allegra come la primavera, stavolta in gonna e con la seconda bottiglia di vino fregata al padre. La tavola era già bella che apparecchiata ma la creatura ha insistito per mangiare in mansarda sul tappeto, in mezzo ai cuscini, con la pioggia che batteva mescolandosi alle note dei Dirty Three. Una scomodità maledetta, dopo venti minuti avevo male al culo e alle gambe, dopo trenta avevo una gamba addormentata ma ho continuato a mangiare come se essere lì sul tappeto fosse stata la cosa che più desideravo in quel momento. Dopo la cena ci siamo tenuti un po’ di vino e ci siamo distesi ad ascoltare la pioggia e un disco di Spokane ad occhi chiusi. Gradevole atmosfera devo dire, la creatura era rilassata come mai l’avevo vista, non aveva paura né di me né dei silenzi, ascoltava la musica e ogni tanto diceva una cosa qualsiasi tipo “adoro il rumore della pioggia sul tetto” oppure “la pioggia mi dà un’idea di pulizia, pare che il mondo sia migliore quando piove”per proseguire con “adoro anche le nuvole, a volte cerco di scorgerci qualche figura e quando la scopro sono felicissima”. Ha confessato poi di aver tenuto per un periodo un diario nel quale scriveva tutto quello che le passava in mente sulle nuvole o frasi famose che le descrivevano. Mi ha chiesto se conoscevo qualche bella citazione sull’argomento e ho sfoderato senza esitazione un: “Fiocchi di cotone sporco di un ospedale senza pareti” del mio caro amico Pessoa. C’è rimasta un po’ male, non credo l’avrà inserita nel suo diario.