L'angolo di... Renzo

PRINCIPE DESIDERIO x Dante Pergreffi


"Principe Desiderio" Mi è stato promesso in giorni di sole malatoil sapore amaro della mortema io non lo conosco ancora.Conosco però l'impotente bestemmia rabbiosa, lacrimosache sale da dentroper ognuno che parte così all'improvviso senza lasciare indirizzo.Dietro le spalle solo grandi stanze,vuote, lunghe, troppo alte, troppo buie.Io non lo conosco ancoraquesto viaggio che immagino faticoso e senza speranza.E vedo ogni giorno che passaogni ora,pieni di luce e colori.Non può morire la lucee finchè il sole si alza sul mondofiorisce di bellissimi pensieri, che sono fiori.Tra le musiche della vita,la morte è la musica più straziante,più forte, prepotente, cattiva:Brucia il foglio della partitura in grigia ceneree in fiamma tutto riduce,moure chi ama, chi ha amatochi canta, chi ha cantatochi suona, chi ha suonato.Sapore amaro quello della morte.Sparite è la luce appena venutapiccola giovane luce che piano piano cresceva,senza fretta,e illuminava noi e i nostri gesti.Non luce accecante che sfoca i contorni delle cose,ma buona dolce e sempliceche le cose accarezza.Sparita è la tua luce come passa via la nebbia dalle nostre partiognuno gridama la foschia non si dirada.Muto grido di disperazione.Sei arrivato altuo porto,hai abbandonato il tuo remo.Principe Desiderioombra senza età.                                                                         Augusto Daolio Dante Pergreffi, muore in un incidente stradale il 14 Maggio 1992. “Sei arrivato al tuo porto, dolce buono sorridente chiaro Dante, Principe Desiderio ora ombra senza età” con questa strofa i Nomadi lo vollero ricordare nell’ album  “Ma noi no” uscito nel 1992. Fu Augusto che definì  in tempi molto felici, Dante con l’appellativo di Principe Desiderio. Questo gli fu dato per il suo carattere gioviale, sempre estroverso, molto allegro. Augusto lo definì anche “un cucciolo fra un branco di lupi”  nella canzone Hey Nomadi. Quando venne incisa, qualche tempo dopo, si dice che la frase fu modificata proprio da chi qualche tempo prima, lo aveva definito “un cucciolo”; perché Dante si era dimostrato molto molto più maturo.