EFFETTI PERSONALI

"AUTUNNO NEL CUORE" (parte 2a)


... A sud di quel bosco, c'era una scala in pietra, che portava alla circonvallazione della città. Proprio prima degli scalini, tra un leccio e un faggio, c'era un giovane albero, di un verde particolare; lo avevo scoperto io, qualche tempo prima, nel mio girovagare di esploratrice temeraria. In estate, i suoi frutti si distinguevano appena tra il fogliame, piccoli com'erano, come si distingueva a malapena lo stesso alberello, tra la vegetazione quasi monocromatica, se non fosse stato per la particolare lucentezza delle foglie. Sul finire del mese di settembre, i frutti, notevolmente cresciuti, cominciarono a colorarsi. Con il susseguirsi delle settimane, il verde era diventato giallo, il giallo, arancio e l'arancio sempre più acceso; non si poteva fare a meno di ammirarlo. Intanto, noi ragazzini, presi dai preparativi per affrontare il nuovo anno scolastico, cominciammo a diradare le uscite e gli incontri: la scuola ci impegnava notevolmente. L'autunno, era il periodo dell'anno in cui si completava la preparazione delle provviste, cominciata già durante l'estate: tutto quello che la natura offriva, nei campi o nei boschi, veniva messo in dispensa o in cantina; e tutto sarebbe servito durante i lunghi mesi invernali.  Quelli erano tempi in cui ogni cosa era scandita dalle stagioni, e l'uomo era più 'figlio' e meno 'padrone' della natura. Oggi, nell'era dell' 'usa e getta', quasi tutto viene fatto nei tempi stabiliti dal consumismo; in un'epoca così, in cui tutto si dà per scontato, (e spesso, purtroppo, lo è... ),  niente più ha quel fascino. Il primo giorno di ottobre, dunque, ricominciava la scuola, tra l'odore del mosto nei tini, (da noi si producevano, e si producono, ottimi vini), delle marmellate di uva e melecotogne fatte in casa; di fichi mandorlati portati ai fornai per farne deliziosi fichi secchi, e di tante altre leccornie, che laboriose e instancabili massaie, alacremente preparavano. Durante il tragitto dalla mia casa all'edificio scolastico, percorrevo  un tratto di strada nel centro storico, una scorciatoia per guadagnare qualche centinaio di metri di strada. Camminavo per  stradine lastricate di 'chianche'; il bianco dei muri tinteggiati con la calce, era quasi abbagliante; l'odore del fumo dei camini e delle cucine a legna, si confondeva col profumo del caffè e del latte, delle ciambelle fragranti, appena sfornate per la colazione. Il silenzioso dedalo della città vecchia, era, qua e là, rotto dai suoni, dalle voci della gente, dalla musica di una radiolina o dalle notizie del telegiornale, e la curiosità  faceva alzare lo sguardo, alla ricerca della finestra dalla quale provenissero... La sensazione che provavo allora, è la stessa che provo ancora oggi, al solo ricordo: mi sembrava di vivere in un posto davvero 'magico'! Tra i tanti ricordi, ne ho uno in particolare. Era da qualche giorno passata la festa di San Martino, patrono della mia città; avevo avuto pochissimi compiti, per cui quel giorno finii presto di studiare. C'erano ancora un paio di ore di luce e pensai che una passeggiata nel bosco era quello che mi ci voleva; erano settimane che non ci andavo. L'aria era frizzante; avevo indossato un giacchino più pesante e nonostante il cielo plumbeo, azzardai l'uscita, ripromettendomi di tornare a casa presto. Da lontano, lungo il sentiero, riuscivo a vedere il meraviglioso colore che aveva assunto la vegetazione;  in un amalgama di giallo oro, arancio, rosso e tabacco, interrotto qua e là, dal verde delle conifere, potevo ammirare l'incanto dell'autunno, che si manifestava in tutto il suo splendore!                                     (segue...)                    
                         
                                      Amistad