L'uomo senza qualità

Confesso che ho vissuto - I


 
 Mi sono sforzato, in questi mesi, di restare totalmente immobile. Speravo sarebbero fluite le cose attorno a me, con la stessa considerazione che ha l'acqua di un fiume per un sasso posato sul fondo.Mi è stato spiegato invece che ci vuole molto tempo per annientare l’amore di un individuo, e che nessuna vita è lunga a sufficienza, ed alcuna rinuncia abbastanza profonda per rammaricarsi di questo delitto, che è più di un assassinio.Devo scrivere di nuovo, quindi. Perchè pare anche che la scrittura non può avere alcuna fretta, e questo sì l'ho capito da tempo. Forse in passato anche la fretta poteva far parte dello scrivere. Ma in questi tempi l'urgenza è passata al cinema; confrontato ad esso, il racconto, per quanto tempestivo, è destinato a restare sempre inadeguato.Ma io non sono un divo del cinema. Non sono nemmeno un attore di terza categoria, a dirla tutta.Io scrivo romanzi. Scrivevo. Scriverò? Ma i miei romanzi , per fare un esempio, sono figli di tempi più lenti, e quando sono in grazia riesco a farli  portatori, nella nostra contemporanea precipitazione, di un vago eco dell’antica calma .Per me, ma solo in questi ultimi anni della mia vita, la scrittura è stata come un rallentatore; mi ha incitato ed aiutato a perseverare, e ha rimpiazzato le vuote meditazioni dei mie culti, prima fra tutti la seduzione.Forse è stata la consapevolezza che la "storia" trattiene comunque qualcosa di noi, fossero solo briciole, granelli che per quanto confusi e quasi invisibili nella polvere dei tempi, pure ne sono la sua consistenza. Ed è la scrittura che ci incatena ad essa, che offre ai secoli futuri i documenti della macchia umana, l'impronta, la scia che ciascuno inevitabilmente lascia al suo passaggio nella vita. Oggi non si può stipulare un contratto, senza che fra mille anni lo si possa sapere ancora. Né si può passare inosservati per il mondo; quanto meno si sarà inclusi in una statistica. Nessuno può pensare, nessuno può respirare, senza che la storia gli impesti l’alito e gli rigiri le parole nel cervello. Quanto dovrebbe essere forte l’Eracle capace di strangolarla! Sarà più facile perfino vincere la morte che la storia, e unica beneficiaria di quella vittoria sarà ancora una volta la storia stessa.Dunque mi rassegno, e riprendo a parlare da solo, scrivendo cose che nessuno leggerà, non ora né mai. Ma la macchia umana è anche la mia, e per salvarmi non posso ignorarla.Resto un sasso sul fondo delle acque, ma sporgendomi solo in superficie intravedo le sponde  e, di tanto in tanto,  persino qualcuno seduto che guarda verso di me.P. Novembre 2015