La rosa che l'inverno dischiuse, svolse, innervò, arricciò, vetrificò d'incarnati zuccherini, venò d'impercettibile sangue. Fissata nel suo gelo oltrevita la penso perfetto emblema d'un giorno, a disfarsi non destinata foglia dopo foglia nel molle sfacelo delle stagioni, ma come aereo, spettrale cristallo, di colpo a frangersi.