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Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
(dal Vangelo di Marco 1,1-8)
È Giovanni il Battista la figura biblica che domina in questa seconda domenica dell’Avvento e ci accompagna verso il Natale. L’evangelista Marco ce lo presenta nel suo aspetto esteriore che per noi oggi risulta piuttosto originale: se infatti chiedete a qualcuno da cosa è colpito dal Vangelo di questa domenica molto probabilmente vi risponderà che Giovanni vestiva con peli di cammello e mangiava cavallette…bleah!
L’aspetto principale di Giovanni non è certo il suo look e la sua dieta da profeta, ma la sua vocazione, cioè il perché della sua presenza nella storia di Gesù.
Giovanni è il “preparatore” che ha il compito di preparare in chi lo incontra il terreno spirituale per qualcuno che è più importante di lui e che ha una missione e un messaggio ben più importanti.
Di Giovanni il Battista esistono tante raffigurazioni pittoriche e scultoree e ultimamente anche nel cinema. In tutte le queste Giovanni è subito identificabile proprio dal suo aspetto esteriore e dall’ambientazione: il fiume dove battezza e il vestito di peli di cammello e la cintura di pelle.
C’è una delle raffigurazioni che mi ha sempre colpito più delle altre: il San Giovanni Battista di Leonardo conservato al Louvre di Parigi.
Leonardo dipinge questo quadro negli ultimi anni della sua vita, attorno al 1514. In questo dipinto il Battista è rappresentato in modo totalmente originale: non è il solito piccolo bambino con la croce accanto a Gesù bambino e nemmeno il vecchio austero e severo che predica nel deserto. Il famoso vestito di peli di cammello quasi non si vede e anche lo sfondo è talmente scuro che il deserto e il fiume non si vedono. Da questo sfondo oscuro emerge un giovane con con un sorriso appena accennato come quello della Gioconda, e con una mano con l’indice puntato in alto. Guardando il quadro non si sa bene quale sia il protagonista: il volto del giovane Battista o la sua mano. Il dito che punta in modo così sicuro e diritto verso l’alto stimola realmente la curiosità a guardare oltre il quadro e la cornice che lo delimita.
A mio parere questa è davvero la migliore rappresentazione del Battista, quella che meglio sintetizza chi è questo precursore di Gesù e che cosa può insegnare a noi oggi.
Di Don Giovanni
Per meglio comprendere questa figura così come ce la narra la Scrittura bisogna non tralasciare il contesto nel quale l’evangelista la inserisce. Le prime parole del brano sono fondamentali: “Inizio del VANGELO di Gesù Cristo…”.
Giovanni Battista è posto all’inizio di una “buona notizia” (questo è il significato letterale della parola Vangelo). Questa “buona notizia” è proprio Gesù che Giovanni vuole indicare a se stesso e a tutti coloro che lo incontrano. Il sorriso profondo e sereno del San Giovanni di Leonardo bene esprime il sentimento che prende chi sa di avere davanti a se qualcosa di buono e di consolante. Gesù viene per salvare e non per condannare, vale dunque la pena di convertirsi per Lui e fare in modo che non si perda nulla di quello che viene a dire e fare. Leonardo rappresenta il Battista come un giovane quasi adolescente ma che ha la forza e la fermezza di un adulto. E’ questa l’immagine del cristiano che raggiunto dalla luce di Cristo ringiovanisce nello spirito e nella mente. E proprio come è rappresentato dal quadro del Louvre, il cristiano non mette al centro della propria vita solamente i propri successi e bravure, ma al centro mette se stesso insieme a Dio. Quel dito alzato e fermo del quadro di Leonardo è un invito a ripensare la mia vita come un de-centrarmi continuo, per dare spazio non solo a me, alle mie esigenze, alle mie conquiste e nemmeno ai miei errori (continuando a ripensarci cercando sempre di rimediare da solo), come se ci fossi io solo nella cornice della mia vita. Dentro la cornice della mia vita c’è invece spazio anche per Dio e c’è spazio per l’altro che Dio mi mette accanto e che mi fa accogliere e amare.
Questo mi dona quella giovinezza del cuore e quel sorriso dello spirito che davvero mi fanno vivere la vita come “buona notizia” continua.
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