L'angolo di... Renzo

... SENZA NOME


Firenze, Teatro Saschall… Nuovo concerto, l’ennesimo, di nuovo come sempre in compagnia dei tanti amici. Il pranzo, consumato presso la trattoria tipica del Conte dilad’Arno in via dei Serragli. Con noi sono gli amici del mio Club di Cadice Ligure “Il profumo del mare”. Misteriosamente Chiara, girovagando su internet, qualche giorno prima, ha indovinato a caso, una delle migliori trattorie tipiche fiorentine, dove si mangia veramente bene. Chiara: non so’ come tu abbia fatto, io che sono fiorentino non avrei saputo scegliere meglio. Comunque il pranzo consumato insieme e’ filato via tranquillamente tanto che a tavola ci siamo stati ben due ore e mezzo.  Ci siamo divertiti. L’occasione però come sempre e’ il concerto. Un’attesa di qualche ora e alle quattro finalmente, entriamo nel tenda. Poca gente ma piano piano il Saschall si è riempito e alla fine sara’ pieno. L’attesa per le canzoni del nuovo cd da ascoltare dal vivo per noi, la prima volta, ci incuriosisce. Poi finalmente il concerto, con il primo pezzo del cd non cantato ma riprodotto dai mixer. Tanti amici dicevo, Alessio, la Lia, i ragazzi di Empoli, quelli del Fiume di Carrara, insomma c’erano un pò tutti. Non voglio raccontare il concerto, a quello ci ha pensato molto bene Fabio, ma raccontare una storia. Eravamo a Novellara per il tributo nel 2008, quando fummo raggiunti dalla triste notizia della morte di un militare delle nostre truppe all’estero. Non una morte qualunque per la famiglia Nomade. Era uno della prima fila. Giovanni Pezzullo era morto in Afghanistan colpito vigliaccamente insieme ad un collega mentre era impegnato in una missione di pattugliamento. .. Appassionatissimo dei Nomadi, appena poteva Giovanni seguiva i Nomadi. Li amava come sa fare un  grande fans e componente della famiglia Nomade. Fu una grande tristezza per tutti. Beppe Carletti, da grande qual’e’, in silenzio si reco’ a rendere omaggio alla salma dello scomparso maresciallo. Una sciarpa Nomade sulla bara, credo se ben mi ricordo e un loro disco ha accompagnato Giovanni nell’ultimo viaggio. Ci disse questo durante il concerto del pomeriggio e gli fu tributato un grande applauso. I Nomadi, hanno voluto poi, fare di più. Hanno fatto di più. Con l’ultimo disco lo hanno voluto semplicemente ricordare. Non con una semplice canzone, ma con un pezzo capolavoro, secondo me il più bello dell’ultimo cd. Il pezzo si chiama SENZA NOME. Voglio raccontare l’impegno di Danilo, il quale si vedeva, mentre cantava la canzone, che la sentiva in modo particolare. A modo suo. La tensione e l’attenzione del pubblico era palpabile, c’era qualcosa nell’aria di particolare… si ascoltava in silenzio. Chissà forse l’attenzione, forse le luci studiate in modo particolare, c’è stato veramente qualcosa di più in quei tre quattro muniti che è durata la canzone. Io le chiamo: emozioni. Non è retorica nuova, ma la pura verità. Io rammento sempre questo aspetto delle loro canzoni, le rispetto e le amo perché portano sempre a riflettere. Lo hanno fatto tante volte, ricordo tra le tante: il fiume, la coerenza, le strade, l’ultima salita, soldato, con me o contro di me, stagioni, utopia… pezzi capolavoro che conosciamo tutti benissimo. SENZA NOME rende benissimo l’idea dell’ambiente che i nostri soldati trovano nelle loro missioni all’estero. Mi domando tante volte se siano giuste o meno queste “missioni di pace”. Non so rispondere… certo che i nostri soldati vanno ad aiutare la povera gente e Giovanni sicuramente non meritava quei colpi che lo hanno ucciso. Ho letto sul sito internet dei Nomadi le parole che ha scritto la figlia. Sono cose che toccano il cuore. Sono parole che non hanno odio. La canzone dice che “portiamo cibo coperte e speranze” ed è vero… Giovanni Pezzullo io non lo conoscevo, ma me lo ricorderanno sempre le parole di questa canzone. E voglio ringraziare pubblicamente prima tutti i Nomadi perché hanno eseguito in maniera splendida questo pezzo; poi Danilo che era emozionatissimo nel cantarla. La famiglia Nomade non ha bisogno di segnali; queste cose le capisce al volo e un applauso di diversi minuti ha salutato l’impegno del nostro primo cantante. E di tutti gli altri Nomadi, naturalmente. Mi piace fare queste precisazioni sempre, a costo di essere ripetitivo. Ho sempre paura quando parlo dei Nomadi di parlare troppo bene di uno a sfavore di un altro. Forse è una forma di timidezza. Per me sono tutti sullo stesso piano, tutti ugualmente alla pari. Tutti ugualmente bravi e umani, soprattutto. Non mi sento di preferirne uno all’altro. Per tornare alla canzone, l’applauso sembrava dovesse non finire mai. Poi pian piano anche questo concerto è finito. Purtroppo. Saluto gli amici, quelli che non ti tradiscono mai, quelli che ti stanno vicino e si emozionano quando ascoltano la loro canzone preferita, saluto i vicini di concerto i quali pur conoscendoti si voltano verso di te e ti guardano come per dire… lo so benissimo cosa intendono… non c’è bisogno di parlare tra noi; saluto i ragazzi delle prime file, quelli che quando si canta IO VOGLIO VIVERE hanno l’abitudine di far salire i coriandoli al cielo, una volta con piacere, ero uno di loro anche io.  Saluto i molti colleghi e colleghe che erano presenti al concerto che ho scoperto amanti di questo gruppo con piacere. Saluto la mia seconda famiglia; la famiglia Nomade di cui mi onoro di fare parte e raramente mi tradisce; saluto Fabio cui auguro davvero che questo concerto porti quello che lui cercava, saluto i suoi genitori, la Chiara, gli amici del Club, gli amici di sempre. Saluto i Nomadi e mi auguro che questa storia non finisca mai. Saluto ancora i Nomadi, senza i quali, questa storia non avrebbe davvero ragione di esistere. Voi chiamatele se volete… EMOZIONI. Ancora una volta, con tantissimo sentimento Renzo.