Tu e il Paradiso

San Bernardo di Chiaravalle (Fontaine-lès- Dijon, 1090 – Ville-sous-la-Ferté, 20 agosto 1153)


 San Bernardo di Chiaravalle, abate e Dottore della Chiesa, afferma in una delle sue numerose opere teologiche:  « I soldati di Cristo combattono sicuri le battaglie del loro Signore, non temendo affatto di peccare quando uccidono i nemici né di perdere la vita, in quanto la morte inferta o subita per Cristo non ha nulla di delittuoso, anzi rende più meritevoli di gloria… il soldato di Cristo uccide sicuro e muore ancora più sicuro. Giova a se stesso se muore, a Cristo se uccide… Quando uccide il malfattore, non deve essere considerato un omicida, ma, per così dire, un malicida… in occasione della morte di un pagano, il cristiano si gloria di quanto Cristo viene glorificato »Dunque, secondo Bernardo l'uccisione di un infedele, di un eretico o di un pagano non è da considerarsi come un atto criminoso: nihil habeat criminis (non c'è crimine). L'uccisione di un nemico della fede da parte di un soldato di Cristo non rappresenta un omicidio ma un "malicidio", ossia l'uccisione dell'incarnazione del male.
San Bernardo non è sicuramente stato scelto a caso da Dante come suo intercessore: egli fu il più importante esponente del pensiero mistico del XII secolo, e soprattutto fu colui che più di ogni altro contribuì all'affermazione del culto di Maria Vergine.Nella Divina Commedia Dante trova San Bernardo in Paradiso, di fronte alla candida rosa dei beati, come guida per l'ultima parte del suo viaggio, in virtù del suo spirito contemplativo e della sua devozione mariana.Dante è stato accompagnato da Beatrice fin nell' Empireo e contempla la Mistica Rosa dei beati e degli angeli. Si volta per porre una domanda a Beatrice ma si accorge che questa è scomparsa e che al suo posto c'è un sene, Bernardo. Egli invita il poeta a osservare la cima della Rosa, nella sede più luminosa di Maria Vergine.Il Canto XXXIII del Paradiso si apre con la preghiera che il santo rivolge alla Vergine Maria  perché Dante possa vedere Dio:  " Vergine madre, figlia del tuo Figlio umile ed alta più che creatura termine fisso d’eterno consiglio tu sé colei che l’umana natura nobilitasti sì che il suo Fattore non disdegnò di farsi sua fatturanel ventre tuo si riaccese l’amore per lo cui caldo nell’eterna pacecosì è germinato questo fiore. Qui se’ a noi meridiana face di caritate, e giuso, intra i mortali sei di speranza fontana vivace. Donna, sei tanto grande e tanto vali che, qual vuol grazia ed a te non ricorre sua disianza vuol volar senz’ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al domandar precorre, in te misericordia, in te pietate in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate. Or questi, che da l'infima lacunade l'universo infin qui ha vedutele vite spiritali ad una ad una,supplica a te, per grazia, di virtutetanto, che possa con li occhi levarsipiù alto verso l'ultima salute.E io, che mai per mio veder non arsipiù ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghiti porgo, e priego che non sieno scarsi,perché tu ogne nube li disleghidi sua mortalità co' prieghi tuoi,sì che 'l sommo piacer li si dispieghi.Ancor ti priego, regina, che puoiciò che tu vuoli, che conservi sani,dopo tanto veder, li affetti suoi.Vinca tua guardia i movimenti umani:vedi Beatrice con quanti beatiper li miei prieghi ti chiudon le mani!"