L'uomo senza qualità

L_assenza - I


  
 Mi dice, con voce appena velata di un inconsapevole rimprovero (o forse era più malizia): "di te preferisco l'introspezione alla narrazione".Piccola irresponsabile deliziosa sirena, imputerò alla distanza il tuo trascurare che è da tempo giunto il momento che chiunque scriva, poesia o altro, debba sostenere che i poeti sono profondamente radicati nella vita degli altri uomini, della vita comune.Non per superiorità, non in vetta a tutto come forse a te piacerebbe fosse, e con i miei versi io stesso. Si, è vero, ce n’è sempre stato qualcuno che ha voluto raccontarci questa frottola; ma siccome in vetta costoro non ci sono mai stati, non hanno saputo dirci se lassù ci piove, ci fa buio, che ci si trema dal freddo, che ci si deve serbare memoria dell’infame idiozia, che vi si sentono le risa di fango, parole di morte. In vetta a tutto, come altrove, più che altrove forse, per chi vede, la sventura distrugge e ricostruisce continuamente un mondo banale, volgare, insopportabile, impossibile. Non v’è grandezza per chi non vuol diventare grande. Non c’è modello per chi cerca quel che non ha mai visto. Siamo tutti sulla medesima fila. Aboliamo le altre. La poesia deve essere fatta da tutti, non da uno solo. Tutte le torri d’avorio saranno abbattute, tutte le parole saranno sacre l’uomo, finalmente, d’accordo con la realtà, che è sua, dovrà solo chiudere gli occhi perché si schiudano le porte della meraviglia. Skypelan, dicembre 2012