U2WORLD

Post N° 13


TORMENTO ED ESTASI: WITH OR WITHOUT YOU PART 2Come ho già probabilmente detto, With or without you è stata la canzone che mi aprì al mondo U2ico. Nel giro di pochissimo era diventata la hit mondiale, dall’America al paesino della Calabria  in cui stavo crescendo. Il perfetto connubio tra musica e parole colpì d’impatto il mio animo di adolescente. Il basso e la batteria insieme alla “Infinite guitar”[1] di Edge entravano prepotentemente a far parte di me, così come i primi, tormentati amori.  Ed è proprio un amore difficile, o forse impossibile quello che le parole di Bono mi suggeriscono.On a bed of nails she makes me wait   And I wait....without you  Su di un letto di chiodi lei mi fa aspettareEd io aspetto senza te “Twist of fate”, la svolta del destino favorisce l’incontro, ma il prosieguo è faticoso… la vita come la tempesta: si cerca di farla passare e di approdare a una meta. Ciò però non basta per raggiungere l’essenza, nonostante la si cerchi in ogni modo, persino nella negazione di se stessi (and you give yourself away)...Through the storm we reach the shoreYou give it all but I want moreAnd I'm waiting for youWith or without youWith or without youI can't liveWith or without you   Attraverso la tempesta raggiungiamo la rivaTu ce la metti tutta, ma io voglio di piùEd io sto aspettando teCon o senza teCon o senza teNon posso vivereCon o senza te      L’urlo che giunge quasi alla fine della canzone è disperazione, ma anche liberazione e via via catarsi oppure sintesi fra facce diverse dell’esistenza: da ciò che si ha (Through the storm we reach the shore) a ciò si desidera (You give it all but I want more). Gli acuti di Bono svaniscono nella dolcezza della chitarra infinita di The Edge e nel cuore pulsante della batteria di Larry Mullen che sostituisce l’iniziale basso vibrante di Adam Clayton. Dal tormento all’estasi…[1] Michael Brook, artista canadese che a metà degli anni ’80 inventò questo modo di suonare la chitarra. The Edge lo conobbe durante la realizzazione della colonna sonora del thriller di Paul Meyersberg Captive del 1986. Il chitarrista degli U2 portò con se durante il The Joshua Tree Tour un prototipo di questo tipo di chitarra, pericolosissima per i tecnici del suono –continuamente esposti alle scosse - ma efficacissima per mantenere una nota per un tempo “infinito”