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Egitto, l'impunità regna sovrana

Post n°210 pubblicato il 25 Gennaio 2013 da abuyaqub
 

L'Egitto che celebra il secondo anniversario della rivoluzione anti-Mubarak scopre che i suoi martiri non hanno ancora avuto giustizia. Lo rivela un rapporto di Amnesty International intitolato "Impunità dilagante: ancora nessuna giustizia per i manifestanti uccisi nella "rivoluzione del 25 gennaio". I numeri sono impietosi: le carenze nelle indagini e nei procedimenti a carico dei responsabili della morte di almeno 840 persone, uccise nel corso delle proteste di piazza Tahrir e non solo. Almeno altre 6.600 persone vennero ferite nelle manifestazioni, brutalmente soppresse dalle forze di sicurezza.

A questa vanno aggiunte le 12 persone uccise da quando Morsi è salito al potere. Dieci di loro sono morte nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2012, durante scontri tra sostenitori e oppositori del presidente Morsi, quando le forze di sicurezza non sono intervenute per proteggere i manifestanti dalle violenze e dalle aggressioni.

Secondo il rapporto di Amnesty, durante la rivolta del 2011 le forze di sicurezza usarono gas lacrimogeni, cannoni ad acqua, fucili da caccia e proiettili letali per fronteggiare manifestanti che, nella maggior parte dei casi, non costituivano alcuna minaccia. E questo già più o meno era noto. Quello che invece è meno noto è quale tipo di sanzione abbiano subito i responsabili di queste repressioni così immotivatamente violente. Ebbene, nessun alto funzionario o agente delle forze di sicurezza risulta condannato o punito adeguatamente per aver ucciso o ferito i manifestanti.

Nonostante le promesse Morsi non ha assicurato i responsabili alla giustizia. "Due anni dopo la rivolta, le forze di sicurezza sembrano farla franca. Non garantendo la punizione dei responsabili, il presidente Morsi non si distanzia granchè dai precedenti decenni", ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International

I tribunali egiziani continuano ad assolvere alti funzionari ed altri membri delle forze di sicurezza, in alcuni casi per mancanza di prove oppure perché si giudica che gli imputati abbiano agito per autodifesa, nonostante evidenti prove che la polizia avesse fatto ricorso a una forza eccessiva e letale sebbene non strettamente necessario.

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