Anemos

Paradise...


  La camera era una raffinata serie di elementidi arredo e di suppellettili diversiabbinati con gusto e un senso equilibrato dellamisura.Certamente la mano di una donna era statamolto presente in tutti quei particolari, nesentivo il tocco e il profumo, come il delicatoposarsi degli occhi e la profondità di sensazioniche solo una donna raffinata avevapotuto infondervi.Magari lì aveva vissuto le ore più belle della sua vita, toccato ogni oggetto con le sue mani,respirato in quella stanza il profumo del vento. 
Lì  l'avrei vista spogliarsi con eleganza, immersa nei suoi giorni e nelle sue notti,amando e gemendo di una passione che si sarebbe tramandata a tutti coloro che come metornavano ad abitare quelle stanze rapiti dalla bellezza del posto e del suo mare, così tanto vicino all'idea di un paradiso terrestre.Mi svegliai di buon'ora e di buon umorecon la luce chiara e tiepida del mattinoche filtrava dal balcone, tra le tende di linosmosse da un leggero venticello che portaval'intenso  sapore  del mare e gli odoridelicati dei fiori di Santorini.Mi alzai ancora intorpidito dal sonnoe dalla stancheza di una notte passataa rotolarmi nelle lenzuola e andai sulla verandasemicoperta da pergolato di glicine in fiore.Gli occhi ancora infastiditi dalla lucepian piano si abituarono e si lasciaronopenetrare dalla vista del mare  ."Potrei vivere qui per sempre" pensaima sorrisi quasi subito di quelle paroleNon ho mantenuto una promessa nè un propositoche fosse un mai, un per sempre, non perleggerezza o incapacita a legarmi alla parola data,ma perchè credo che la vita e il destino aminobleffare con i propositi e le promesse vincolantidegli uomini.Avrei vissuto per sempre in molti postiavrei amato per sempre molte donnee mai avrei pensato di vivere come ho visutomai di scegliere ciò che ho sceltoo dire le cose che a volte ho detto.Tutto ha una sua storia relativa e non vuol direche ogni cosa puo essere disfatta ma che nonpossima  essere mai sicuri della nostra forzase questa non è messa alla prova da una forzaaltrettanto maestosa,non possiamo mai conoscere fino in fondo noi stessifino a quando qualcosa o qualcunonon costruisce nodi complessi intorno alle nostremani e alle nostre caviglie.Solo allora sapremo, forse, quanta forza e quantocarattere abbiamo in noi stessi per renderci liberio accettare di essere schiavi.Una mano mi sfiorò la schiena e si congiunse conl'altra intorno al mio petto.Sentii il suo capo sulla spalla, il calore della suaguancia sulla mia pelle e i capelli sciogliersi finoalle reni. 
 Aveva ancora il profumo della nottequell'odore del nostro visuto mischiato al saporedel maree quel timbro unico che una donna sa di possedere,unica in ognuna di loro."Potremmo vivere qui per sempre"disse rompendo  il silenzio di quella stanzaE io sorrisi nuovamente dentro di me..."Per sempre" ripetei sussurrandolo ta le labbra.Mi girai lasciando che il sole ancora stancomi inondasse le spalle e la strinsi tra le braccia,la guardai negli occhi immergendomi nei suoi pozziscuri e per un attimo mi smarrii in quelle profondità.Aveva un viso delicato, una voce chiara masempre incerta, una timidezza di fondo che larendeva fragile e delicata come un fioretroppo a lungo tenuto al riparo del sole e del vento."Domani parto ..." le dissi con tutta la sincerità chesentivo di possedere, non posso piu restarepuoi venire via con me aggiunsi tra le labbra.Lei era rimasta a guardarmi e nei suoi occhic'erano cose che scoprivo solo ora, c'erano abissiinterminabili e montagne di un verde abbagliante,c'era il sole con la sua luce calda e c'era il buio conle su eombre."Resterò qui ad aspettarti"  mi disse e la sua voceper la prima volta era decisa, non più incertama delicata come sempre lo era stata.Mi diede un bacio e come era stato per suoiocchi in quel bacio vi trovai le delizie che non avevo trovato da tempo, il sapore di frutti dimenticati,i colori di quell'arcobaleno che avevo smarrito eche restavano offuscati dentro di me comemaschere appese ad un filo di tenebra.La vidi immergersi nella penombra della stanzatra i color della sua carne,le movenze della sua pelle ambrata  e il crinesciolto e nero, i seni tondi e il rosa dei capezzolipiccoli e irti come torri sospese nel vuoto.Appena un sottile ricciolo di peli sul suo pube cherapì il mio sguardo facendolo tremare.Si volse per un attimo come per sfuggire alle mievoglie e ancora una volta mi sentii ammaliatoda quel corpo sfrontato.Capii cosa aveva dovuto sopportare Ulissenel vedere e sentire le sue sirenesugli scogli bianchi, quanta smania e quanta foganel suo sangue... tra i battiti ruggenti del suo cuore. 
 Si fermò sull'uscio della porta che davain un piccolo corridoio spoglio, lo sguardo bassole faceva ricadere i capelli sulle tempie nascondendoleil viso. La raggiunsi da tergo, entrambi nudi nel silenziodei nostri corpi e nel rumore molesto dei pensieri.Le cinsi i fianchi  con le braccia e la bacia sulcollo,mi persi nei suoi capellie e  nelle orecchie le sussurraiil mio desiderio.Le sue mani presero  le mie e le portarono  ai suoi senimentre la sua testa si muoveva come ammaliatada un canto suadente, il respiro si fece basso esuoni gutturali di tanto in tanto  irruppero comestrali nelle mie tempie.Allargò le gambe e portò avanti il busto,le reni siinarcarono in avanti e i suoi senisembrarono esplodere  nelle mie mani.Eravamo chiusi nella nostra fortezza di carneio in lei e lei in me come una lama nel suo foderocaldo,immersi nella pioggia delle nostre umidepassioni vibrammo ...come la luce deltramonto sulle foglie degli alberie le creste vespertine sul mare di Santorini...DOMINUS_FLAMEL